Ventimila briccole in laguna, la foresta d’acqua a rischio estinzione
Sono moltissimi i pali piantati per segnalare le vie navigabili e delimitare le secche. Il problema del deterioramento mai risolto, fra tanti progetti e pochi interventi

Una foresta sull’acqua. Pali in legno non solo sotto le fondamenta dei palazzi, a reggere i tavolati e gli interi edifici piantati sul fango fino al caranto, lo strato di roccia che regge le isole del grande arcipelago. Ma anche disseminati in laguna per segnalare le vie navigabili e delimitare le “secche” e le barene.
La storia
Sono decine di migliaia (ventimila secondo il Magistrato alle Acque, molte di più tenendo conto di ormeggi e paline singole) le briccole piantate in laguna. Un vero bosco, legni di larice e quercia fino a 50 centimetri di diametro, retaggio della cultura della Serenissima Repubblica. Che con i legni dei boschi del Cadore, di Somadida e del Cansiglio costruiva navi e remi all’Arsenale e realizzava fondamenta e infrastrutture. La briccola (in italiano con due c, in veneziano con una, fate un po’ voi) è un elemento ormai codificato del paesaggio lagunare.
Tre pali vicini, quattro quando il segnale delimita l’inizio del canale. In questo caso dal centro spunta la “dama”, in veneziano il “bricolon de testa”, che segnala anche ai meno esperti nella navigazione l’ingresso del nuovo canale navigabile. “Bricole” che sembrano eterne, ma che sono soggette sempre più al degrado ambientale.
E hanno bisogno di essere periodicamente sostituite. Sempre più spesso si vedono briccole spezzate, erose dove il legno è a contatto con l’acqua. Spezzoni che navigano silenziosi, e a volte causano falle negli scafi degli ignari barcaroli. Un degrado che negli ultimi anni si è intensificato.
Perché stanno scomparendo le briccole
Le cause sono molteplici. Le correnti più violente, modificate dai grandi scavi e dai lavori del Mose. Il moto ondoso, sempre più presente nelle acque calme della laguna. E infine le teredini, simpatici vermicelli che adorano il gusto del legno. E producono sott’acqua fori minuscoli e perfettamente circolari che pian piano determinano il crollo della struttura in legno. La manutenzione del palo salvavita è dunque sempre più difficile e costosa.
Capita di vedere girando in barca nei canali della laguna Nord, i più trafficati, molte briccole inclinate e pericolanti. Senza luci, ma anche senza i catari frangenti che la notte indicano la via con il semplice ausilio di un faretto o di una pila. Aggiungendo a questo l’aumento del traffico acqueo, la scarsa esperienza dei piloti (un tempo le briccole erano pochissime, tutti sapevano dove fermarsi per evitare le secche) si capisce come le probabilità di incidenti aumentino. Con esiti a volte tragici.
Come fare per invertire la rotta? Forse varrebbe la pena a volte ascoltare chi la laguna la conosce, prima di interpellare consulenti e ingegneri. Quello che faceva la Serenissima, che chiedeva prima ai pescatori e agli abitanti dell’estuario. Poi trovava la conferma degli scienziati.
Stefano Crosera, per anni gondoliere e oggi factotum della cooperativa Manin, ha lanciato soluzioni alternative geniali per migliorare la conservazione del legno sott’acqua. Con l’uso di graffette ad esempio le teredini si allontanano dal legno e non lo considerano più in piatto prelibato.
Cosa si può fare
Altro sistema, le “mutande” in plastica. Nella parte di briccola soggetta all’escursione della marea si mettono delle protezioni che garantiscono una vita molto più lunga del legno, quasi sempre consumato alla stessa altezza dalle correnti e dai vermi. Ma non se ne è fatto nulla. Si è preferito perdere anni nel varo di un “protocollo d’intesa” firmato una quindicina di anni fa dal Comune, dal Magistrato alle Acque e dalla Soprintendenza per codificare l’uso di paline sperimentali in plastica e Pet. Risultato, in Canal Grande si vedono (brutti) pali di plastica, quasi sempre di enti o istituzioni pubbliche. I pali infissi nei rii dai privati vengono ancora oggi sanzionati e fatti rimuovere.
La plastica del resto, per quanto più duratura anche se non più economica del legno, non fa certo parte del paesaggio lagunare. Come le barche in legno, sempre più in minoranza rispetto alla vetroresina, ma frutto della sapienza secolare degli squerarioli e dei maestri d’ascia, le briccole rischiano di essere sostituite da esemplari artificiali, che con l’ambiente delle laguna nulla hanno a che fare.
Dunque? Crosera racconta di avere inviato una proposta alle istituzioni che si occupano di briccole. Ora alla nuova Autorità della Laguna, che dovrebbe finalmente diventare operativa e unificare ogni competenza sulle acque.
«Non ha più senso», dice, «impiegare tre pali per ogni bricola. Anche per ragioni di sicurezza. I barchini spesso troppo veloci si incastrano tra un palo e l’altro. Meglio sarebbe ridurre a uno, ben visibile, il palo di delimitazione. Mantenendo il “bricolon de testa” all’ingresso dei canali e agli incroci. Così si spenderebbe qualche decina di milioni di euro in meno ogni anno, le sostituzioni sarebbero più facili. Si eviterebbe l’invasione della plastica in laguna».
Un dibattito che si riaccende a ogni incidente. Poi tutti se ne dimenticano. Ma occorre guardare lontano e trovare soluzioni compatibili. Di quante migliaia di alberi avremo bisogno per sostituire ogni anno con sempre più frequenza i pali della laguna?
Come si scrive
Ma si scrive briccola o bricola?La forma corretta in lingua italiana è briccola, con due “c”. La parola “bricola” è una variante dialettale veneta usata nel linguaggio corrente, ma la forma corretta e più diffusa è “briccola”.In entrambi i casi, si riferisce a un palo di legno utilizzato per segnalare vie d’acqua o come punto di ormeggio, specialmente nella laguna di Venezia e nel Veneto. La definizione esatta la dà l’EnciclopediaTreccani: «Ciascuno dei segnali speciali, costituiti da pali o gruppi di pali» è scritto,«piantati nella laguna veneta lungo i bordi dei bassifondi e sporgenti dall’acqua, per indicare alle navi le rotte e i canali navigabili, e servire eventualmente da ormeggio».
Riproduzione riservata © il Nord Est