Il New York Times: «Trieste come Venezia, rischia di venire sommersa dai turisti»

In un articolo del quotidiano americano i pro e i contro del boom: dagli alti incassi dei locali all’impatto dei crocieristi

Piero Tallandini
Crocieristi in attesa nei pressi della Stazione Marittima. foto Lasorte
Crocieristi in attesa nei pressi della Stazione Marittima. foto Lasorte

 

«Con queste ondate di visitatori che non accennano a diminuire, i triestini si chiedono se anche loro saranno presto sommersi». Torna in primo piano il tema overtourism e stavolta a rilanciare il dibattito sull’impatto dei turisti a Trieste, crocieristi in primis, è addirittura il New York Times.

Il prestigioso quotidiano della Grande Mela, indiscusso punto di riferimento mondiale del giornalismo, ha pubblicato online un lungo articolo firmato da Shannon Sims, frequentatrice assidua del capoluogo giuliano. Un approfondimento dal quale emergono con evidenza le due visioni contrapposte su presente e futuro della città: quella di chi guarda al turismo come una risorsa che porta benefici a prescindere, e quella di chi, invece, teme che Trieste non sia in grado di reggere l’impatto di un numero sproporzionato di visitatori. Come a Venezia.

«Ondate di visitatori» premette la giornalista del quotidiano newyorkese, che «sono direttamente correlate agli sforzi della più famosa vicina, per limitare l’overtourism e i danni alla sua fragile laguna. Dal 2021, le più grandi navi da crociera sono state costrette ad attraccare nelle città vicine con porti più profondi». Tra i quali Trieste, appunto.

«Le navi da crociera – spiega Sims – attraccano accanto a Piazza Unità, la piazza centrale, scaricando i passeggeri nel cuore della città e rendendo impossibile ignorare la loro crescente influenza. L’anno scorso Trieste ha accolto più di mezzo milione di passeggeri. E anche se quest’anno ci saranno meno navi che attraccheranno, quelle che lo faranno trasporteranno più passeggeri».

«La gente del posto ha sentimenti contrastanti riguardo all’afflusso di turisti – sottolinea la giornalista –. Alcuni accolgono con favore la possibilità di mostrare la loro città, che è stata tradizionalmente trascurata dai viaggiatori, o si sentono ottimisti riguardo agli effetti sull’economia e sulle imprese locali».

L’articolo prosegue con una carrellata di opinioni, a cominciare da Riccardo Faggiotto, il titolare del Caffè degli Specchi («Stiamo ricevendo esponenzialmente più clienti ogni anno, quindi siamo felici») e dal sindaco Roberto Dipiazza: «Anche se i crocieristi prendono solo un caffè, questo si chiama business, e noi lo accogliamo con favore qui. Un caffè conta» è la dichiarazione del primo cittadino.

Più dubbioso Michel Pussini, che lavora in una gastronomia del centro che si riempie di folla quando attraccano le navi: «È ottimo per gli affari, ma chi ha visto la città e come è cambiata negli ultimi cinque anni sa che non c’è più spazio per i turisti». Le considerazioni più critiche sono della consigliera regionale del Patto per l’Autonomia Giulia Massolino: «L’aumento dei costi delle case, le imprese che vengono espulse a favore di negozi orientati al turismo, lo spostamento dei residenti dal centro storico e l’inquinamento delle navi da crociera sono alcuni dei problemi che un picco del turismo potrebbe portare». —

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