Ildefonso Falcones a Pordenonelegge: omaggio alle masse dimenticate della storia
Lo scrittore spagnolo ha ricevuto il riconoscimento istituito da Crédit Agricole. «In un’era in cui si corre il romanzo storico impone al lettore un ritmo più lento»

“La storia in un romanzo”, il premio istituito 18 anni fa da Crédit Agricole e nato dalla collaborazione fra Fondazione Pordenonelegge e Link Mediafestival di Trieste, su impulso di Crédit Agricole Italia è stato conferito, sabato nel teatro Verdi di Pordenone allo scrittore spagnolo Ildefonso Falcones.
Una cerimonia in grande stile, pubblico da occasioni importanti per l’omaggio a un autore capace non solo di ricostruire con meticoloso rigore eventi storici legati al periodo più fulgido della corona spagnola, ma anche di raggiungere un pubblico enorme, vasto e diversificato.
«L’edizione 2025 del Premio Crédit Agricole – ha precisato Elisabetta Usuelli responsabile delle relazioni esterne di Crédit Agricole Italia – va allo scrittore Ildefonso Falcones per aver restituito, attraverso i suoi romanzi storici, la voce alle masse dimenticate della storia. Nei suoi libri, il passato non è mai solo sfondo, ma un corpo vivo e pulsante, abitato da uomini e donne che lottano per l’emancipazione, per l’identità, per la dignità.
Un posto centrale è riservato alle figure femminili: forti, coraggiose, indipendenti, le sue donne sfidano le convenzioni del loro tempo e si fanno portatrici di un desiderio profondo di libertà. In questo senso, l’opera di Falcones è anche una forma di risarcimento letterario nei confronti delle donne cancellate o marginalizzate dalla Storia.
Con uno stile epico e avvolgente, Falcones ci ricorda che la letteratura storica può ancora essere uno specchio dei nostri conflitti più profondi e una chiave per comprendere il presente». Avvocato civilista di successo a Barcellona, sessantasei anni, noto al grande pubblico anche per le due serie televisive tratte dai suoi romanzi, vanta davvero numeri enormi.
“La Cattedrale del mare” il suo primo libro pubblicato in Italia da Longanesi già nel 2007 ha superato il milione e mezzo di copie, e sempre per Longanesi è uscito qualche mese fa “In guerra e in amore” ambientato in una Napoli a metà del 1400, sottratta ai francesi dagli aragonesi e alle vicende, umane e storiche, agli intrighi, agli amori e ai tradimenti che ne hanno segnato i decenni immediatamente successivi.
Come sia diventato un autore storico «è quasi un caso – racconta Falcones nel dialogo con Alberto Garlini e visibilmente onorato per l’accoglienza in una città – nella quale torna sempre molto volentieri” – avevo proposto a diversi editori un mio romanzo ambientato in epoca contemporanea, ma nessuno ha mai voluto pubblicarlo. All’ennesimo rifiuto ho cercato di intuire quale potesse essere un tema più adatto al pubblico e accolto dagli editori. Ho sempre avuto una passione per la storia, vicino al tribunale c’era la basilica di Santa Maria del Mar che frequentavo nei tempi morti tra un’udienza e l’altra e da lì mi è nata l’idea di scrivere “La cattedrale del Mare” che mi ha reso un autore storico.”
Perché l’Italia e Napoli soprattutto protagonisti nel suo “In guerra e in amore”? «Le ragioni sono due, la prima è puramente cronologica, continuando la saga la storia che ne segue è la conquista di Napoli, appunto. Certo, per raccontare la decadenza del regno di Catalogna avrei potuto anche ambientare il romanzo a Barcellona, ma la città mi interessava meno. Mentre per Napoli, ecco la seconda ragione, nutro una passione sconfinata, mi attrae moltissimo, ha questo misto di decadenza e storia che la rende una città assolutamente attraente» Sulla differenza o contrapposizione dei generi letterari Falcones ha idee molto chiare.
«Tutti i generi attraversano fasi altalenanti, e non è detto che il romanzo storico sfugga a queste logiche, forse il romanzo storico impone al lettore un ritmo più lento che è un valore apprezzato in un’epoca in cui tutto è molto veloce.
Se poi devo dire cosa penso delle trasposizioni televisive dei miei romanzi devo dire che io so raccontare con le parole, non con le immagini. E per questo, se la trasposizione è fatta da professionisti accetto e capisco che qualche adattamento vada fatto».
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