Un anziano e due nipoti alle prese con la montagna: ecco l'ultimo libro di Mauro Corona
Lo scrittore di Erto racconta due modi diversi di vivere la natura: una ragazza coscienziosa, il fratello che pensa solo ai soldi

Sta nel suo Mauro Corona, la montagna è una comfort zone che lui ama e conosce ed è lontano il tempo per una discesa a valle delle storie. “I sentieri degli aghi di pino” (Mondadori) ha il timbro dell’ottobre 2025 (è in libreria dal 21) e, annusando il libro, vien fuori un profumo misto di tipografia e di bosco.
Un romanzo metafora, s’intenda, perché il cantore di Erto non spreca inchiostro a vanvera. Poi qualcuno dirà: ancora mulattiere, ancora stambecchi, ancora neve? Per i racconti di mare, eventualmente, c’è Joseph Conrad. Volendo salire in cima ai monti, sul sentiero vi trovate Corona. Ognuno sceglie il fondale che più lo fa sentire bene.
L’attraversamento temporale è piuttosto imponente. Si affrontano esistenze che il lettore affiancherà per tutta la narrazione. Il “nonu” è il vecchio saggio del paese — è Mauro? (ovvio) — che alleva e tenta di crescere al meglio i due nipoti, tipologie diversissime fra loro: la ragazza è coscienziosa, ama gli alberi e tira dritto nella sua freschezza allevando un solo pensiero: salvarli. Il fratello, altresì, è uno che mira al potere del denaro e, seppur adolescente, culla l’idea di diventare milionario tagliandoli. “Chi si arricchisce strizzando la natura come un cencio, sbaglia”. In fondo Lei è di tutti: chi la ama e la rispetta e chi la violenta.
Corona comincia proprio dai millenial per srotolare una favola dove lui sta nelle retrovie e lascia ai ragazzi il proscenio. Una nuova generazione spaccata in due, ovviamente, con responsabilità e senza responsabilità. L’eterno dilemma di un’umanità che in pace non sta mai, per principio o forse per dna. Siamo stati creati per vivere in contrasto, altrimenti calerebbe su di noi la noia globale.
L’autore scalatore e scultore – che ha segnalato l’altro sui social la mancanza di un intero capitolo a pagina 106 e la casa editrice ha garantito di rimediare immediatamente - conosce bene le pieghe dell’esistenza terrena e, attraverso le invenzioni, ce le fa trovare in ogni svelamento di esistenze altrui. Il vero motivo dell’opera è guardare con sconforto una certa generazione, che del domani s’impossesserà, dai modi bruschi e senza rispetto per chicchessia. Per fortuna fanno buona guardia quelli con un po’ di grano in zucca, coscienziosi e attenti alle esigenze di un pianeta messo alle corde dall’uomo.
Uno scrivere schietto col piglio classico: così risultano le centosettanta pagine del librino con la copertina rigida finito di vergare il 20 agosto 2025. C’è la firma, alla fine, con tanto di data.
I fratelli crescono con convinzioni sempre più distanti fra loro. La ragazza si avvicina alla tradizione oltrepassando persino il confine della scienza per confrontarsi con la mitologia e con la stregoneria. Eppure la pozione magica, più vicina a Mago Merlino che a un terzo millennio erudito, la sua funzione la fa, ridando vita a un povero albero destinato a morire in piedi.
Il fratello inventa macchinari per radere al suolo boscaglie perché il bello della faccenda è accumulare una montagna di denari e al diavolo se l’ossigeno scarseggia perché le fronde cadono o vengono bruciate dai pazzi piromani. Tagliare e semmai piantare, questa è la visione del benessere.
I vecchi poco possono fare se non sperare nel buon senso di chi prenderà il loro posto. Corona si è attrezzato mettendo in campo la lotta contemporanea con qualche colpo di speranza buttato nella mischia. Magari chi parte male ci può ripensare, no? Il pentimento è sempre ben accetto.
D’altronde uno che sfiora i cento, come il suo alter ego, non può nemmeno pensare che i giovanotti possano affiancarlo nelle sue ataviche convinzioni. Anziani di ogni epoca non si rassegnano ai colpi di testa dei nipoti. E i nipoti, diventati anziani, faranno lo stesso. Un ripetersi inevitabile di atteggiamenti. Con l’aspettativa che il saggio della catena inverta la marcia e riporti l’equilibrio. In quel pezzo di mondo, dove il cemento è bandito, significa vita.
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