A Villa Manin l’ultima notte rosa di Umberto Tozzi: «Mi sono riscoperto grazie alla malattia»
Fa tappa in Friuli, domenica 13 luglio, il tour mondiale del cantante. È un addio ai concerti: «Sono stato un privilegiato»

«In questo tour abbiamo suonato e continuiamo a suonare nei posti più belli del mondo. Quando si parla di palcoscenico si fanno migliaia di chilometri, l’energia viene automatica»: quello di Umberto Tozzi è un lungo tour che sarà, come annunciato dall’artista, un addio ai palchi. Il cantautore che in cinquant’anni di carriera ha venduto più di ottanta milioni di dischi e tenuto oltre duemila concerti in tutto il mondo, vincitore di un Golden Globe, nominato ai Grammy Awards, vincitore al festival di Sanremo e al Festivalbar, protagonista con le sue hit di alcune tra le più importanti colonne sonore di cult cinematografici (“The Wolf of Wall Street”, “Flashdance”) e di serie tv di successo, sarà a Villa Manin con “L’ultima notte rosa – The Final Tour” domenica 13 luglio, alle 21.30, con apertura biglietterie alle 18.30 e porte alle 19.
Per l’occasione il cantante torinese, accompagnato dall’orchestra, presenterà una scaletta fatta di tutti i suoi più grandi classici come “Ti amo”, “Tu”, “Gloria”, “Stella stai”, “Notte rosa”, “Si può dare di più”, “Gente di mare”, “Gli altri siamo noi”, “Io muoio di te”. I biglietti per il concerto, organizzato da Zenit srl in collaborazione con Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Fvg, Regione, PromoTurismo e Città di Codroipo, sono ancora disponibili.
Tozzi, è davvero giunta l’ora dell’addio ai live?
«È da molto tempo che ci penso, ho passato due anni difficili e la paura di non poter più esibirmi dal vivo è stata una delle cose più gravi che ho vissuto in quel periodo. Fortunatamente, ho superato questo momento e sono contento di essere riuscito a salire nuovamente sul palco, lì è nata in me l’idea di concretizzare questo ultimo tour mondiale. È faticoso, ma essere sul palco mi ripaga».
Nella scelta hanno inciso i problemi di salute che ha dovuto affrontare?
«La malattia mi ha fatto riscoprire una persona migliore. Non lo so perché succeda, ma è qualcosa di meraviglioso, non bisogna perdere mai la speranza di migliorare».
Chi la accompagna in questo “final tour”?
«Ho pensato di realizzare più di un sogno. Prima di tutto fare dei concerti con l’Ensemble Symphony Orchestra, composta da 21 elementi. Questo per far sì che la mia musica, che io ritengo sinfonica, acquisti valore nei live. Quando mi esibisco voglio divertirmi e la presenza dell’orchestra mi fa divertire ancora di più e mi provoca per ogni canzone un’emozione diversa».
Come sarà per lei l’ultimo concerto?
«Ci penso tanto. So di essere stato un privilegiato, la mia carriera è stata lunga e la mia musica si è allargata anche a generazioni che non avrei mai pensato di coinvolgere. Immaginare che tutto questo finisca, lo so, fa effetto ma c’è un momento per tutto».
Sicuro che non cambierà idea?
«Questo è il mio programma e il mio progetto. Io sono grato al mio pubblico che mi segue in tutto il mondo e sono felice di andarli a salutare tutti».
E dopo?
«Spero possano succedere delle cose importanti a livello di impegno mentale, cui magari prima non avevo pensato. Sicuramente alla fine mi scatterà la lacrima».
Cosa direbbe ai giovani cantanti che devono gestire il successo che spesso arriva velocemente?
«Ora la situazione dell’industria discografica è molto più pressante degli anni in cui ho cominciato, perché ci sono esigenze di mercato diverse, ma i ragazzi di oggi sono molto più preparati, vanno in televisione, sanno parlare. Noi non avevamo ancora quel modo di essere così sicuri di noi stessi: loro salgono dalla strada a Sanremo con una disinvoltura che io non avevo. Il mio consiglio è quello di continuare a sognare per superare gli ostacoli della vita. Chi fa musica ha la fortuna di poter vivere un po’ più sollevato dal pianeta terra e, strada facendo, si incontrano delle persone che ti aiutano. Io dovrei ringraziare tutte le persone che hanno collaborato con me. Uno è Giancarlo Bigazzi, che è stata la svolta nella mia carriera, mio maestro e produttore per 17 anni. Abbiamo fatto delle cose meravigliose insieme»
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