Se la varietà del potere al mondo d’oggi può trasformarsi in corresponsabilità

Alberto Felice De Toni ed Eugenio Bastianin raccontano in un libro il rischio di un accentramento delle leve di comando

Francesco Iori
La copertina del libro e il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni
La copertina del libro e il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni

Il giudizio più impietoso ha la firma di Elias Canetti: “Il potere sdegna le trasformazioni, basta a se stesso, vuole soltanto se stesso… assoluto e arbitrario, non agisce a vantaggio di nulla e di nessuno”. Risale a oltre mezzo secolo fa, ma suona tanto più attuale oggi, nell’era della complessità: esercitarlo con quello spirito significa inesorabilmente fallire. Lo segnala con straordinaria efficacia quanto sulla scorta di rigorosa documentazione il libro di Alberto Felice De Toni ed Eugenio Bastianin, che già in passato si erano cimentati sull’argomento, e che ora vi ritornano con “La varietà necessaria del potere – Cooperazione e corresponsabilità come chiavi di successo delle organizzazioni” (editore Guerini e Associati, pag.168).

Il tema è inquadrato con estrema lucidità fin dall’introduzione, firmata da Enzo Rullani: autorevolissimo esperto, che già ab illo tempore andava segnalando la necessità di imparare “l’arte di fare rete sull’orlo del caos”. L’avvento di una crescente complessità in tutti i rami del vivere, accompagnato da una devastante accelerazione, mette in crisi tutti i vecchi parametri e obbliga a una rivoluzione prima di tutto mentale. Ma anche qui, come spesso accade, nulla di nuovo sotto il sole: gli autori segnalano l’autorevolissimo precedente dei Gesuiti, che risale addirittura a mezzo millennio fa: alla Compagnia di Gesù, e in particolare al suo fondatore Ignazio di Loyola, va riconosciuto il merito di essere stata capace, più di altre organizzazioni, di trasformarsi nel tempo cogliendo i segni del cambiamento. Ignazio, in particolare, credeva fortemente nel principio della delega, e con straordinaria modernità sosteneva che gli errori non vanno vissuti come fallimenti, ma come occasione di crescita. Era sua convinzione inoltre che tutti possiedono le potenzialità di un leader, e che un vero leader sa dischiudere tali potenzialità anche negli altri.

Verosimilmente senza aver mai letto neanche una pagina del padre dei Gesuiti, ad analoghi principi si è ispirata la giapponese Toyota, leader nel campo delle auto. De Toni e Bastianin illustrano nei dettagli il fondamentale principio di auto-attivazione introdotto nell’azienda fin dagli anni Settanta del secolo scorso, sia sul piano interno nei confronti delle maestranze, sia su quello esterno verso i fornitori. E’ uno schema che fa leva sul coinvolgimento della forza-lavoro, in termini di persone e di gruppi, anziché sul classico antagonismo: in particolare, gli operai che si auto-attivano sono degli autentici self-leader; e i due patti sociali attivati da Toyota con loro e con i fornitori sono stati caratterizzati da un significativo successo.

L’analisi degli autori è chiaramente più complessa, e fa leva sul principio-base di una sostanziale convivenza tra principio gerarchico del potere e principio di cooperazione e corresponsabilità: la tesi sostenuta è che modelli innovativi di tipo auto-organizzativo e modelli tradizionali gerarchici possono coesistere nel tempo e nello spazio delle stesse organizzazioni; e lo stesso vale per stili di leadership diversi.

In buona sostanza, come suggerisce Rullani, le organizzazioni oggi sono chiamate a rielaborare continuamente la loro storia, innovando ogni volta facendo leva sulla cooperazione e la corresponsabilità dei loro addetti: specie in una fase come quella attuale, in cui potere e complessità rappresentano due facce della stessa medaglia, quella della realtà in cui viviamo; d’altra parte, solo il potere può governare la complessità, se correttamente gestito.

Il messaggio di fondo che De Toni e Bastianin mandano attraverso queste dense pagine è che l’aumento della complessità con cui dobbiamo misurarci non va affrontato con soluzioni che fanno leva sull’accentramento dei poteri e su norme speciali, ma con un allargamento dei poteri stessi e la ricerca di un loro equilibrio dinamico, per favorire la cooperazione e la corresponsabilità.

Vale naturalmente in primis per l’economia, ma giustamente gli autori sottolineano che si può applicare a tutti i campi del vivere: inclusa, perché no?, quella politica che oggi, non solo in Italia, si ostina a muoversi nella direzione ostinata e contraria.

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