Mittelfest 2025: Cividale si accende tra spettacoli, tabù e riflessioni globali
Dal 18 al 27 luglio la 34ª edizione del festival internazionale propone 10 giorni di teatro, musica, danza e impegno civile. Il direttore artistico Pedini: «I tabù ci interrogano, rompono il silenzio, ci fanno riflettere»

Venerdì 18 luglio si alza il sipario sulla 34esima edizione di Mittelfest che fino al 27 luglio promette cultura e spettacolo puro. Per 10 giorni, Cividale si riempirà di colori, suoni, accenti e idee che arrivano dall’Europa e dal mondo, rendendo la città un microcosmo internazionale, vivo e pronto ad accogliere performance a tutte le ore del giorno e della notte. Mittelfest avrà come lente di ingrandimento “tabù”, parola che fa guardare il mondo dentro la cornice di una precisa finestra, scelta da Giacomo Pedini, per la sua quinta edizione da direttore artistico.
Perché la scelta dei Tabù?
«Dopo il triennio in cui abbiamo usato come filo conduttore le parole” Imprevisti”, “”Inevitabile” e “Disordine” e ci eravamo concentrati sulla libertà, ora aprendo un nuovo corso mi interessava esplorare il rapporto con la paura. I “tabù” sono il rimosso, quello che non si dice e che può portare a due cose diverse: da un lato a riconoscere qual è il campo di ciò che è sacro, e quindi intangibile, indicibile e ha a che fare con i valori profondi, dall’altro apre a ciò che è proibito e quindi ciò che fa paura. La sfida che lancio attraverso questo tema al pubblico e agli artisti è chiedere quali sono i tabù adesso, quali sono i tuoi tabù, cos’è che non puoi dire? Tutte domande che risuonano in un periodo storico in cui la capacità di dire e di parlare liberamente e con verità è sfuggente perché i tabù cambiano, segnano dei confini e ora viviamo in un tempo in cui sono stati rotti quei limiti che prima percepivamo come invalicabili».
Dopo cinque edizioni sente sempre la responsabilità di costruire un progetto culturale?
«Mittelfest è un’istituzione culturale a vocazione pubblica. Credo che il senso delle istituzioni culturali pubbliche sia quello di offrire il piacere e il brivido della conoscenza a tutti. Noi lo facciamo attraverso lo spettacolo dal vivo, teatro, musica, danza, circo. Il nostro compito non è intrattenere ma stupire. Questo è il tipo di lavoro che sono chiamato a fare e quindi ho il dovere di donare questo alla comunità del festival. Sulla questione della responsabilità, credo di dover creare una proposta culturale, una programmazione che attragga e stimoli. Cerco un dialogo con la comunità a cui il festival è rivolto: ognuno è libero di esprimere la sua reazione. In questo senso sì, sono responsabile di offrire delle possibilità, ma non di dare delle risposte».
I Festival hanno per loro stessa natura un’atmosfera unica e irripetibile perché sono legati indissolubilmente ai luoghi in cui gli spettacoli vanno in scena e le proposte sono spesso condivise con gli artisti stessi, nella loro genesi.
«Certo. “Illusioni”, ad esempio (venerdì 25, alle 21.30 al Teatro Ristori), con la regia di Vinicio Marchioni, è una scelta fatta insieme, su un testo di Ivan Vyrypaev che racconta la dimensione illusoria e equivoca della nostra vita privata. E’ un grandissimo scrittore Vyrypaev, fuggito dalla Russia nel 2022. Si porta addosso la storia più recente e ha scritto testi meravigliosi che spiazzano. Lo spettacolo è messo in scena da quattro artisti in un percorso ad hoc. Oppure prendiamo un’ospitalità: il concerto “Sonata a Kreutzer” di una grande violinista come Laura Marzadori, con Gioele Dix voce narrante e i Solisti di Pavia, che ci faranno incontrare le pagine di Lev Tolstoj con la composizione omonima di Beethoven: artisti di primo piano che hanno fatto una scelta culturale ben precisa. Il testo è la confessione terribile di un femminicida che spiega perché ha ucciso la moglie.
Nello spettacolo Long Shadow of Alois Brunner, una prima nazionale (venerdì 18 Luglio alle 19) si parla l’arabo, con sovra titoli in inglese e italiano, segno tangibile, ci sembra, di un festival di sconfinamenti e frontiere aperte.
«Ancora una scelta importante legata alle storie e una grande racconto che apre il festival. Alois Brunner, uno dei criminali nazisti più ricercati di sempre, implicato nella deportazione di oltre 100.000 persone nei ghetti e nei campi di concentramento, ha eluso numerosi tentativi di arresto fuggendo a Damasco, dove ha contribuito alla creazione dei servizi segreti siriani. I due attori fondono i frammenti della ricerca di Mudar Alhaggi, autore del testo, con la loro esperienza personale. La storia siriana e quella tedesca si intrecciano, in un’indagine mozzafiato sull’esilio, la responsabilità, la memoria politica e il complesso filo che lega il passato al presente di Europa e Medio Oriente».
Prima ci ha anticipato che Mittelfest è aperto alla comunità tutta. Un esempio?
«La prima giornata è davvero significativa. Si parte con la storia terribile e affascinate di Alois Brunner e poi la sera va in scena un grande concerto pensato per tutti come “Cartoon Night” con Tosca, la FVG Orchestra e un coro di settanta voci bianche. Un segno di accoglienza verso tutti gli spettatori e tutte le fasce d’età». —
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