Un libro racconta i 40 anni della Ddr tra oppressione e speranze

Il libro di Katja Hoyer traccia un bilancio dei 40 anni di Repubblica democratica. Gli “Ossies” sono i veri sconfitti del Novecento

Marta Herzbruch
Una manifestazione sportiva nella Ddr
Una manifestazione sportiva nella Ddr

Trentacinque anni sono una congrua distanza temporale per permettere una seria ricostruzione della storia della Repubblica Democratica Tedesca, nata il 7 ottobre del 1949 come conseguenza della Guerra Fredda e della divisione della Germania, uscita sconfitta dal secondo conflitto mondiale, in due distinte zone d’influenza. A ovest c’era la Repubblica Federale Tedesca, costituta dai Länder sotto controllo degli Alleati occidentali, a est la Rdt che è stata ufficialmente disciolta il 3 ottobre del 1990, anche a seguito del sisma rappresentato dalla Perestrojka avviata da Michail Sergeevic Gorbačëv.

Oggi gli storici hanno finalmente accesso a documenti secretati fino a pochi anni fa e dispongono della necessaria distanza per stilare un equo bilancio su un esperimento durato quarant’anni, quello d’una Germania socialista, anti-capitalista e antimperialista, basata sui principii d’una repubblica del popolo governata dal partito egemonico del SED, fondato nel 1946 dall’unione fra i partiti comunista e socialista sopravvissuti in clandestinità al nazifascismo. Un esperimento utopico che s’è infranto il 9 novembre 1989 con la Caduta del Muro di Berlino.

Il Muro era stato eretto nell’agosto del 1961 dalla Rdt per porre fine all’inarrestabile fuga di cittadini della Germania Est spacciandolo per un “muro di protezione antifascista”. Bollato a occidente come “muro della vergogna”, delimitava la metà “occidentale” della città, quella controllata dalle forze alleate di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, che – per uno scherzo della storia – geograficamente si trovava al centro dei 5 ex-Länder controllati dall’altra potenza uscita vincitrice dalla guerra: l’Unione Sovietica.

L’epopea dei quarant’anni d’esistenza della Rdt, così ricca d’esempi di resilienza nonostante le tante ombre, ci viene ora raccontata, con passione, acutezza e una profusione di dettagli storici, politici e socioculturali, da Katja Hoyer in “Beyond the Wall: East Germany, 1949–1990” uscito nel Regno Unito per Allen Lane e in contemporanea in Germania col titolo “Diesseits der Mauer: Eine neue Geschichte der DDR 1949-1990” (Hoffmann und Campe, pp. 576, euro 28, 00).

Il messaggio che traspare dalla lettura di questo libro è che siano stati i cittadini della Germania est i veri sconfitti della guerra totale voluta da Hitler. Per loro è come se la guerra non sia finita nel 1945 con l’arrivo dell’Armata Rossa, ma solo nel 1990, con la riunificazione delle due Germanie.

Di fatto gli “Ossies” (come vengono dispregiativamente chiamati nella Germania Ovest) hanno pagato il prezzo più alto, avendo dovuto vivere in un paese militarizzato, chiuso da confini invalicabili, in uno stato di polizia sotto il controllo onnipresente del servizio segreto più potente del mondo, la Stasi. Si contano a centinaia i tedeschi orientali morti nel tentativo di passare illegalmente i confini di Stato.

La Rdt era però un paese che – sebbene costrittivo di libertà basilari, come quelle d’espatrio e d’opinione – offriva ai suoi cittadini garanzie che nessun sistema capitalista potrebbe offrire: casa, lavoro, istruzione, ferie, una vita socioculturale e sportiva organizzata e, seppur limitate, egualitarie prospettive d’avanzamento sociale.

I tedeschi dell’est son stati doppiamente sconfitti, prima da cinquant’anni di sacrifici e poi, dopo la “Svolta”, quando le loro sicurezze son state spazzate via dalle leggi di libero mercato che li hanno ridotti a cittadini di serie B, alimentando un profondo scontento, oggi concretizzatosi nell’ascesa nei ricostituiti Länder orientali di partiti anti-establishment d’estrema destra quali l’AfD, o l’Alliance di Sahra Wagenknecht, mix di politiche socioeconomiche di sinistra con accenti razzisti e anti-ecologisti.

Katja Hoyer, nata nella Rdt nel 1985, ha studiato storia a Jena e in Inghilterra dove s’è trasferita e dove lavora come giornalista e ricercatrice al King’s College di Londra, è autrice di “Blood and Iron. The Rise and Fall of the German Empire 1871-1918” miglior libro del 2021 per il Financial Times.

In “Diesseits der Mauer” (Da questa parte del muro) Katja Hoyer ripercorre anno dopo anno tutti gli eventi che hanno segnato la storia della Rdt, tratteggiando vivi ritratti dei suoi protagonisti, dai semplici cittadini, operaie, studenti, militari e professionisti, agli uomini politici che ne hanno tracciato i destini, a partire dai fondatori dello Stato: Wilhelm Pieck e Walter Ulbricht, fedeli seguaci di Stalin, fino a Erich Honecker, ultimo Presidente del Consiglio di Stato della Rdt deposto nel novembre del 1989. Come pure il Ministro della sicurezza di Stato, Erich Mielke, entrambi letteralmente “seppelliti da una risata” dal parlamento monocamerale durante una seduta del 13 novembre 1989. La Rdt era ormai collassata, l’URSS non era più disposta a fornirle energia e protezione, e da mesi cittadini esasperati fuggivano attraverso i varchi aperti dalla Perestrojka, chi era rimasto scendeva in piazza proclamando che il “popolo” erano loro. —

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