Ciao Brigitte, diva del secolo bella e ribelle
Brigitte Bardot è morta il 28 dicembre a 91 anni a Saint-Tropez, dopo settimane di ricovero. Cinquanta film, una decina di dischi. È stata sex symbol e paladina dei diritti civili

Se è vero che Dieu… créa la femme, non poté pensarla meglio di BB, la mitica Brigitte Bardot, bella e ribelle, sex symbol e paladina dei diritti civili, tanto eterea e sfuggente prima, quanto impegnata, al cinema con la nouvelle vague e nella politica sociale, ma altrettanto riservata poi.
BB se n’è andata il 28 dicembre, all’età di 91 anni. L’annuncio, giunto in mattinata dalla Fondazione che porta il suo nome, ha confermato il decesso avvenuto nella notte nella sua residenza a Saint-Tropez, dopo settimane di ricovero per una grave patologia.
Un fascino e un mito (il presidente Macron l’ha definita la leggenda del secolo) rimasto immutati nonostante – o forse proprio perché – fosse ormai da 50 anni che si era ritirata dal grande schermo, all’apice della gioia, del successo e della bellezza, dopo circa 50 film, una decina di dischi, e una serie di influssi sulla moda e sul costume che andarono persino a restare incisi nella moneta nazionale, il vecchio franco francese, che portava nel recto l’effigie rivoluzionaria della Marianna, dall’inequivocabile profilo bardottiano.
E come sempre per le star, l’esordio era stato quasi casuale, per lei che voleva fare la ballerina. A lanciarla era stato Marc Allégret, dopo alcuni film minori tra un mélo di Mario Bonnard (Tradita, 1954) e quello che era ancora il “cinéma de papa” come lo avrebbero bollato di lì a poco i giovani leoni dei “Cahiers du cinéma”.
Allégret, un regista ormai anziano, amico di famiglia, prima le diede una parte importante in Ragazze folli e poi la iniziò al mito con Miss Spogliarello, storia di una ragazza dalle velleità letterarie che accetta di partecipare a un concorso di strip-tease per guadagnarsi da vivere. C’era già tutta lei: se non bastasse, a consacrarla BB ci pensò Roger Vadim, allora suo partner e pigmalione, con lo scandaloso ruolo di Julienne Hardy in Piace a troppi (molto meglio l’originale Et Dieu … créa la femme, 1956), che tuttavia la perdette come amante, a favore di Jean–Louis Trintignant, conservandola come sua attrice feticcio in altri quattro film.
Ma saranno altri cineasti a regalarle i ruoli più profondi e controversi, quasi autobiografici ex ante, a fianco di mostri sacri del mondo attoriale europeo e americano, riuscendo a essere al fianco dell’anziano avvocato Jean Gabin (La ragazza del peccato di Claude Autant-Lara, presentato a Venezia nel 1958), un tema giudiziario che la vede protagonista anche de La verità di Henri-Georges Clouzot (1960), ma anche dell’astro nascente Marcello Mastroianni in Vita privata di Louis Malle, già affermatosi come uno dei registi di punta della nouvelle vague, con cui Brigitte lavorerà più volte. Ma certamente il più provocatorio dei film dell’epoca fu Il disprezzo, che Jean-Luc Godard trasse da Alberto Moravia, prodotto in Italia da Carlo Ponti, summa esistenziale e veicolo di un disprezzo in una società che nega affetti e sentimenti.
Il decennio successivo, fino al ritiro dalle scene del 1974, non ha avuto altri momenti di spicco nella carriera cinematografica: viceversa le cronache mondane e politiche iniziarono a disegnare un’altra BB. La moda intanto, oltre alla celebre acconciatura molto cotonata choucroute, fu un’esplosione di righe marinière, di pantaloni Capri, di ballerine come guanti disegnate apposta da Repetto, di gonne in boccio strizzate in vita e atomici bikini. Ma soprattutto una scollatura ampia, sinuosa, a fior di pelle sulla clavicola con quei maglioni con le spalle fuori, appunto “Bardot” e poi giù fino al décolleté.
E, infine, una gonna quasi ingenua, a quadrettini Vichy, come una tovaglia di osteria di campagna, che contraddiceva lo stile lolitesco interpretato sino ad allora, di cui l’attrice si vestì anche per le seconde nozze con Jacques Charrier. Poi dal 1974 in poi il ritIro in quella stessa Saint-Tropez che aveva contribuito a consacrare a sua volta, da borgo di pescatori a località del jet-set, nella sua celebre villa La Madrague.
Ritirata, ma non assente dalle cronache, che movimentò con le sue note posizioni animaliste, dedicando il suo impegno e la sua fondazione al benessere degli animali, ma anche con i suoi molti uomini, nonostante dicesse spesso «penso meglio senza marito».
Oltre a Roger Vadim e Jean-Louis Trintignant, il palmarès di BB conta Gilbert Bécaud e Raf Vallone, Sacha Distel e Jacques Charrier (dal quale ebbe l’unico figlio Nicolas-Jacques, con cui ebbe sempre un rapporto controverso e che erediterà, pare, almeno metà degli oltre 60 milioni di dollari), Günter Sachs e Serge Gainsbourg fino all’ultimo Bernard d’Ormale, con cui era sposata dal 1992.
Oltre a flirt segreti, da Jean Paul Belmondo a Gigi Rizzi, attore e playboy piacentino. Molta parte del patrimonio di Brigitte Bardot è stato in questi anni destinato alla fondazione animalista che porta il suo nome, un centinaio di dipendenti, affiancati da 500 delegati e volontari, che si occupa di campagne di sensibilizzazione, interventi sul territorio e azioni legali.
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