Imprese impossibili: Franco Deganutti porta a termine la Silver Rudder, la più grande regata in solitario al mondo
Il monfalconese della Svoc specializzato in prove impossibili è il primo italiano a portare una barca del nostro Paese lungo il periplo dell’isola di Fionia, in Danimarca

Trenta ore, ventidue minuti e cinquantasei secondi. Tanto è servito a Franco Deganutti, sul suo Ufo 28 per completare la Silver Rudder, la più grande regata in solitario al mondo, conquistando la 47ª posizione assoluta e diventando il primo italiano a portare una barca del nostro Paese lungo il periplo dell’isola di Fionia, in Danimarca.

L’appuntamento era la terza tappa del “Grand Tour 3-2-1”, progetto internazionale organizzato da Deganutti e Manuel Vlacich, entrambi della Oscar Cosulich, alla quarta edizione: dopo la regata in tre sul lago Balaton e quella in due in Olanda con il Formula 18, la sfida in solitario era il banco di prova più atteso.
Nel suo racconto a caldo della regata Deganutti ha spiegato di aver scelto un approccio prudente:
«l’obiettivo era arrivare in fondo, senza rischiare manovre estreme con gennaker in raffiche da 25 nodi. Una tattica che si è rivelata vincente, visto il gran numero di straorze e vele esplose tra gli avversari».
La seconda parte della regata ha imposto invece una tattica fine, con poco vento e correnti insidiose «ore di bordi calibrati, guidati più dalle sensazioni che dagli strumenti, nel silenzio quasi mistico dei canali notturni. Momenti di panico non sono mancati, come i tre incagli in secca – l’ultimo a un miglio dall’arrivo – dai quali mi sono liberato senza aiuti esterni, nel rispetto di un regolamento che non ammette compromessi».
La Silver Rudder è un evento unico: 450 skipper al via, tutti in solitario, con un contesto di grande ospitalità nordica. «Qui sono entusiasti che un italiano si sia presentato – racconta Deganutti – e la battuta più frequente era: finalmente siete venuti voi, non siamo noi a dover andare sul Garda».
Una regata essenziale nelle regole «basta girare l’isola», ma complessa nelle condizioni, «capace di offrire in un’unica sfida raffiche violente, bonacce e correnti contrarie. Non a caso i posti disponibili si esauriscono in mezz’ora e c’è chi l’ha disputata dieci volte».
«È una regata che crea dipendenza – conclude Deganutti – e che consiglio a chiunque possa carrellare la barca fino a qui. Un concentrato di vela, resistenza e tattica, che ti entra sotto pelle e ti obbliga a tornare».
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