Giovani registi veneti da premio

Sono tutti under 30 e si sono già fatti apprezzare nei concorsi e nei festival. Ecco chi sono e cosa stanno facendo i nuovi talenti della macchina da presa

Elena Grassi
Alessandra Gonnella
Alessandra Gonnella

C’è chi è andato al Festival di Cannes e chi alla Mostra del cinema di Venezia, chi ha creato serie televisive per la Rai e chi ha venduto i propri lavori a broadcaster europei, chi ha portato a casa un Nastro d’Argento e chi è in lizza per il David di Donatello, chi ha vinto concorsi all’estero e chi all’estero ha fondato una propria casa di produzione.

Nicolò e Alvise Bressan Degli Antoni, Alessandra Gonnella, Alberto De Grandis e Nicolò Folin hanno tutti in comune tre cose: il talento per la macchina da presa, l’appartenenza alla Gen Z, e le origini territoriali.

Sono loro i giovani registi veneti under 30 che in questi ultimi anni si sono imposti sulla scena cinematografica italiana e internazionale, sorprendendoci davanti allo schermo con le loro storie originali e uno sguardo autentico e fresco, rivolto verso un futuro professionale assai promettente.

Gli enfants prodiges

Nicolò e Alvise Bressan
Nicolò e Alvise Bressan

I fratelli Bressan Degli Antoni, Nicolò, 27 anni regista, e Alvise, 24 anni produttore, nati a Venezia e cresciuti a Treviso, fin dal loro primo cortometraggio “Stiglitz” (2021), un omaggio a Fellini, hanno acceso i riflettori su di sé come enfants prodiges (all’epoca Alvise aveva appena 19 anni) della settima arte, vincendo i festival del cinema di Tokyo e di Vienna, e arrivando quest’anno alla Mostra del cinema di Venezia con “(Im)perfetta”, corto sul rapporto tra i giovani e i social, con la partecipazione di Valeria Solarino e le musiche di Francesca Michielin (ora disponibile su Raiplay).

«Grandi soddisfazioni ci sta dando anche il cortometraggio “Studies for a Close-Up” con Silvio Orlando, girato lo scorso anno da Nicolò, che ripercorre il suo sogno di regista, quando si è trasferito a Roma per frequentare, dopo la laurea in Beni Culturali a Ca’Foscari, il corso di alta formazione “Creare Storie” di Anica Academy», spiega Alvise Bressan Degli Antoni, «questo lavoro è stato presentato alla Festa del cinema di Roma 2024 ed è entrato tra i finalisti dei Corti d’Argento 2025, recentemente lo abbiamo ceduto a TV France, la televisione nazionale francese, e uscirà prossimamente sulla piattaforma WeShort, considerata la Netfilx dei corti. Adesso siamo in pre-produzione con il prossimo corto “Quello che non sapevo”, che verrà girato a Chioggia nel 2026, e Nicolò sta scrivendo il suo primo lungometraggio».

Regista e produttrice

Il Nastro d’argento nel 2020 lo ha portato a casa invece Alessandra Gonnella per il corto “A cup of coffee with Marylin”, da cui è nata poi la serie “Miss Fallaci” con Miriam Leone sul primo periodo della carriera di Oriana Fallaci (corrispondente da Hollywood), andata in onda con successo in prima serata su Rai1 a febbraio scorso.

La regista, oggi trentenne, originaria di Montebelluna, dopo le scuole superiori è volata a Londra, dove si è laureata alla National Film and Television School, e dove ha da poco fondato la sua casa di produzione Nervosa Pictures.

«Mi occupo di progetti che stabiliscano un ponte tra Italia e Regno Unito», svela Gonnella, «oltre che con il cinema, anche con mostre o teatro, come “Chef”, un monologo al femminile recitato dall’attrice Miriam Gagino, nella versione sia italiana che inglese, di cui curo la regia, e che dopo il debutto londinese arriverà al Teatro del Pane di Treviso il 22 novembre, per partire poi in tour. Sto anche mettendo in piedi il mio primo lungometraggio, una commedia romantica che conto di girare in Veneto il prossimo anno».

Verso il David

Alberto De Grandis
Alberto De Grandis

Alberto De Grandis, 24 anni, veneziano, è invece in corsa per entrare nella short list dei David di Donatello 2026 con il suo ultimo cortometraggio “L’ospite”, un spaccato sulla prima guerra mondiale vissuta in trincea da giovani soldati, con protagonisti Francesco Pannofino e Angelo Maggi, girato sull’Altopiano di Asiago.

«Ho frequentato la scuola Verona Studio Cinema», racconta De Grandis, «dove ho conosciuto Nicola Piovesan, che ha sceneggiato il corto, e dove ho avuto come docenti Maggi e il regista della fortunata serie “Boris” Giacomo Ciarrapico, che mi ha messo in contatto con Pannofino.

Grazie alla prestigiosa distribuzione Premiere Film, “L’ospite” parteciperà alle selezioni per il prossimo David di Donatello e per me sarebbe un sogno che si avvera, oltre che la possibilità di veicolare l’importante messaggio portato dal film contro la guerra, che oggi affligge molte parti del mondo». De Grandis si era già distinto nel circuito dei cortometraggi con il suo precedente “Grand Hotel” (2023), sugli ospiti di una casa di riposo, che percepivano nella loro visione come un hotel di lusso.

Il re dei festival

Nicolò Follin
Nicolò Follin

Pur essendo il più giovane per età, 23 anni, Nicolò Folin, nato a Milano ma vissuto tra Lombardia, Veneto (il padre è veneziano) e Lazio, ha infilato una partecipazione ai festival da primato: il suo primo cortometraggio “In spirito” (2023) è stato presentato nella sezione “La Cinef” a Cannes a maggio 2024, e a ottobre dello stesso anno alla Festa del cinema di Roma per “Alice nella città”, assieme al suo secondo corto “Le altre vite”, mentre il suo terzo lavoro “Kushta Mayn. La mia Costantinopoli” (2025), saggio di diploma in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, si è visto alla scorsa Mostra di Venezia nella sezione “Orizzonti corti”.

E non è ancora finita. «Ho appena portato al Trieste Science + Fiction Festival “Le altre vite”, che la prossima settimana presenterò in Turchia al Contact Festival di Smirne», anticipa Folin.

«Questo corto parla di un futuristico centro pubblico, dove le persone che hanno subito un lutto possono incontrare il caro defunto. “In spirito”, invece, riprende il viaggio della giovane monaca Lucia, famosa per le stigmate avute nel 1496, verso la corte del duca di Ferrara. “Kushta Mayn”, infine, affronta il tema delle conversioni degli ebrei al cattolicesimo dal punto di vista di due adolescenti nella Venezia del Cinquecento, secolo in cui è ambientato anche il mio primo lungometraggio, che girerò ad Asolo nel 2026, e riguarderà un caso giudiziario realmente accaduto, di cui ora non posso dire di più». Ma che scopriremo sicuramente a tempo debito, in uno dei festival più importanti del mondo, dove Folin ormai è di casa. —

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