La Strada dello Stelvio compie 200 anni. Gustav Thöni: «Fa parte di noi, viviamone la natura»

Il passo alpino dei record, teatro di memorabili gesta sportive, realizzato dagli Austriaci due secoli fa per evitare i dazi svizzeri, è stato ricordato dalle genti di tre vallate grazie alla famiglia del campione di sci 

Renato Malaman

Solo le aquile volano lassù, tra rocce e ghiacci! Da Nord a Sud, ma poi anche da Est a Ovest, sulle ali dell’audacia, varcando l’impossibile… Il Passo dello Stelvio, capolavoro mirabile di ingegneria stradale che sfida le nuvole e le leggi di gravità, compie quest’estate 200 anni.

E’ il passo più alto d’Italia e il secondo d’Europa (2758 metri), ma non fu costruito per battere record: gli austriaci più utilitaristicamente volevano creare un collegamento più veloce tra Vienna a Milano e, soprattutto, evitare di passare dalla Svizzera per risparmiare i dazi imposti dalla Confederazione, che sui conti già allora non faceva sconti…

 

Thoeni con la moglie Ingrid
Thoeni con la moglie Ingrid

“Lo Stelvio fa parte di noi, ha accompagnato tutti i momenti della nostra vita. E’ il luogo dove ho imparato a sciare, seguendo papà Georg che lassù lavorava agli impianti da sci” ti dice con candore il suo cittadino più illustre, Gustav Thöni.

L’ex campione di sci e leggenda dello sport azzurro quest’anno ha pure lui di che festeggiare: i 150 anni dello storico hotel di famiglia, il “Bella Vista” di Trafoi, il più antico luogo di accoglienza lungo la strada statale 38 dello Stelvio, oggi un moderno resort a affacciato sul mitico tornante 46, oltre il quale d’inverno viene chiusa la strada. 

Vogliamo dirla tutta in tema di coincidenze? Risale a 50 anni fa la storica quarta Coppa del Mondo di sci alpino che Thöni vinse, battendo all’ultimo respiro il rivale Ingmar Stenmark nello storico slalom parallelo in Val Gardena che fece trattenere il respiro a tutti gli sportivi italiani.

 

Altra chicca offerta dal Gustav nazionale sui 200 anni del Passo dello Stelvio? “Mio nonno Joseph Thöni, detto Rotteri, lavorò alla manutenzione della strada dello Stelvio”. Il nonno materno, Ludwig Ortler, fu invece il fondatore con la moglie Anna dell’Hotel Bella Vista, nel 1875.

Lo stesso anno in cui, dall’altra parte dello Stelvio, a Bormio, nasceva la Braulio, quella del famoso amaro. A proposito, al “Bella Vista” per scelta etica si utilizzano soltanto prodotti delle valli vicine. Il cuoco Andy Wunderer seleziona i prodotti locale, tenendo viva un’economia di piccoli artigiani di montagna. 

 

Incredibile vetrina sull’Ortles e altri ghiacciai

Il Passo, incastonato nel Parco Nazionale dello Stelvio e a tu per tu con il ghiacciaio dell’Ortles (anch’esso, purtroppo, in visibile “ritirata”), è un’opera che lascia ancora a bocca aperta, perché i suoi tornanti sembrano salire senza paura fino al cielo. Sembra una scala disegnata nella roccia, scavata masso dopo masso, incisa nella montagna, con pendenze così acute e curve così strette che talvolta chi sale va in difficoltà o va incontro a vertigini. E da vertigini, ma di altra natura, vista la bellezza solenne delle vedute sui ghiacciai circostanti, sono le emozioni che si provano tornante dopo tornante.

A chi ricorda il passo più alto d’Europa è il Col dell’Iseran sulle Alpi Francesi, con i suoi 2764 metri, in Val di Trafoi qualcuno, sorridendo, obietta che quel passo non coincide con il valico naturale, ma che è stato tracciato più in alto e fuori asse dai francesi per compiacere alla loro “grandeur”.

In attesa di un “verdetto” sulla goliardica disputa, lo Stelvio si gode queste settimane di celebrazioni. In più occasioni i suoi sinuosi 48 tornanti (altri 40 per scendere fino a Bormio) sono stati illuminati con un ininterrotto filo d’Arianna di luci, creando nella notte una magica serpentina. Con effetto “scala verso il cielo”…

Quando Coppi beffò Koblet e vinse un giro epico

Per costruire quella strada occorsero 63 mesi di lavoro e 2500 operai. All’inaugurazione in pompa magna presenziò anche l’imperatore Francesco II d’Asburgo.

Il progetto era stato affidato dal governo di Vienna all’ingegnere capo della Provincia di Sondrio, Carlo Donegani, che già firmò la strada del Passo Spluga. Riprese un precedente progetto dell’ingegner Ferranti.

