Tartaruga Caretta caretta arenata, il Wwf guida la rete solidale per salvarla
Una giovane Caretta caretta è stata recuperata viva ai Murazzi grazie a una bagnante. Era ricoperta di balani e gravemente debilitata. Wwf: «Serve attenzione, non intervenite da soli»

L’ultima giovane tartaruga marina è stata salvata alla vigilia di Ferragosto: galleggiava allo stremo delle forze a ridosso di una dighetta dei Murazzi, davanti a Malamocco. È stata avvistata da una signora, che le ha probabilmente salvato la vita: la bagnante ha, infatti, chiamato il Wwf, mettendo così in moto la macchina dei soccorsi, che - quest’estate - ha permesso di salvare altri tre esemplari di Caretta caretta, ritrovati nelle acque basse e calde davanti al Lido di Venezia.
«La tartaruga era fortemente debilitata e aveva il carapace coperto di balani, quelli comunemente chiamati “denti di cane”», racconta Jacopo Capuzzo, del Wwf Venezia, «questi crostacei in soggetti così giovani - la tartaruga recuperata a Ferragosto avrà 3-4 anni - dal carapace ancora tenero, riescono a raggiungere il corpo dell’animale, talvolta persino i polmoni. Come volontari del Wwf siamo autorizzati dal ministero a toccare questi animali.
A Venezia lavoriamo d’intesa con il Museo di storia naturale, che abbiamo subito avvisato della segnalazione e i cui esperti si sono recati a Malamocco per recuperare la tartaruga. Nel frattempo sono stati avvisati i veterinari dell’Usl e la Fondazione Cetacea di Riccione, un vero e proprio centro salvavita dove vengono portati gli animali per essere curati dagli specialisti del centro, per creare le condizioni per poi restituirli alla libertà: la Fondazione ha anche un centro studi che analizza la presenza di delfini e tartarughe in Adriatico, per valutarne lo stato di salute e la causa di eventuali morie. Quest’anno si sono rilevate molte più segnalazioni».
Quindi è stato un vero e proprio tam-tam ben organizzato tra bagnanti attenti, volontari specializzati del Wwf, veterinari, biologi marini del Museo di Storia naturale e della Fondazione Cetacei, a mobilitarsi per portare da Malamocco a Riccione la tartaruga (si tratta di un esemplare maschio di Caretta caretta) e prodigarsi per salvarle la vita.
La Regione Veneto ha annunciato nei giorni scorsi un protocollo per contrastare la moria di tartarughe e delfini, a partire da questa estate torrida che ha molto riscaldato anche l’acqua: 12 gli esemplari Caretta caretta morti dall’inizio dell’anno e spiaggiati sul litorale dal Cavallino a Pellestrina, insieme a nove delfini. Ma una “catena” di solidarietà in difesa delle specie animali e della biodiversità è ben oliata da anni, a Venezia.
L’esemplare recuperato a Malamocco si trova ora in una vasca di acqua dolce: in questo modo la tartaruga può essere curata e nel frattempo i “denti di cane” possono essere estratti da mani molto esperte. Mai fare il fai-da-te.
Nella pagina facebook della Fondazione Cetacea di Riccione non si fanno ipotesi sulla causa di questi spiaggiamenti, che sono effettivamente in aumento e oggetto di ricerca - come rilevato anche dalla Regione - lungo la costa Adriatica. Quanto all’invito a non staccare i “denti di cane” dal dorso delle tartarughe in difficoltà è invece un imperativo. «I balani possono lasciare ferite, soprattutto quando sono tanti», si legge in risposta a una precisa domanda sulla possibilità di staccare o meno i crostacei, «bisogna che a rimuoverli siano gli operatori del Centro di Recupero, altrimenti si possono facilmente provocare traumi all’animale. Purtroppo si vedono spesso video online di diportisti che staccano balani da tartarughe, spesso usando coltelli: questa è una pratica rischiosa e sbagliata, anche se sicuramente mossa da buoni propositi».
«I “denti di cane” proliferano quando la tartaruga è già debilitata», è la spiegazione, «quindi non sono la causa del problema, ma una conseguenza dell’inattività dell’animale malato, che però va chiaramente a complicare il quadro clinico». —
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