Tartarughe e delfini spiaggiati, nasce la task force per metterli in salvo
Già 99 le Caretta caretta e 9 i cetacei ritrovati sul litorale veneziano, la Regione Veneto vara un protocollo facendo rete con università ed enti

Dall’inizio dell’anno, sono già 99 le tartarughe marine e 9 i delfini spiaggiati, le cui carcasse sono state rinvenute lungo le coste veneziane, tra Cavallino, Lido, Pellestrina e Chioggia. Animali marini magnifici, possenti, messi in pericolo dalla temperatura del mare più calda nelle coste venete - e talvolta vittime dell’elica di navi e natanti - e le cui morti sono in aumento, come segnala l’assessorato all’Ambiente della Regione Veneto.
Nel 2024 sono state 111 le tartarughe trovate morte e 8 i delfini, contro le 87 tartarughe e i 12 delfini morti del 2020. Sono numeri che destano allarme tra gli addetti ai lavori, anche se quest’anno sono state rinvenute anche 12 tartarughe vive.
Un protocollo salvavita
Per affrontare quest’allerta ambientale, la Regione Veneto ha approvato in giunta un nuovo protocollo per la gestione di tartarughe marine e cetacei spiaggiati e dei possibili nidi di Caretta caretta: un modello operativo che sarà aggiornato ogni tre anni per recepire le novità normative e scientifiche, in linea con le indicazioni dei ministeri della Salute e dell’Ambiente, in attuazione anche del progetto di Rete nazionale degli spiaggiamenti dei mammiferi marini.
Un protocollo che nasce in sinergia con l’Università di Padova, il dipartimento di Biomedicina, l’agenzia regionale per l’ambiente Arpav, l’Ente Parco naturale regionale del Delta del Po, le direzioni regionali competenti in materia di ambiente, sanità veterinaria, turismo e biodiversità. E, ancora, i Comuni costieri e le Capitanerie di Porto, Musei naturalistici e centri di recupero. Il protocollo si inserisce in un percorso già avviato dalla Regione con l’istituzione di un «Hub» della fauna selvatica terrestre e marina nel Delta del Po e con la partecipazione a progetti strategici europei - come il Poseidone - dedicati al monitoraggio e alla conservazione delle specie marine.
«Sentinelle della biodiversità»
«Ritengo che con l’approvazione di questo protocollo il Veneto compia un passo avanti fondamentale per la salvaguardia del nostro patrimonio naturale. Tartarughe marine e cetacei rappresentano specie di straordinario valore ecologico e culturale, sentinelle della salute del mare», commenta l’assessore regionale ai Parchi e alla Pesca, Cristiano Corazzari, «il nostro obiettivo è costruire una rete regionale capace di intervenire in modo tempestivo ed efficace, mettendo a sistema competenze scientifiche, sanitarie e operative.
La tutela della biodiversità non è solo un dovere verso l’ambiente, ma anche un investimento sul futuro del territorio e delle generazioni che lo abiteranno. Da sottolineare inoltre che questi interventi vengono realizzati senza arrecare alcun danno alla pesca, garantendo che le attività di protezione non vadano a discapito dei pescatori».
Come funziona l’intesa
Per la prima volta - si legge - «vengono messi in rete, tutti gli enti che si occupano di tutela della biodiversità marina e messo nero su bianco una procedura completa per la gestione degli spiaggiamenti dei grandi vertebrati marini (cetacei e tartarughe) e per la protezione dei nidi di Caretta caretta in Veneto, indicando le azioni per una gestione efficiente e sicura delle carcasse e degli esemplari vivi in difficoltà o catturati accidentalmente. Il protocollo prevede inoltre la diretta collaborazione tra enti governativi, enti pubblici, forze dell’ordine e organizzazioni non governative». Obiettivo: garantire un intervento tempestivo per salvare gli animali vivi in difficoltà e il trasferimento delle carcasse in strutture di studio e di smaltimento.
Proteggere i nidi di Caretta-caretta
Altro obiettivo è quello proteggere i nidi di Caretta caretta, per garantire il successo riproduttivo della specie: dal monitoraggio dei litorali idonei alla nidificazione, all’identificazione delle aree scelte, per poi intervenire con la segnalazione dei nidi e la sorveglianza fino al supporto alla schiusa.
«Fino ad oggi sono solo due i casi di nidificazione di tartarughe sulle coste venete, avvenuti entrambi nel 2021 uno a Jesolo e il secondo nel Delta del Po», conclude l’assessore Corazzari, «grazie a questo provvedimento, il Veneto rafforza la propria rete inter istituzionale e l’impegno per coniugare conservazione della natura, ricerca scientifica e sensibilizzazione delle comunità locali».
Riproduzione riservata © il Nord Est