Energia e risorse dai fanghi civili: la sfida al futuro che azzera i rifiuti

A Zero Branco, in provincia di Treviso, il test finale della tecnologia della bolzanina HBI Group: «Chiudiamo il ciclo urbano senza Pfas e microplastiche»

Federico De Wolanski
L’ esterno del nuovo sistema progettato dalla HBI
L’ esterno del nuovo sistema progettato dalla HBI

L’area sulla quale verrà realizzato l’impianto è piccola, poco più ampia del terreno occupato da due container. Ma la sfida che si gioca in quel fazzolettino di terra nella provincia di Treviso è grande, non è esagerato dire mondiale: trasformare il fango in una essenziale risorsa strategica urbana.

Il progetto è della HBI di Bolzano, che ha la sede operativa a Zero Branco, che ha appena ottenuto il via libera dalla Regione per avviare la fase di “ottimizzazione e scaling-up” della sua tecnologia testata negli ultimi mesi per portarla alla nuova versione 2.0.

La tecnologia si basa sulla combinazione di due processi di avanguardia chimico-ingegneristica che permettono di recuperare dai fanghi da depurazione (quelli prodotti in tutti gli impianti di depurazione comunali) acqua, energia rinnovabile e materie prime critiche, riducendo di oltre il 90% il rifiuto attualmente prodotto.

L’impianto

Verrà attivato nell’arco di poche settimane in via Tasca 1 e la fase di upgrade tecnologico durerà meno di due anni. L’obiettivo del progetto è “chiudere il cerchio” aperto tre anni fa con la prima sperimentazione della tecnologia “versione 1.0” installata a Fusina in collaborazione con Veritas. Il materiale sul quale si lavorerà saranno circa 150 tonnellate di fango/anno che verranno di volta in volta stoccate e lavorate nel corso dei mesi.

Se tutto andrà come sperato, da Zero Branco nascerà il primo impianto capace di trasformare un comune depuratore in un quella che viene chiamata tecnicamente “bioraffineria circolare urbana”, portando i fanghi da rifiuto a diventare una importante risorsa strategica circolare.

«Siamo nati come una società di ricerca e sviluppo ed ora siamo a tutti gli effetti una realtà di progettazione, costruzione e gestione di tecnologie complesse» spiegano dalla HBI, «e quello che vogliamo fare ora è cambiare il paradigma della depurazione, creando un sistema sostenibile e pulito in grado di traguardare in anticipo tutti gli obiettivi europei previsti dalle recenti normative. Intendiamo guidare il cambiamento, facendo leva sulla cultura e sulle competenze di alto livello che abbiamo internamente e lavorando costantemente a stretto contatto con centri di ricerca e università di primo livello».

Cosa fa

La tecnologia sviluppata ed ingegnerizzata in tutto e per tutto da HBI (società che conta 20 addetti, il 90% dei quali con laurea o dottorato di ricerca), oltre a portare alla riqualificazione del fango da depurazione come fonte di energia e materie prime critiche, quali il fosforo, è stata progettata per portare alla completa rimozione ed eliminazione di Pfas, antibiotici, ormoni, microplastiche, ovvero tutta quella componente di problematici microinquinanti che rimangono all’interno dei fanghi residuo dei processi di depurazione, quelli ch e sono solitamente inviati o all’incenerimento o allo spargimento nei terreni.

Il tutto funziona attraverso una serie di passaggi basati su processi ottimizzati di carbonizzazione idrotermica e la gassificazione. «Con la nostra tecnologia siamo in grado recuperare più del 90% della massa e dell’energia contenute nei fanghi» spiega la società. Di fatto, una volta inserita nel processo industriale la tecnologia che HBi terminerà di sviluppare a Zero Branco, quel che potrebbe rimanere al termine del processo di riciclo degli scarichi e umidi di una città sarebbe un mucchietto di materiale da incenerire, un decimo di quanto vi è oggi alla fine della catena. 

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