La nuova scultura di Martalar, ecco “La Guàna del Primiero”
Marco Martalar vive e lavora sull’Altopiano di Asiago, la sua pratica si fonda sulla tecnica dell’assemblage: alcune sue sculture sono state presentate alla Biennale di Venezia. La più recente opera lignea è collocata nel Parco del Benessere del Navoi

Marco Martalar è uno scultore che vive e lavora sull’Altopiano di Asiago, dove i boschi di pini, larici e faggi circondano il suo laboratorio di Mezzaselva di Roana.
È Il legno, con la sua vitalità e le sue forme naturali, a guidare l’esito finale delle sue opere. Seguendo la fibra e lasciandosi condurre dalle suggestioni del materiale, Martalar dà forma a figure iconiche e primordiali, in cui la natura sembra riprendere vita attraverso la scultura.
La sua pratica si fonda sulla tecnica dell’assemblage: una struttura portante interna, in legno o metallo, funge da scheletro su cui vengono applicati rami, cortecce e radici — soprattutto di larice, faggio e abete — fissati con centinaia di viti a comporre la “pelle” dell’opera. Alcune sue sculture sono state presentate anche alla Biennale di Venezia e hanno ricevuto l’attenzione critica di Vittorio Sgarbi.

Così racconta le ragioni che lo hanno portato a fare arte: «Sono un uomo dei boschi, dopo Vaia mi sono ritrovato a camminare tra le mie montagne e a incontrare ad ogni passo alberi divelti, radici scoperte… presto lo sconforto si è trasformato in ispirazione: volevo curare la ferita della natura trasformandola in un'opera d'arte che ne conservasse la memoria, ma che desse anche un segno di speranza e rinascita».
La Guàna del Primiero
L’ultima opera di Marco Martalar è La Guàna del Primiero, una scultura monumentale alta oltre sette metri, composta da più di duemila elementi tra rami e radici recuperati nei boschi devastati dalla tempesta Vaia del 2018. Da un evento che ha segnato profondamente il paesaggio alpino e le comunità locali, l’artista ha scelto di far rinascere una figura simbolo di resilienza.
Commissionata dal Comune di Fiera di Primiero, l’opera è collocata nel Parco del Benessere del Navoi, nel cuore delle Dolomiti trentine. La scultura si ispira alla figura mitologica delle Guàne, ninfe legate alle acque e alla cura dei luoghi, presenze della tradizione del Primiero capaci di scomparire nella natura trasformandosi in lontra, animale simbolo della valle.
Leone Alato
Un’altra scultura di Martalar realizzata con il legname recuperato dalla tempesta Vaia è il Leone Alato, inaugurato il 5 agosto in occasione del sesto anniversario delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Patrimonio Mondiale Unesco.
Alta oltre sette metri e lunga dieci, l’opera è collocata a Fratta di Tarzo, fronte lago di Revine, ed è il leone in legno più grande al mondo. È composta da oltre 3.000 elementi tra radici e legni provenienti dai boschi veneti colpiti da Vaia; la criniera è realizzata con tralci di vite delle colline del Prosecco.
Simbolo dell’identità veneta, la scultura trasforma la distruzione in un segno di resilienza ed è stata commissionata dall’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.
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