«No a Gergiev in Italia»: sotto accusa il direttore d’orchestra fedelissimo di Putin
L’artista e scrittrice russa Katia Margolis, veneziana d’adozione, contro il musicista che è anche proprietario del Caffè Quadri in Piazza San Marco. E’ polemica per la sua partecipazione a un festival a Caserta: «Non è semplicemente un artista, è un uomo di potere»

Fa discutere anche a Venezia il caso del concerto del direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev, fedelissimo di Putin, invitato alla Reggia di Caserta per il festival “Un’estate da Re”. Contro la presenza in Italia del musicista, nominato da Putin ambasciatore della cultura nel mondo, si è scagliata sulle pagine di Repubblica Yulia Navalnaja, moglie del dissidente russo Alexei Navalny, morto il 16 febbraio 2024.
Il nome di Gergiev, a Venezia, è noto già da prima dell’aggressione russa all’Ucraina nel febbraio del 2022. Tra le sue proprietà, infatti, rientra Palazzo Barbarigo e l’immobile in piazza San Marco che ospita il Caffè Quadri. Solo poche settimane fa la famiglia Alajmo, proprietaria fra l’altro del famoso ristorante Le Calandre, con un gruppo che oggi conta 12 ristoranti di alta qualità in diverse città di tutto il mondo, ha trovato l’accordo sull’affitto del Caffè ad una cifra vicina ai 3, 5 milioni di euro.
Come riporta il sito specializzato Affari Italiani, scaduto il vecchio contratto d’affitto siglato nel 2016, le due parti hanno quindi firmato uno nuovo che scadrà il 31 dicembre del 2031 e che per i 7 anni con decorrenza dalla data d’efficacia prevede un canone di 500 mila euro all’anno (rivalutabile Istat) da pagare in 4 rate trimestrali.
Un accordo che, però, viene aspramente criticato dall’artista e scrittrice russa, ma ormai veneziana d’adozione, Katia Margolis, che dallo scoppio della guerra in Ucraina si è espressa duramente nei confronti delle politiche di Putin. «Quell’accordo è bagnato dal sangue degli ucraini», dice a tal proposito.

In un recente articolo su Huffington Post, Margolis ha definito il ritorno su un palcoscenico italiano di Gergiev «clamoroso e scandaloso dopo anni di boicottaggi dovuti al suo sostegno alla guerra in Ucraina»: «Nell’attuale discussione sull’opportunità o meno di invitare il direttore russo in Italia, si tende a dimenticare che Gergiev non è semplicemente un artista. È invece e soprattutto un uomo di potere all’interno di istituzioni artistiche nelle quali chi esprime opinioni difformi sulle avventure imperialiste di Putin rischia il posto di lavoro e la libertà personale».
Secondo un’inchiesta del team di Aleksei Navalny, i beni di Gergiev sono stimati in almeno cento milioni di euro, terre e ville in tutta Italia: a Milano, a Roma, vicino a Sorrento, a Rimini, dove ha un bar, un ristorante (lo United Tastes of Hamerica’s), un parco giochi (aperto d’estate), campi da baseball, un camping, oltre a proprietà e proprietà per quasi 30 ettari. Ma a Venezia, come aveva già raccontato la Nuova, ci sono i beni più simbolici e più preziosi. La società attraverso cui Gergiev possiede Palazzo Barbarigo a San Vio e i muri dello storico Caffè Quadri si chiama “Commercio edilizio Srl” e ha sede a Milano. Risulta avere poi altri tre negozi a San Marco.
Si tratta di beni che Gergiev ha ereditato dall’arpista giapponese Yoko Nagae Ceschina, arrivata Venezia nel 1960 con una borsa di studio, ammiratrice di Gergiev, al quale decise di lasciare le sue proprietà dopo la morte, nel 2015. Proprietà che lei stessa aveva ereditato dal marito Renzo Ceschina, noto industriale milanese.
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