Imprese impossibili: Franco Deganutti porta a termine la Silver Rudder, la più grande regata in solitario al mondo

Il monfalconese della Svoc specializzato in prove impossibili è il primo italiano a portare una barca del nostro Paese lungo il periplo dell’isola di Fionia, in Danimarca

 

Roberta Mantini
Franco Deganutti: il monfalconese della Svoc è specializzato in prove impossibili
Franco Deganutti: il monfalconese della Svoc è specializzato in prove impossibili

Trenta ore, ventidue minuti e cinquantasei secondi. Tanto è servito a Franco Deganutti, sul suo Ufo 28 per completare la Silver Rudder, la più grande regata in solitario al mondo, conquistando la 47ª posizione assoluta e diventando il primo italiano a portare una barca del nostro Paese lungo il periplo dell’isola di Fionia, in Danimarca.

 

L’Ufo 28 di Franci Deganutti in azione
L’Ufo 28 di Franci Deganutti in azione

L’appuntamento era la terza tappa del “Grand Tour 3-2-1”, progetto internazionale organizzato da Deganutti e Manuel Vlacich, entrambi della Oscar Cosulich, alla quarta edizione: dopo la regata in tre sul lago Balaton e quella in due in Olanda con il Formula 18, la sfida in solitario era il banco di prova più atteso.

Nel suo racconto a caldo della regata Deganutti ha spiegato di aver scelto un approccio prudente:

«l’obiettivo era arrivare in fondo, senza rischiare manovre estreme con gennaker in raffiche da 25 nodi. Una tattica che si è rivelata vincente, visto il gran numero di straorze e vele esplose tra gli avversari».

La seconda parte della regata ha imposto invece una tattica fine, con poco vento e correnti insidiose «ore di bordi calibrati, guidati più dalle sensazioni che dagli strumenti, nel silenzio quasi mistico dei canali notturni. Momenti di panico non sono mancati, come i tre incagli in secca – l’ultimo a un miglio dall’arrivo – dai quali mi sono liberato senza aiuti esterni, nel rispetto di un regolamento che non ammette compromessi».

La Silver Rudder è un evento unico: 450 skipper al via, tutti in solitario, con un contesto di grande ospitalità nordica. «Qui sono entusiasti che un italiano si sia presentato – racconta Deganutti – e la battuta più frequente era: finalmente siete venuti voi, non siamo noi a dover andare sul Garda».

Una regata essenziale nelle regole «basta girare l’isola», ma complessa nelle condizioni, «capace di offrire in un’unica sfida raffiche violente, bonacce e correnti contrarie. Non a caso i posti disponibili si esauriscono in mezz’ora e c’è chi l’ha disputata dieci volte».

«È una regata che crea dipendenza – conclude Deganutti – e che consiglio a chiunque possa carrellare la barca fino a qui. Un concentrato di vela, resistenza e tattica, che ti entra sotto pelle e ti obbliga a tornare».

 

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