Eliturismo, la mancanza di una legge nazionale dietro alle proteste
Il turismo deluxe in elicottero cresce senza regolamentazioni nazionali. Voli privati, eliski e servizi elitari impattano fauna, paesaggi e Parchi Naturali. Al contrario di Francia, Austria e Germania, all’Italia manca una legge coerente per proteggere le montagne. Ecco cosa sta succedendo sulle nostre montagna


Negli ultimi decenni, le Alpi italiane sono state trasformate in veri e propri palcoscenici di un turismo ad alto impatto, spesso contraddistinto dall’uso di elicotteri per trasportare turisti verso rifugi, piste da sci o location panoramiche.
Questa pratica, nota come eliturismo, rappresenta una sfida significativa per la tutela ambientale delle Alpi italiane, ma si scontra con un vuoto normativo a livello nazionale che la rende di fatto poco regolamentata.
Le tariffe: un lusso a portata di pochi
I prezzi variano notevolmente a seconda della durata del volo, del tipo di esperienza e della compagnia scelta. Un volo turistico standard può costare tra i 140€ e i 380€ a persona: un breve sorvolo di 15 minuti può partire dai 140€, mentre un tour più esteso di 30 minuti può arrivare a 250€ a persona.

Le offerte si complicano ulteriormente quando si considerano voli esclusivi o itinerari personalizzati, con tariffe che dipendono anche dal punto di partenza e dall’itinerario scelto.
Per chi cerca un’esperienza estrema, sono disponibili voli ad alta velocità e acrobazie aeree, con prezzi che possono raggiungere diverse migliaia di euro per un’esperienza completa di circa 45 minuti. Durante questi voli, è possibile assistere a manovre spettacolari, loop e tuffi verticali, che uniscono il brivido del volo alla vista mozzafiato delle Dolomiti.
Chi preferisce un’esperienza più tranquilla può optare per tour panoramici in elicottero, che permettono di sorvolare le Dolomiti di Brenta, Cortina d’Ampezzo, la Val Gardena o il lago di Garda, con tariffe che vanno dai 900€ ai 2.500€ circa.
Cosa succede negli altri Paesi
In Italia, non esiste ancora una legge nazionale specifica che disciplini l’eliturismo. Diversamente da quanto avviene in Francia, Austria, Germania e Slovenia, dove normative precise regolano l’accesso motorizzato alle montagne, il nostro Paese non ha mai approvato una legge che affronti direttamente il problema. Alcune proposte risalgono addirittura al 1998, ma da allora il Parlamento non ha mai dato seguito concreto. La conseguenza è un panorama frammentato, dove le regole cambiano di regione in regione e spesso restano di difficile applicazione.
La Regione Veneto, per esempio, consente l’eliturismo quasi ovunque, vietandolo solo all’interno dei Parchi delle Dolomiti Bellunesi e delle Dolomiti d’Ampezzo o in specifiche aree superprotette. In pratica, i voli turistici e panoramici possono sorvolare il territorio bellunese e veneziano quasi senza restrizioni, con un impatto diretto su fauna e avifauna selvatiche, soprattutto nel periodo invernale, quando l’attività turistica raggiunge il picco.
Le province autonome di Trento e Bolzano
Diversa, almeno sulla carta, è la situazione nelle Province autonome di Trento e Bolzano. Entrambe hanno leggi specifiche che vietano l’eliturismo, ma la loro applicazione rimane lacunosa. In Alto Adige, ad esempio, la legge provinciale n. 15/1997 stabilisce divieti di decollo, atterraggio e sorvolo delle aree protette a quote inferiori a 500 metri sul livello del suolo e sopra i 1.600 metri, senza però specificare limiti sonori o di velocità.
La Provincia di Bolzano ha ammesso di non possedere strumenti tecnici sufficienti a controllare tutte le quote di volo, e negli ultimi anni le sanzioni amministrative per violazioni sono state estremamente poche: nel periodo 2021-2025, si contano appena cinque multe per sorvoli a quote inferiori e una sola per decolli non autorizzati in aree protette. La situazione, quindi, appare più una formalità normativa che un reale freno all’eliturismo.
