Sci, tanti turisti sulle Dolomiti ma mancano i posti, Varallo: «Piste aperte anche a marzo e aprile»

Il presidente del Consorzio Dolomiti Superski propone: «Puntiamo sulla destagionalizzazione. Le Olimpiadi? Un’opportunità, anche se ovviamente possono rappresentare un problema, nella prossima stagione, per le località coinvolte»

Francesco Dal Mas

Via al Circo Bianco. Dal 29 novembre a Falcade e al Pellegrino, dal 5 o 6 dicembre nelle altre stazioni. Quest’anno sarà la stagione olimpica, che in futuro porterà nuovi ospiti, da tutto il mondo.

«Sono i benvenuti, ma i posti letto sono quelli che sono. Quindi», afferma Andy Varallo, presidente del Consorzio Dolomiti Superski, «dobbiamo riempire i vuoti che ancora ci sono». Magari abbassando i prezzi? «Lo stiamo già facendo».

Consorzio Dolomiti Superski: 1200 chilometri di piste, il più grande hub dello sci al mondo, che per questa stagione ha investito 215 milioni nell’ammodernamento della rete di innevamento.

Le prossime Olimpiadi sono un’opportunità o un problema?

«Un’opportunità, anche se ovviamente possono rappresentare un problema, nella prossima stagione, per le località coinvolte. Noi abbiamo sei zone che ospiteranno i Giochi. Il fatto che questi siano distribuiti nel territorio comportano una minore penalizzazione turistica, per le stesse comunità interessate. Che in prospettiva, invece, beneficeranno di un sicuro rilancio».

Un rilancio in termine di clientela straniera, intercontinentale in particolare.

«In questo momento abbiamo già il 50 per cento delle provenienze che sono dall’estero. Un veicolo pubblicitario come quello olimpico dovrebbe rafforzare ancora di più la conoscenza del marchio delle nostre località in giro per il mondo. Però i posti letto sono quelli là, non è che cresceranno dopo le Olimpiadi. Quindi io mi aspetto che ci sia un aumento della domanda a fronte di una parità d’offerta».

Ma come intendete farvi fronte?

«Nei periodi in cui già si lavora tanto chiaramente non si troverà posto, però questo potrebbe aiutare a riempire le settimane di minor affluenza».

Quindi la destagionalizzazione. Ma sarà possibile tenere aperte le piste fino a marzo, magari in aprile? Neve permettendo, tra l’altro.

«Sì. Dovremmo essere così bravi da riempire quei buchi stagionali che ci sono. Per esempio stiamo già riempiendo il mese di gennaio. E pure quello di dicembre. Si tratta di lavorare adesso su marzo e, dove è possibile, su aprile».

Lavorando, magari, anche sui prezzi? L’aumento di quest’inverno, sulle piste in Italia, è del 5,5%.

«Secondo me è sbagliato prendere a riferimento il prezzo al pubblico del giornaliero, il cui incremento, nel nostro caso, è comunque inferiore. L’anno scorso abbiamo introdotto ad esempio l’estensione della categoria Junior dai 16 ai 18 anni. Il Dolomiti Superski permette alle famiglie di sciare con circa 40 euro a giornata. Siamo impegnati, insomma, a trovare delle soluzioni di scontistica riferite alle singole categorie di utenti. Poi, è vero, la politica prezzi segue il suo percorso, però l’occhio di riguardo verso quelle che sono le esigenze del mercato penso che abbiamo sempre dimostrato di averlo. Sappiamo, ad esempio, che dobbiamo lavorare sul fine stagione, da metà marzo in poi. Teniamo conto di un mercato internazionale che può muoversi con più libertà perché sono cambiate le politiche di gestione delle ferie e delle aziende. C’è molta più flessibilità nel dare anche la possibilità ai collaboratori e ai dipendenti di andare in vacanza in periodi non strettamente di chiusura totale dell’impresa. E poi con il cambiamento climatico c’è chi probabilmente rispetto a una volta anticipa la sua vacanza a gennaio mentre a marzo inizia un’altra attività sportiva, quindi magari la bicicletta, il golf, il tennis, il trekking, la corsa in alta quota».

I 215 milioni di investimenti appena conclusi non riguardano tanto la costruzione di nuovi impianti ma l’ammodernamento di quelli esistenti. Che cosa state implementando?

«Aggiorniamo l’impiantistica, verso la sostenibilità. Miriamo, in sostanza, a una riduzione dei consumi o delle materie prime. Quindi impianti di nuova generazione, in grado di garantire un’importante riduzione del consumo di energia, circa da un 7 a un 10 per cento a parità di tipologia di impianto installato rispetto ai vecchi motori. Con l’innevamento programmato queste macchine sono molto più performanti, quindi a parità di acqua in 20 anni producono il doppio di neve, perché garantiscono una produzione a temperature più miti, più vicine allo zero termico, e questo significa che se a parità di acqua si produce più neve, si hanno meno sprechi. Questo dimostra quindi anche la nostra volontà di ridurre i consumi a favore di una risorsa preziosa come l’acqua. Bisogna, insomma, sempre dividere i costi operativi da quelli strutturali, i capex e gli opex».

Ieri ad Arabba è iniziato il primo corso sulla sicurezza negli impianti.

«È una garanzia per i nostri collaboratori, ma anche per chi usufruisce della nostra rete di impianti e di piste». —

 

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