ChatGpt nella vita di tutti i giorni: focus al Fake news festival

Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti spiegano come usare l’Intelligenza artificiale. «Le macchine ci stanno riportando a noi, a reimparare come comunicare»

Martina Delpiccolo

Appuntamento domenica 16 novembre alle 10 a Udine, a Palazzo Antonini Belgrado, nell’ambito del Fake News Festival, con il workshop “Chiedi a ChatGpt. Come utilizzare l’intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni”, guidato dai divulgatori Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori della community “IA Spiegata Semplice” e della fiera “AI Week”. Ci affidiamo alla loro capacità di semplificare la complessità.

Quando avete iniziato la divulgazione dell’AI?

«Con il primo podcast nel 2019, rivolto a manager e professionisti, quando non esisteva ChatGpt. Si percepiva che qualcosa di importante avrebbe rivoluzionato lo sviluppo aziendale. Di lì non ci siamo più fermati, raccontando ogni settimana novità, scoop tecnologici, fake news, cose più o meno belle dell’AI».

Ci aggiornate sui suoi usi virtuosi?

«La rete di Deep Learning ad esempio permette di sottoporre la mammografia all’intelligenza artificiale, che prevede con cinque anni di anticipo lo sviluppo di un carcinoma. SignGemma è un sistema capace di tradurre in tempo reale la lingua dei segni nel linguaggio parlato. Poi, negli occhiali Meta con fotocamera, un sistema può raccontare al non vedente ciò che non vede».

Voltiamo la medaglia. Quali gli usi non virtuosi?

«Clamorosa la truffa della rete di chiamate con AI, guidata dall’uomo, a imprenditori, convinti di parlare con il ministro Crosetto, pronti a rispondere a una sua richiesta di finanziamento. Ci sono cascati quasi tutti. Frequenti sono poi le voci clonate di ragazzini, usate per “false chiamate” alle nonne con richieste di denaro».

Quali i riscontri nella quotidianità e nel lavoro?

«Va distinto chi utilizza AI da chi utilizza ChatGpt. In Italia, quasi una persona su due dichiara di sapere usare ChatGPT. L’uso profondo dell’Intelligenza artificiale riguarda solo l’8 % delle aziende. L’AI può essere usata nel marketing, per creare testi, immagini, video, nelle ricerche di mercato, nella comunicazione, nella produzione per il controllo della qualità attraverso telecamere intelligenti. Per i manager è un amico, l’assistente per l’analisi dei dati di vendita. È una persona arrivata in azienda che sa fare tante cose».

“Amico”, “persona”? C’è il rischio che l’AI sostituisca l’essere umano? Ci renderà passivi?

«Negli anni ‘70 i docenti di matematica dell’Università di Londra hanno scioperato contro la calcolatrice, temendo che rendesse tutti stupidi. In realtà ha liberato spazio nella mente, permettendo di scoprire altre possibilità. L’AI è un amplificatore di competenze. Sta a noi decidere se usarla per sopire i sensi o per potenziarli».

Quali i rischi?

«Ad esempio caricare proprie foto per trasformarle o generare video in app di dubbia provenienza non regolamentate. I dati in input possono andare a finire ovunque ed essere usati a nostra insaputa».

Come difenderci dalle fake news?

«Sono create dall’uomo. L’AI può solo amplificarle. È necessaria la regolamentazione. Basterebbe mettere una filigrana ai video creati dalla AI, che sia obbligatoriamente esposta dalle piattaforme, per distinguerli da quelli autentici».

AI e ChatGPT accentuano lo scarto tra le generazioni?

«I giovani tendono a dominare questa tecnologia. I diversamente giovani sono più in difficoltà. Invece di proporre in TV, nel preserale, programmi vuoti, potremmo far aprire alla gente, “altri pacchi” di informazione tecnologica, come si fa in altri paesi».

ChatGPT viene usata molto dagli studenti. C’è abbastanza formazione per insegnanti e aziende?

«Serve consapevolezza maggiore. L’Italia ha stanziato un miliardo per lo sviluppo di queste tecnologie, per fare in modo che gli algoritmi comprendano noi. Ma quanto stiamo investendo per fare in modo che noi comprendiamo gli algoritmi?».

ChatGPT sostituirà la nostra scrittura o ci stimola a rivederla?

«Bisogna imparare a scrivere un prompt. È inutile chiedere a ChatGpt “come stai?”. È uno spreco di denaro. Bisogna saper formulare la domanda correttamente, in modo mirato. Competenze che l’essere umano ha perso. Le macchine ci stanno riportando a noi, a reimparare a parlare, a scrivere, a comunicare». —

Riproduzione riservata © il Nord Est