Come fratelli, al cinema la storia di una famiglia nata per caso

Al Festival di Taormina presentato il film del registra trevigiano Antonio Padovan. Due padri rimasti vedovi si appoggiano l’uno all’altro per trovare la felicità. Tra i protagonisti il padovano Pierpaolo Spollon e i due bambini, uno trevigiano e l’altro bellunese

Elena Grassi
Pierpaolo Spollon con Francesco Centorame e i bambini
Pierpaolo Spollon con Francesco Centorame e i bambini

In un panorama cinematografico come quello attuale, popolato da una riconquista della figura femminile, desiderosa di affermarsi sul grande schermo come nella società, arriva un film controcorrente, che mette in primo piano due uomini normalissimi, nel loro ordinario vivere quotidiano.

“Come fratelli” del regista trevigiano Antonio Padovan, presentato venerdì 13 giugno fuori concorso al Taormina film festival, non vede protagonisti supereroi o assassini, artisti tormentati o maschi alfa, ma semplicemente Giorgio e Alessandro, rimasti vedovi subito dopo essere diventati padri, alle prese con la gestione pratica di pannolini, biberon e neonati da accudire, e con la gestione emotiva di un dolore enorme e improvviso da superare. Uniscono le forze, creano una nuova famiglia, condividono problemi e scoprono opportunità, crescendo assieme ai loro figli, tra lacrime e risate, cullati da un profondo afflato di speranza che stempera il dramma in delicate sfumature di commedia.

Giuseppe Battiston
Giuseppe Battiston

Per raccontare una storia così ci voleva uno sguardo gentile, proprio quello che Padovan aveva dimostrato già nel suo esordio “Finché c’è prosecco c’è speranza” (2016) e soprattutto nel “Grande passo” (2019). Pepito produzioni e Rai Cinema gli hanno quindi affidato la sceneggiatura di “Come fratelli”, scritta da Martino Coli e ambientata a Treviso, con incursioni al museo Canova di Possagno, dove le riprese si sono svolte nell’autunno scorso.

Il film uscirà in sala il 26 giugno per 01 Distribution, che sta organizzando anche un tour veneto del cast, comprendente - oltre ai protagonisti Francesco Centorame (Giorgio) e il padovano Pierpaolo Spollon (Alessandro) - anche Ludovica Martino, Paola Buratto, Mariana Lancellotti, e la partecipazione di Giuseppe Battiston.

«Mi sono sempre piaciuti i personaggi impreparati a ciò che gli succede», racconta Padovan, «com’era anche il mio Stucky in “Finchè c’è prosecco”: è diventato figo nella serie tivù, ma nel mio film era un disagiato. Giorgio e Alessandro di “Come fratelli” vanno alla ricerca della felicità con la forza della tenerezza e la determinazione che nasce dall’inadeguatezza. Il pubblico spesso penserà che non ce la possono fare, e per questo si affezionerà ai due, ritrovandosi nell’autenticità dei loro sentimenti e dei loro vissuti senza scorciatoie. Non ho mai spinto sull’acceleratore dei tasti emotivi, lasciando che fossero i movimenti di macchina come degli abbracci, la luce calda e intensa, e i colori dei vestiti, toni azzurri per Giorgio e marroni per Alessandro, a suscitare percezioni e sensazioni».

Il tema centrale è la famiglia, non intesa in senso tradizionale, ma come rete di emozioni e di persone che sorreggono lo spirito e costruiscono insieme il futuro.

«Come fratelli secondo me non lo sono solo i bambini», spiega Pierpaolo Spollon, «ma è come se lo fossero tutti e quattro, i figli e i papà, che sembrano due ragazzoni. Insieme interpretiamo l’idea di un altro tipo di famiglia, che riesce e che funziona oltre a quella di sangue, in sociologia la chiamano famiglia nucleare ed è una cosa molto bella, è famiglia dove le persone stanno e si vogliono bene, al di là dei ruoli mamma e papà. Il mio personaggio è stato costretto a diventare uomo prima di quando avrebbe previsto, e non sa come attraversare il dolore, ma poi trova la strada, capisce che bisogna lasciar andare le cose: si perde una persona cara, si soffre, ed è giusto, ma poi ad un certo punto bisogna lasciarla andare perché è inevitabile, la vita deve proseguire».

E ce lo dice anche lo scorrere lento e continuo del fiume Sile lungo l’Alzaia, che ha regalato molte immagini significative, sulle panchine sotto agli alberi si gioca, si ride, ci si abbraccia, ci si commuove, nella Treviso più intima che rifugge lo stereotipo da cartolina, diventando una città dell’anima.

«Anche nelle location ho cercato la tenerezza di cui la storia necessitava», chiude Padovan, «ho rappresentato la Treviso dei miei sogni astraendola, andando nei vicoli ed evitando le piazze, seguendo i corsi d’acqua, per renderla il più universale possibile, una città medievale incastonata nella pianura, uno scrigno di bellezza preservata dalle mura, viva, accogliente, piena di calore».

Grazia e leggerezza sono state portate anche dai bravissimi piccoli coprotagonisti, Noah Signorello, trevigiano, e Giacomo Padovan di Borgo Valbelluna, che non ha legami di parentela con il regista, entrambi infatti sono stati scoperti dalla talent scout vicentina Mira Topcieva Pozzato. “Come fratelli” è davvero un film per tutti, capace di parlare con affetto delle cose semplici che sanno rendere straordinaria la vita. 

Riproduzione riservata © il Nord Est