La sua opera è documentata in un museo sul passo. La spesa fu di 2.900.000 fiorini, un’enormità. Il versante che sale dalla Val Venosta e poi dalla Val di Trafoi è stato teatro di gesta sportive indimenticabili, dall’impresa di Fausto Coppi che il 31 maggio 1952, con una fuga su quei tornanti, vinse il Giro d’Italia strappando la maglia rosa a Koblet e ispirando la Gazzetta nel definire “Cima Coppi”, ad ogni edizione, la vetta più alta del Giro.

Altra epica impresa quella del “campione gregario” Fausto Bertoglio nel 1975 tenne testa allo spagnolo Galdos in un infinito duello, difendendo la maglia rosa in un Giro che, per la prima volta, finiva proprio in cima allo Stelvio. Ma il passo è una leggenda anche per gli appassionati di motociclismo e di automobilismo, tant’è che ad alcuni campioni di questi sport, Coppi in primis, sono state dedicate delle silhouette commemorative al mitico tornante 46, proprio di fronte all’Hotel “Bella Vista” dei Thöni.

Il giallo di un delitto passionale datato 1876

Lo storico albergo, che quest’anno di anni ne compie 150, è stato scelto come teatro delle celebrazioni per i due secoli del passo.

Una proiezione videomusicale di immagini storiche ad alto impatto emotivo sulla facciata del “Bella Vista” ha segnato, il 5 luglio scorso, l’inizio dell’anniversario, accompagnata durante la tre giorni di festa anche da un raduno di auto d’epoca dell’ASI e da tanti altri eventi.

Regista dell’evento è stato Stephan Gander, albergatore, guida escursionistica, ex direttore di Alto Adige marketing, che alla ricorrenza ha dedicato anche una preziosa pubblicazione, in italiano e in tedesco (“Strada verso il cielo”) dove oltre alla genesi dell’ardito progetto che nel 1825 ha cambiato la vita alle genti di tre vallate alpine (Val Venosta, Valtellina e Val Monastero, in Svizzera) ha fatto affiorare anche tanti aneddoti storici.

Come il giallo dell’omicidio, avvenuto nel 1876, di una gentildonna tedesca, Madeleine Miller, uccisa dal marito Henry De Tourville, un avvocato londinese con il vizio della truffa che in un tornante prossimo alla vetta gettò nel dirupo il cadavere della donna. Tentò poi di negare l’evidenza, ma la sua ricostruzione del fatto lo tradì e dovette scontare 14 anni di carcere. Incredibilmente questa vicenda amplificò la fama leggendaria del passo e, di fatto, richiamò molti turisti, dando inizio alle fortune di tutta la zona.

Crocevia di tre culture: speck, bresaola e carne salada

“Lo Stelvio - racconta Stephan Gander, imprenditore turistico che è genero di Thöni avendo sposato la figlia primogenita Petra, con cui gestisce lo stesso “Bella Vista” e altre tre strutture di Trafoi riunite nel gruppo Stelvio Hotels – è il custode di queste valli, un gigante che tutti rispettiamo perché la sua natura è un valore che unisce, patrimonio di biodiversità con riflessi anche nelle culture delle sue genti. Si pensi che gli stessi alimenti tipici di queste valli hanno solo nomi diversi. Un esempio? La carne secca qui in Alto Adige è lo speck, in Valtellina è la bresaola, in Val Monastero, che è in Engadina, è la carne salada. Sopra lo Stelvio, all’incrocio delle tre regioni, la vetta viene chiamata cima, spitz in tedesco o piz in romancio”.

A proposito di Engadina, dall’altra parte dello Stelvio c’è un monastero fatto costruire da Carlo Magno, ha 1250 anni ed è patrimonio Unesco dal 1983. I suoi affreschi di epoca carolingia sono unici. Noi ne consigliamo sempre la visita, come pure della bellissima Glorenza”. Più su Curon, sul lago di Resia, famosa per il suo

campanile nel lago, che ricorda la tragedia dell’allagamento del paese per costruire una diga.

E’ partita proprio da Gander l’idea di fare del bicentenario dello Stelvio un’occasione di riscoperta di valori comuni. Alla festa di Trafoi ha invitato i quattro sindaci dei comuni toccati dalla storica strada: Silvia Gavazzi di Bormio, Gabriella Binkert Becchetti di Val Monastero, Rafael Alber di Prato allo Stelvio e Franz Heinisch di Stelvio (quest’ultimo per un brutto scherzo del destino è mancato qualche giorno dopo la celebrazione).

