Il debutto di Cats: a Trieste lo show dei record
Il musical sbarca al Politeama Rossetti. L’intervista a May Barker, la gatta Grizabella: «Il livello artistico è altissimo. In alcuni spettacoli il pubblico si aspetta protagonisti talentuosi, ma qui sono incredibili»

È senza ombra di dubbio uno dei titoli più famosi del musical e da oggi a domenica sarà di nuovo in scena al Rossetti nella versione originale inglese. “Cats” il musical che Andrew Lloyd Webber ha scritto partendo dalle poesie di Thomas Stearns Eliot, per la regia di Trevor Nunn, prodotto da Cameron Mackintosh and The Really useful group e in tour grazie a David Ian productions torna nel teatro italiano per cui ha rappresentato un momento epocale.
È proprio da questo titolo che lo Stabile regionale è partito ad ospitare le produzioni straniere d’oltremanica, iniziando a dare il benvenuto in città ad artisti che lavorano in West End. E proprio a Londra ha lavorato spesso anche colei che affronterà il toccante ruolo di Grizabella, la gatta ormai anziana, a cui nessun altro gatto vuole avvicinarsi: Lucy May Barker.

Questo rientrava tra i ruoli che sperava un giorno di interpretare?
«Avevo otto anni la prima volta che andai a teatro a vedere questo spettacolo con la mia famiglia e per molti anni non mi sono nemmeno concessa di immaginare di poterlo fare. Ora che lo sto vivendo è senza ombra di dubbio uno dei sogni più belli che si è avverato. Cantare “Memory” è un privilegio enorme».
Lei è stata anche in scena in “Sweeney Todd” a Londra, con Michael Ball e Imelda Staunton, una produzione che molti ricordano, cosa è cambiato da allora?
«Ho un trucco molto molto più complesso. Non ho mai fatto uso di tanto make up in tutta la mia carriera».

Quanto tempo ci mette per prendere le sembianze feline?
«Un gruppo di make up artists solitamente insegna ai vari cast come truccarsi, originando i diversi gatti che sono rappresentati in scena. Ci danno dei riferimenti precisi affinché riusciamo a imparare a truccarci da soli. All’inizio ci mettevo un’ora e mezza a prepararmi, ora invece in circa 45 minuti sono truccata».
Prima di arrivare in Italia in quali paesi siete stati?
«Io sono entrata nel cast circa due anni fa e abbiamo prima fatto tappa in Cina, poi siamo passati in Europa, tra Austria, Germania e poi Svizzera, ma quello che ci piace è che ogni sera il pubblico reagisce in modo simile. Non importa quindi la conoscenza della lingua inglese ( lo spettacolo infatti sarà in scena in lingua originale) perché quella storia un po’ astratta che porta in giro, con quei gatti che interagiscono tra loro a modo loro, non come farebbero gli umani, insieme alle canzoni, ha un effetto quasi magico».
C’è una caratteristica che accomuna il cast?
«Il livello artistico altissimo. In alcuni spettacoli ci si aspetta che i protagonisti siano particolarmente talentuosi, ma in questo caso incredibili. La danza raggiunge livelli così alti da togliere il fiato».

Qual è il segreto del successo planetario di “Cats”?
«Non ridurrei tutto solo alla musica. Nonostante non abbia una trama definita, lo spettacolo tratteggia una storia che parla di ripresa, di accettare il prossimo. Vedere un gatto che viene respinto tante volte dagli altri ma poi capire che ci si può avvicinare ad esso nel mondo di oggi è un messaggio importante. Viviamo in tempi in cui si decide con leggerezza di condannare le persone, si viene spinti all’odio e invece dovremmo coltivare un po’ la nostra umanità, perché ci sono persone buone o che vogliono fare del bene. È anche per questo che riesce a riempire i cuori e a far commuovere persone di ogni dove».
Come si trova con la partitura di Andrew Lloyd Webber?
«“Memory” per me è come una deliziosa cioccolata calda al caramello: stupenda da cantare. Questo spettacolo potrebbe essere scritto da diversi compositori, tant’è variegata la tipologia di generi delle canzoni. Ogni gatto ha la sua, con il suo stile che gli calza a pennello».
Qualche anno fa per il Rum Tum Tugger, il gatto piacione che si diverte però a far ammattire gli umani cambiando sempre idea, la canzone rock era stata rivisitata in chiave rap. Che versione portate in Italia?
«Quella originale. Mi sembra di essere dentro al dvd che ho consumato a casa, tante sono le volte che l’ho guardato». —
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