L’uomo della svolta. Il Triplete di Velasco, una leggenda infinita

Nello sport si dice che la durata media di un tecnico è intorno ai dieci anni. Solo i grandissimi durano due decenni, immaginate voi come descrivere chi ce la fa dopo tre decenni e mezzo

Giovanni ArmaniniGiovanni Armanini
La gioia di Julio Velasco e Miriam Sylla al termine della finale
La gioia di Julio Velasco e Miriam Sylla al termine della finale

Era il 28 ottobre 1990 quando Julio Velasco cambiò per sempre la storia della pallavolo italiana vincendo il primo titolo mondiale con i maschi, al Maracanazinho di Rio de Janeiro contro Cuba. Da quel giorno il nostro volley non è più stato lo stesso. Quattro anni dopo fece il bis e ieri ha centrato uno storico triplete arricchendo un palmares invidiable per chiunque nel mondo dello sport.

Ma la cosa più straordinaria è continuare a vincere a livello mondiale 35 anni dopo. Nello sport si dice che la durata media di un tecnico è intorno ai dieci anni. Solo i grandissimi durano due decenni, immaginate voi come descrivere chi ce la fa dopo 3 decenni e mezzo. Significa avere metodo prima che mentalità, applicazione, filosofia, una solida cultura di base alle spalle.

Aggiungiamo, a tutto questo, che stiamo parlando di uno sport che nel 1990 era un’altra cosa, si giocava su set da 15 punti con il cambio palla, una rivoluzione dall’impatto che pochissime altre discipline possono testimoniare.

Ed invece lui è lì, inossidabile, perchè se è vero che l’Italia della pallavolo può adesso vantare ben due generazioni di fenomeni, dietro a loro c’è una costante rappresentata da questo ragazzo nato a La Plata il 9 febbraio del 1952 che era già un signore dello sport, rispettato come una autorità assoluta, quando a 38 anni vinceva il suo primo mondiale.

«Questa vittoria mi ha dato emozioni maggiori rispetto all'Olimpiade - ha ammesso - perché questa è stata una competizione lunga, difficile, e pieno di insidie. Per questo ha un sapore diverso e bellissimo. Queste ragazze hanno lavorato con grande dedizione e giocato con coraggio anche quando eravamo in difficoltà. Questi sono valori che significano tanto e credo che questo gruppo abbia meritato di vincere così».

«All’inizio ho dovuto combattere la cultura della sconfitta» ha raccontato tante volte in passato il diretto interessato. Con le ragazze il compito era forse ancor più difficile: gruppo che si era perso dopo aver vinto la VNL 2022 e che aveva fallito la qualificazione al preolimpico a fine 2023. Il suo arrivo ha significato sistematicamente vittoria: VNL 2024 e 2025, Olimpiade 2024 ed ora mondiale.

Per capire come possa succedere peschiamo ancora una volta dal suo campionario filosofico, che ha lasciato tracce in tutte le discipline, non solo nella sua: «Non penso mai a quello che poteva essere». Ed infatti la sua capitana Anna Danesi glielo ha riconosciuto in pieno: «In questi due anni abbiamo fatto soprattutto uno step mentale inimmaginabile».

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