Ecologia, impegno civile e cura dei luoghi: a Treviso la mostra dedicata a Mario Rigoni Stern

Dal 25 ottobre al 21 dicembre a Palazzo Bomben la Fondazione Benetton presenta l’omaggio allo scrittore di Asiago: un percorso tra natura, memoria e impegno civile. All’inaugurazione l’intervento di Marco Paolini, tra immagini, parole e ricordi

Marina Grasso

«Ecologia non è una moda, anche se come vocabolo è da poco entrato in uso (ed è già logoro!)»: lo scriveva Mario Rigoni Stern nel 1976, con la sua lucidità asciutta e preveggente, quando la parola ecologia non rischiava ancora di essere un valore aggiunto del consumo invece che un principio di vita. A quell’idea - sobria, concreta, poetica insieme - si ispira la mostra “Mario Rigoni Stern. Ecologia, impegno civile e cura dei luoghi”, che la Fondazione Benetton Studi Ricerche presenta nella sua sede di Treviso dal 25 ottobre al 21 dicembre, in collaborazione con il Comune di Asiago e l’Archivio Mario Rigoni Stern.

L’inaugurazione, domani alle 17, sarà accompagnata da un ricordo di Marco Paolini, che in più occasioni ebbe modo di frequentare e di lavorare con lo scrittore asiaghese, e che porterà un suo personale omaggio, anche a testimonianza dei legami che Rigoni Stern seppe intrecciare con artisti e intellettuali.

Curata da Massimo Rossi e Gianbattista Rigoni Stern, la mostra riprende e amplia l’esposizione realizzata ad Asiago per il centenario della nascita dello scrittore, per raccontarlo attraverso la trama dei suoi gesti, delle sue parole e delle relazioni che seppe costruire tra letteratura e paesaggio. «Ci è sembrato naturale approfondire il suo rapporto con la natura, il bosco, la montagna, gli animali, gli alberi, i luoghi», ha spiegato ieri Rossi presentando l’esposizione, «per restituire la sua convinzione che la salvezza dell’uomo coincida con l’armonia con l’ambiente che lo ospita».

Il progetto espositivo, realizzato con lo studio B LAB design, si distingue per l’attenzione alla qualità visiva e alla leggibilità dei materiali, in equilibrio tra rigore documentario e sensibilità poetica. La mostra si sviluppa al primo piano di Palazzo Bomben, dove già alla base dello scalone una grande mappa restituisce la fitta rete di relazioni e di viaggi dello scrittore. A metà scala, la gigantesca immagine di un urogallo sembra guidare i visitatori verso “Il bosco degli urogalli”, una delle molte opere in cui Mario Rigoni Stern intrecciò natura e memoria in un unico respiro narrativo. E l’esposizione non delude le attese di questo preludio visivo.

Tra i nuclei più significativi del percorso spicca la nuova ampia sezione dedicata al suo impegno civile e ambientale, che riunisce documenti, immagini e parole in una lettura unitaria del suo pensiero. Le grandi foto dell’Altopiano di Loïc Seron fanno da sfondo a lettere, citazioni e frammenti d’archivio, accanto alle litografie di Aldo De Vidal, ai libri d’arte di Pino Guzzonato, alle acqueforti di Guerrino Bonaldo e alle tavole di Armando Pizzinato, mentre su ampi tavoli di legno la scrittura di Rigoni Stern intreccia i segni degli artisti, componendo un paesaggio di carta in cui si riconosce la sua idea più alta di ecologia: un’armonia profonda tra uomo, natura e memoria.

Le altre sale ampliano e approfondiscono i temi già presentati ad Asiago, in un allestimento che privilegia la chiarezza visiva e la leggibilità delle carte. Sei sezioni tematiche ripercorrono la vita e l’opera dello scrittore: dal legame con Primo Levi alla riflessione sull’attivismo ambientale, dalla precoce vocazione alla scrittura alla rete di relazioni umane e culturali che lo legava ai suoi luoghi, con altre fotografie di Seron che restituiscono l’immagine più intima dello scrittore tra boschi, animali e silenzi. Un percorso che trova ideale completamento nel piccolo volume pubblicato da Fondazione Benetton e Antiga per l’occasione, che mutua il titolo della mostra e che raccoglie i testi dei curatori e ripropone due scritti dell’autore in dialogo con le opere di Bonaldo, De Vidal e Guzzonato.

Gianbattista Rigoni Stern, nel ricostruire la genesi della mostra, ha ricordato che suo padre «aveva conservato nelle soffitte accanto al suo studio tutte le carte della sua vita di scrittore: appunti, manoscritti, lettere, fotografie. Dopo la sua morte decidemmo di donarle al Comune di Asiago, per farne un archivio aperto a chi voglia conoscerlo davvero». E durante la presentazione di ieri, la vicesindaca di Asiago Ludovica Tondello ha annunciato che il fondo, già completamente catalogato, dispone ora anche di un archivista dedicato che lo renderà ancora più fruibile per il pubblico e per la ricerca. Una ricerca che, a 17 anni dalla morte dello scrittore, ha ancora molti suoi saperi da rivelare, come testimonia la mostra trevigiana.

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