La Biennale Danza celebra i Creatori di miti che guardano al futuro

Il direttore McGregor lancia il 19° Festival internazionale, a Venezia dal 17 luglio al 2 agosto: «La tecnologia aiuta gli artisti a realizzare le loro idee»

Giuseppe Barbanti

Myth Makers/Creatori di miti, è il tema del 19° Festival Internazionale di Danza Contemporanea che si inaugura a Venezia giovedì 17 luglio per proseguire poi sino al 2 agosto. «Attraverso la loro inspiegabile ricerca creativa gli artisti sono sempre stati i creatori di miti del proprio tempo», spiega Wayne McGregor, direttore del settore Danza della Biennale. «La loro esplorazione affronta temi di portata universale, lavorano in continuità con il passato e guardano al futuro. Il dna della creatività si ritrova nella cultura del mito quanto più viene valorizzato il rapporto con le radici, reinterpretandole».

Certo in questi nostri anni la tecnologia sembra essere in grado di esercitare un peso non indifferente sul processo creativo.

«In realtà la tecnologia è da sempre presente nel processo creativo, tradizionalmente offre all’artista strumenti e modi per tradurre in opere le sue idee, intuizioni e percezioni», prosegue McGregor. «E grazie al suo bagaglio creativo l’artista riesce anche a superare le difficoltà di natura tecnica che incontra». Un esempio unico degli esiti cui può condurre il confronto fra arte, tecnologia e intelligenza artificiale sarà l’installazione immersiva e interattiva On the Other Earth che debutta all’Arsenale in Sala D’Armi in prima assoluta venerdì 25 luglio e resterà visibile sino alla fine del Festival: vi ritroveremo danza, coreografia, immagini digitali, rilevamento multimodale, intelligenza artificiale e suono spazializzato. Al pubblico sarà data la possibilità di interagire con l’installazione.

Dopo quattro edizioni del festival concentrate sull’unicità dell’intelligenza fisica, passando in rassegna fra gli altri tatto e sensazione, quest’anno McGregor ha voluto concentrarsi sulla fluidità.

«L’esperienza delle passate edizioni ci ha consentito di avere una corretta percezione delle manifestazioni dell’intelligenza fisica, adesso dobbiamo porre attenzione al ruolo dallo scambio creativo che si ingenera fra queste manifestazioni, una sorta di sinfonia che ci fa prendere consapevolezza di come il corpo umano, forse il complesso più tecnologico che ci sia, abbia bisogno della dimensione fluida per poter esprimere al meglio le sue potenzialità: per comprenderne la portata pensiamo al ruolo che assumono gli occhi e lo sguardo nelle relazioni interpersonali», sottolinea McGregor, che ha portato l’esempio dello spettacolo Cadela Forca Trilogy, che ha come coautrice Carolina Bianchi, Leone d’Argento di questa Biennale Danza.

«La sua durata, oltre tre ore e mezza, obbliga il pubblico a rallentare i ritmi frenetici che spesso ci sono imposti, a ritagliarsi una frazione di tempo per relazionarsi con questa creazione». Stretto poi è il legame fra orizzonti e prospettive della danza in una visione planetaria e l’investimento in termini economici che è possibile destinarvi.

«La mia esperienza mi ha portato a vedere gli artisti nelle realtà dove operano e numerosi sono i lavori di qualità che affrontano temi che mi stanno a cuore», continua Wayne McGregor. «Nei paesi europei e più in generale nell’Occidente c’è una cultura che assicura adeguato sostegno alla danza, nel resto del mondo laddove non ci sono risorse la creatività latita».

E qui entra in gioco il ruolo assunto dalla Biennale: «Noi investiamo sugli artisti per tutto l’arco della vita, dal sostegno del College ai giovani danzatori e coreografi provenienti da tutto il mondo che stanno ultimando la formazione e intendono accedere alla professione, fino alla coreografa 84enne Twyla Tharp, Leone d’Oro di quest’edizione del Festival, che ci presenterà la sua ultuma creazione nata dal rapporto col musicita Philip Glass», conclude McGregor.

«La Biennale Danza investe in nuove creazioni, questa è diventata la sua missione. Gli artisti vengono invitati per generare e sostenere nuove opere. E anche l’esperienza passata del College ci aiuta: sono tanti in giro per il mondo i talenti che hanno vissuto a Venezia per partecipare a workshop e produzioni del College. Non facciamo acquisti in giro per il mondo, ma abbiamo ideato un modello di investimento nell’ambito dello spettacolo dal vivo che sta dando risultati significativi». 

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