Procedure più immediate e nuove norme, così aumentano le chance di ritrovare chi scompare
Federica Obizzi, presidente dell’associazione Penelope del Friuli Venezia Giulia: “Affianchiamo le forze dell’ordine, i familiari hanno bisogno di essere supportati”

E’ una dimensione terza, sospesa, quella che vivono i familiari delle persone scomparse. Una vita, quella del loro caro, che finisce in un indefinito stand-by, capace di dilatare a dismisura la percezione del tempo che (non) passa per chi resta a interrogarsi, a piangere un’assenza. A differenza di chi piange un lutto, ineluttabile nella sua plastica verità, i figli, le mogli, i mariti, i genitori di chi scompare nel nulla vivono in un elastico emotivo, che teso rinvigorisce la speranza, disteso fa sprofondare nella rassegnazione.
L’associazione Penelope, fondata nel dicembre 2002 da Gildo Claps - fratello di Elisa, scomparsa nel 1993 e ritrovata morta diciassette anni dopo nella chiesa della Santissima Trinità, a pochi passi della sua casa a Potenza - dalla sua nascita aiuta proprio i familiari delle persone scomparse a convivere con questo stato d’animo, fornendo un supporto non solo emotivo.
In Friuli Venezia Giulia l’associazione è nata due anni fa: la sede legale è a Gorizia, ma il quartier generale è in un ufficio messo a disposizione dal Comune di San Vito al Tagliamento. Non è un caso: la località pordenonese ha dato i natali a Rossella Corazzin, studentessa del liceo classico scomparsa nell’agosto 1975 da Tai di Cadore, in provincia di Belluno, mentre era in vacanza con i suoi genitori. Di lei non si è più saputo nulla. A presiedere l’associazione friul-veneto-giuliana è l’avvocato Federica Obizzi.
Guidare i familiari
“Quando incontriamo i familiari, sono quasi sempre in uno stato di forte alterazione emotiva - racconta Obizzi -. Non sanno come muoversi: è tutto nuovo, improvviso, spaventoso. Hanno bisogno di qualcuno che li accompagni, che spieghi cosa sta per succedere, quale sia la procedura, quali scenari sono possibili e quali istituzioni interverranno: Prefettura, forze dell’ordine, Vigili del fuoco, Protezione Civile”.
Hanno bisogno, aggiunge la presidente di Penelope Fvg, di “essere rassicurati ma senza false speranze, sapere che non saranno lasciati soli, capire cosa succederà nelle fasi successive alla scomparsa”. L’associazione mette in campo esperienze e professionalità complementari: “Accanto ai professionisti, quindi a psicologi e avvocati, ci sono persone che hanno vissuto sulla propria pelle la scomparsa di un caro. Non parliamo di volontariato “puro”: chi opera in questo ambito deve avere una forte motivazione e una grande predisposizione”.
Msna e problematiche mentali
Ma qual è la situazione nel Nord Est? “Abbiamo un po’ di tutto: omicidi, allontanamenti di minorenni anche italiani, situazioni molto preoccupanti. In questo momento, però, ci stiamo concentrando soprattutto sugli allontanamenti dovuti a demenze o altre problematiche mentali, che interessano una fascia d’età che pian piano s’abbassa - rileva Obizzi -. In Friuli Venezia Giulia poi siamo tra i peggiori, a immaginare una classifica, per quel che riguarda i minori stranieri non accompagnati, con i numeri che risentono della nostra posizione di sbocco della rotta balcanica”.
Una normativa che cambia
Per decenni le indagini sulle persone scomparse scontavano un limite imposto dalle norme, che rendevano possibile la denuncia da parte dei familiari soltanto al trascorrere delle 48 ore dall’allontanamento.
“Non è più così, anche grazie all’impegno di Penelope e di Gildo Claps - ricorda la presidente dell’associazione -. Ora le ricerche scattano immediatamente, perché esiste l’impellenza: la scomparsa è considerata qualcosa di anomalo e grave, che richiede impegno immediato. Tanto che oggi è possibile fare denuncia di scomparsa anche telefonicamente”.
Chiaro l’obiettivo: perdere meno tempo possibile, soprattutto nelle ore più importanti, le prime.
“Grazie a questo approccio - rileva Obizzi - aumentano le possibilità di arrivare al ritrovamento”. Rispetto al passato, viene attribuita grande attenzione all’indagine sui luoghi: “Si analizzano minuziosamente, partendo dal racconto dei cari, i luoghi amati dalla persona scomparsa: attività, posti significativi, abitudini. Sono questioni che possono indirizzare in maniera decisiva le ricerche”, rileva il legale.
La scheda Risc, i suicidi e l’effetto Werther
“Nel 2024 è stato fatto un riordino rilevante sulle cause di scomparsa - indica Obizzi -. La scheda Risc (Ricerca scomparsi), compilata al momento della denuncia, prima prevedeva macro-categorie troppo generiche: “allontanamento volontario”, “cause sconosciute”… categorie poco utili alla ricerca. Non veniva quasi mai considerata la causa psicologica.
Oggi invece si riconosce l’importanza delle fragilità mentali e del rischio suicidario, anche se parlarne è delicato a causa dell’effetto Werther, ovvero il rischio di emulazione. La normativa e l’etica impongono molta prudenza nel trattare pubblicamente i suicidi. I numeri, però, parlano chiaro: i casi sono tanti, spesso silenziosi, persone che lasciano il telefono a casa e spariscono senza segnali espliciti. Per questo è essenziale che chi raccoglie la denuncia abbia sensibilità nel capire segnali, contesto, fragilità della persona e della famiglia”.
“Incontriamo i familiari di persona”
Penelope Friuli Venezia Giulia nasce formalmente nel febbraio del 2024. “Non abbiamo una sede fisica strutturata, solo una sede legale a Gorizia e una sede operativa nel Comune di San Vito al Tagliamento, che ci ha generosamente ospitati nei suoi spazi - spiega la presidente -. San Vito è un territorio molto sensibile al tema delle scomparse: lì è nata Rossella Corazzin, mai dimenticata dalla comunità. Il suo caso ha segnato profondamente il territorio e lo ha reso molto sensibile al tema degli scomparsi”. Insomma, i volontari del sodalizio sono ovunque: “Siamo molto tecnologici e possiamo muoverci facilmente. Ma le famiglie vogliamo incontrarle sempre di persona”, assicura Obizzi.
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