I quattro primi cittadini hanno lasciato un documento intriso di significati: “Le montagne, con i loro alti versanti, dividono, ma le montagne uniscono quando le valli vengono collegate da una strada, fino a trasformare la vetta in un crocevia di culture, di sentimenti e di cuori… Questa strada ha cambiato le nostre vite”. Con tutta probablità il bis dei festeggiamenti si terrà entro l’anno.

Bikers, auto d’epoca, ma anche famiglie in cerca di relax 

Certo, oggi il Passo dello Stelvio è simbolo di un turismo senza confini, che ha nella lentezza, nel silenzio e nella profondità i suoi paradigmi. Anche se in cima al passo si respira un’atmosfera un po’ demodé (una giornalista austriaca ha definito il passo: “un villaggio di minatori abbandonato”) per la discontinuità degli investimenti, soprattutto da parte valtellinese, il turismo dello Stelvio continua ad alimentare il mito del Passo che arriva fino al cielo.

Qui salgono in gran numero ciclisti in vena di avventura e di un tuffo nella natura, motociclisti in cerca di emozioni forti, possessori di auto d’epoca da tutta Europa in cerca dell’adesivo più ambito… Ma sono sempre di più i visitatori che arrivano fin qui per godersi la natura, in tutte le sue forme. D’estate e d’inverno, se si va in autunno poi… Risalendo il Rio Trafoi si scopre un mondo fatto di cascate, boschi, viste sui ghiacciai, marmotte, grandi rapaci.

E sono sempre di più le famiglie che scelgono questa zona come un’oasi di pace, di relax, di cultura. La conferma viene dagli stessi hotel della famiglia Thöni – Gander che registrano spesso il tutto esaurito, specie dopo che le strutture, qualche anno fa, si sono convertite al green e a pratiche salutistiche, come escursioni nella natura, a piedi o con le ciaspole d’inverno, yoga, esercizi di respirazione. Dalla piscina all’aperto del “Bella Vista” (che d’inverno ha l’acqua riscaldata e quindi rimane un osservatorio speciale) si ammira il maestoso panorama del Madatsch, più in là c’è l’Ortles. All’orizzonte, nelle attività della famiglia Thöni - Gander, c’è un altro grande progetto di crescita, che sarà svelato nei prossimi mesi.

Val Monastero, affreschi carolingi di 1250 anni  

Ma torniamo ai dintorni di Trafoi, ultimo paese prima del passo. Siamo nella regione storica dei Reti, la Rezia (un tempo Raetia), i romani delle Alpi. A due passi dal confine della murata Glorenza ecco il monastero benedettino di San Giovanni Battista, patrimonio Unesco.

Siamo in Val Monastero, nel Cantone dei Grigioni in Svizzera. La leggenda vuole che la sua costruzione risalga all’875 per volontà di Carlo Magno, sopravvissuto a una tempesta di neve. Oggi ospita otto monache di clausura. Dal 1983 è entrato nella World Heritage List dell’Unesco.

Il monastero vanta un doppio ciclo di pitture, gotiche e carolinge, custodite sotto le ultime rimaste. Oltre al ciclo di pitture murali dell'Alto Medioevo più completo e meglio conservato, la chiesa conserva anche la più antica statua monumentale raffigurante Carlo Magno, un tempo dipinta.

Grazie alle indagini archeologiche, è stato possibile fare nuove scoperte e la Cappella di Santa Croce, che si pensava fosse romanica, si è rivelata un gioiello dell'architettura e dell'arte carolingia. Qui si leggono dodici secoli di storia all’insegna dell’ora et labora di San Benedetto, alba del Cristianesimo.

Gustav Thoeni e la valanga Azzurra
Gustav Thoeni e la valanga Azzurra

“Lo Stelvio è il nostro mondo - dice Gustav Thöni – Ci salivamo per allenarci anche noi della Valanga Azzurra. Io già da piccolo ero là per aiutare papà nello skilift e oggi spesso vi salgo con i miei nipoti (ne ha 12, ndr). Oggi non deve essere visto come un luogo da turismo “mordi e fuggi”, dove si fa una foto e si scappa. Dobbiamo invece riscoprirlo come un luogo dove poter ascoltare il respiro della natura, per contemplarne la bellezza, senza fretta”. E non ha avuto fretta neanche quel suo tifoso che la stessa mattina ha aspettato, dalle 7.15, che Gustav entrasse nel suo hotel per chiedergli un autografo… Il campione è rimasto così colpito che ha scattato anche una foto con lui. Con lo stesso piacere con cui, d’inverno, spesso va a sciare con gli ospiti dell’albergo. Ecco perché, nonostante il tempo che passa, rimane un campione amatissimo… Uomo di valore e di valori, nello sport come nella vita.  

Lo storico Bella Vista e la silhouette di Coppi
Lo storico Bella Vista e la silhouette di Coppi

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