La Provincia di Trento, pur avendo simili normative, affronta problematiche analoghe: deroghe e autorizzazioni straordinarie spesso permettono voli che, seppur vietati, continuano a interessare le aree montane di maggior pregio, come la Marmolada o la Val di Fassa, soprattutto nel periodo invernale. L’esperienza delle Dolomiti, riconosciute Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, dimostra come la gestione locale e la sorveglianza normativa possano risultare incoerenti, compromettendo la credibilità delle istituzioni coinvolte.
La denuncia di Mountain Wilderness Italia
Mountain Wilderness Italia da anni denuncia questa situazione. Elicotteri privati sulle Dolomiti a completa disposizione del vezzo di turisti facoltosi: dalle Tre Cime di Lavaredo ad Auronzo, con voli turistici legati alla “desmontegada” delle mucche e iniziative promozionali; da Canazei con fotomodelle trasportate in elicottero sul ghiacciaio della Marmolada, fino alla Tofana con auto elettriche depositate in quota grazie agli elicotteri. Critiche rivolte tanto alle amministrazioni locali quanto alla Fondazione Unesco, accusata di non far rispettare le regole stabilite dal piano di gestione condiviso.
Ma non c’è soltanto l’eliturismo. Il fenomeno si accompagna di altre forme di turismo sempre più elitario e spettacolarizzato: eliski, elibike, elicene e veri e propri servizi di “elitaxi” verso rifugi e malghe. In Veneto si discute persino di realizzare un eliporto a Cortina per assurgere alle numerose richieste di voli privati. Anche quando le leggi esistono, come in Alto Adige, i voli continuano a essere organizzati sotto la veste di eventi promozionali o attrazioni turistiche, grazie a deroghe concesse dalle amministrazioni locali.
Questo scenario ha portato alcune associazioni ambientaliste, come il CAI Alto Adige e la SAT, a richiedere esplicitamente un’estensione dei divieti ai voli turistici in elicottero, analogamente a quanto previsto per i jet da caccia.
Il vuoto legislativo che fa male alla montagna
Il vuoto legislativo nazionale contribuisce a generare un effetto paradossale: l’eliturismo viene percepito come normale, persino legittimo, nonostante le chiare ripercussioni su ecosistemi fragili, specie nel periodo invernale, e nonostante le numerose osservazioni critiche di enti scientifici e associazioni ambientaliste. L’Italia resta così l’unico Paese alpino senza regolamentazioni nazionali, incapace di garantire un equilibrio tra sviluppo turistico e tutela ambientale.
La soluzione, secondo alcuni stakeholders che hanno a cuore l’ecosistema montano e che vogliono promuovere un turismo bilanciato, non può limitarsi a interventi locali o a regolamentazioni parziali.
È urgente una legge nazionale che armonizzi le norme, garantendo coerenza tra Regioni e Province autonome. Tale normativa dovrebbe includere divieti chiari per voli turistici e ricreativi, limiti acustici e di impatto, strumenti di controllo tecnologici efficaci e sanzioni realmente dissuasive. Solo un intervento organico potrebbe porre fine alla frammentazione legislativa e alle deroghe arbitrarie, restituendo dignità alle montagne e garantendo un turismo più sostenibile e rispettoso.
L’eliturismo sulle Alpi italiane rappresenta non solo un problema ambientale ma anche un esempio emblematico di come la mancanza di una legislazione nazionale coerente possa produrre effetti devastanti, vanificando gli sforzi locali e internazionali di tutela del patrimonio montano.
La montagna, con i suoi ecosistemi unici e fragili, merita regole chiare e applicate con rigore. Scriveva Mario Rigoni Stern sulle tracce dell’uomo tra le curve del suo amato Altipiano di Asiago: “Camminando per le montagne subito dopo lo sciogliersi delle nevi, avviene di incontrare segni remoti di lavoro umano in luoghi impensabili”.
Oramai il rischio è proprio questo: i segni del passaggio dell’essere umano sulle nostre montagne, non sono poi così tanto remoti e isolati. Sono tra le valli, sono sulle cime… e sono anche in cielo.
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