Nersam, dall’Africa a Trieste fino alla Nazionale di paracanoa

L’incidente in casa a 4 anni, la gamba amputata, le cure al Burlo e la protesi di Zanardi: Mouracham Zakaria, atleta della paracanoa convocata ai mondiali di Milano, accudita dalla sua “noni” Giuliana Fonzari (la prima moglie di Nino Benvenuti) racconta la sua incredibile storia

Maurizio Ustolin
Nersam in acqua con la sua canoa
Nersam in acqua con la sua canoa

Dall’Africa a Trieste, dalle acque del Golfo con il Circolo Marina Mercantile N. Sauro, alla nazionale di paracanoa con il sogno di diventare avvocato.

Nouracham Zakaria, la popolare Nersam (sole splendente), originaria di N’Djamena, capitale del Ciad, atleta della paracanoa convocata ai mondiali di Milano, accudita dalla sua “noni” Giuliana Fonzari (la prima moglie del pugile Nino Benvenuti) racconta la sua incredibile storia.

Nersam con la “noni” Giuliana Fonzari
Nersam con la “noni” Giuliana Fonzari

Nersam, che cosa ti ricordi del tuo Paese?

«In verità molto poco, ero piccola, avevo 4 anni. Stavo con la mia famiglia, i miei 4 fratellini, io ero la maggiore. A quell’età ho avuto un incidente bruciandomi con il fuoco. Ero sola in casa, la mamma era uscita per pochi minuti, ero un po’ curiosa e mi sono avvicinata al focolare che serviva in casa per cucinare e per l’illuminazione, e sono caduta dentro. Sono arrivati i soccorsi visto che nelle vicinanze c’era un ospedale militare del contingente italiano, ricordo in particolare il generale Franco Annechino che mi ha ricoverato subito presso le loro strutture, dove ho subito una prima amputazione. Visto che avevo bisogno di cure urgenti, si è affezionato a me ed è riuscito a farmi trasferire ai Grandi Ustionati dell’Ospedale di Padova, dove mi hanno amputato la gamba, sono rimasta alcuni mesi, per poi trasferirmi a casa del generale Annechino, e da lì sono stata trasportata a Trieste al Burlo, dove sono rimasta 9 mesi, per essere poi ospitata dalla Fondazione Luchetta, ed affidata al comune di Trieste. La prima protesi l’ho avuta in regalo da Alex Zanardi che ho conosciuto e sentendo la mia storia ha voluto farmi questo regalo».

Una volta a Trieste l’incontro con Giuliana Fonzari: «Al Burlo era tutta fasciata, solo il viso fuori. Io ero lì volontaria come medical clown, e Nersam era la “signorina NO!”».

«Sì è vero – aggiunge la paracanoista – non parlavo mai anche perché non capivo bene l’italiano che poi ho imparato in 6 mesi, non sorridevo e non parlavo con nessuno, mi sentivo spaesata. Mi mancava la mia Terra, la mia famiglia. Poi mi sono abituata, ho fatto amicizia con altri bambini. A 8 anni sono entrata nella scuola italiana frequentando la primaria alla Dardi, la media di I grado alla Julia, ed il II grado al Carducci/Dante, Scienze Umane, conseguendo quest’anno la maturità. Nel 2023 ho dovuto operarmi nuovamente amputando il ginocchio che “non funzionava” la gamba che non si piegava, nell’attesa di completare la mia crescita e poter mettere un ginocchio meccanico».

«Con la sua rotula – spiega Fonzari – il moncone si spostava sempre di più verso destra. A 18 anni la decisione di operare a Padova. A settembre 2023 ha messo la gamba con il ginocchio meccanico».

Come mai ti sei avvicinata alla canoa?

«Ho praticato diversi sport: basket con la Ginnastica Triestina (che mi piaceva molto ma mi procurava delle piaghe), poi vela, nuoto, scherma, equitazione, ed ho iniziato a praticare la canoa nel 2019: mi è piaciuta iniziando con la polo».

«Dopo il Burlo – racconta Fonzari – spostano Nersam in una casa famiglia, la vado a prendere per portarla a fare terapie e mi chiede di poter venire a mangiare a casa mia dove è rimasta e vive tuttora. Nino l’ho accompagnato alle Olimpiadi, al titolo mondiale, ed adesso accompagno lei. Sono la sua “noni” perché lei ha sempre la famiglia in Africa e avrà anche una nonna e non deve dimenticare la sua famiglia».

Nersam, senti ancora la tua famiglia?

«Sì, ma ho dimenticato il dialetto zacawa e adesso quando ho dei contatti con loro necessito di un traduttore».

Ritorniamo a parlare di canoa.

«Nel 2022 ho iniziato i primi raduni nazionali e poi da quest’anno sono entrata in squadra nazionale, con uno stop di un anno e mezzo per l’ultima operazione, per non dire a febbraio che mi sono dovuta fermare per una appendicectomia».

C’è stato anche un cambiamento di barca...

«Dal VL3 al VA’A (canoa polinesiana con monopagaia che è anche specialità olimpica, ndr), l’ho provata ad un raduno lo scorso anno e mi son subito trovata bene. Provandolo poco e solo in raduno anche perché al Circolo non avevo questo tipo di barca, alla fine abbiamo deciso di prendere prima la barca in prestito dall’olimpionico Daniele Scarpa a Venezia e poi acquistarne una, che arriverà in questi giorni».

Com’è andato l’ultimo raduno?

«Sono tornata sabato scorso. Direi molto bene con allenamenti in gruppo e singoli, con coach Andrea Dante (tecnico di Ferrara, ndr), per migliorare la tecnica su questa nuova specialità, provando anche una nuova pagaia. Il rapporto tra di noi atleti è stato da subito molto buono. E poi la sorpresa della convocazione al Mondiale di Milano dal 20 al 24 agosto».

Qual è il programma?

«Il 19 è prevista la cerimonia di apertura ed il 19 iniziano le gare. Rimane da risolvere il fatto del passaporto (del Ciad, ndr) scaduto ed in attesa di una proroga per partecipare sia al mondiale a Milano che a quello di maratona in Ungheria per il quale sono già stata selezionata».

Che cosa vorrebbe fare da grande?

«Mi sono iscritta a Giurisprudenza: vorrei diventare avvocato, magistrato. Voglio riuscire a gestire studio ed allenamento e magari fare un pensierino alle Paralimpiadi». —

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