Azzurri di Croazia: in panchina il derby tra Cannavaro e Gattuso

Cannavaro e Gattuso protagonisti della classica Dinamo-Hajduk. Al comando dell’Hnl c’è il Rijeka Fiume. E all’Osjek spunta Coppitelli

Riccardo Tosques
Fabio Cannavaro (Dinamo Zagabria) e Gennaro Gattuso (Hajduk Spalato)
Fabio Cannavaro (Dinamo Zagabria) e Gennaro Gattuso (Hajduk Spalato)

Da fratelli d’Italia a fratelli di Croazia è un attimo. Giusto il tempo di lasciare l’ex valico di confine di Fernetti, percorrere in automobile poco più di 200 chilometri, sedersi nelle tribune del Maksimir di Zagabria e assistere ad un doppio pepatissimo derby: Dinamo-Hajduk Spalato sul terreno di gioco, Fabio Cannavaro vs Gennaro Gattuso sulle rispettive panchine.

L’élite di Zagabria

In 33 edizioni, la Hrvatska nogometna liga – la Serie A croata – è stata vinta per 25 volte da un solo club: la Dinamo Zagabria. Gli ultimi sette campionati sono andati appannaggio della squadra della capitale, simbolo dell’élite politica del Paese, il più titolato dell’intera Croazia con 60 trofei ufficiali (compresi quattro campionati jugoslavi).

Per cercare di proseguire questo predominio assoluto, a partire dal 29 dicembre il club si è affidato a Fabio Cannavaro, subentrato a Nenad Bjelica. Il tecnico napoletano si è subito ben destreggiato facendo fare una figuraccia mondiale in Champions League al Milan di Conceição mandando in estasi, almeno per una notte, l’edulcorata Zagreb.

Il mare di Spalato

La rivale storica della Dinamo è l’Hajduk Spalato, club che vanta 9 campionati jugoslavi e 6 titoli nazionali, l’ultimo del quale risalente al 2005. Dal giugno scorso, con un contratto di due anni, sulla panchina della città posta lungo la costa cristallina della Dalmazia siede un coriaceo calabrese: Gennaro Gattuso. E con Ringhio la Torcida si è riaccesa, essendo la squadra al secondo posto in classifica: dopo vent’anni di digiuno, Split è pronta per tornare in paradiso?

Maksimir infuocato

Nell’ultimo turno di campionato Fabio Cannavaro e Gennaro Gattuso si sono ritrovati per la prima volta da avversari in panchina: gli eroi azzurri di Germania 2006 si sono abbracciati. Prima. E dopo il match.

Al Maksimir è emerso un pirotecnico 2-2. La Dinamo è rimasta in nove uomini. La partita è stata sospesa per una dozzina di minuti per mancanza di visibilità (galeotti i fumogeni dei Bad Blue Boys di Zagabria). E a fine gara i due allenatori hanno dovuto fare gli straordinari per allontanare i rispettivi giocatori ed evitare una triste rissa in quello stadio che il 13 maggio 1990, con i disordini tra giocatori e tifosi di Dinamo e Stella Rossa di Belgrado (celebre il calcio volante sferrato da un 21enne Zvonimir Boban, croato, nei confronti di un poliziotto, serbo, che stava manganellando un tifoso della Dinamo), pose un altro mattone sull’inizio della disgregazione della Federativa socialista.

Campionato aperto

Il 2-2 del Maksimir ha destato tanto rammarico in entrambe le contendenti.

L’Hajduk non è riuscito a gestire per ben due volte il vantaggio rimanendo a –7 dalla capolista Rijeka; la Dinamo di non ha saputo sfruttare al meglio la doppia superiorità numerica mancando il sorpasso in vetta. Tuttavia ci sono ancora 12 partite: i giochi sono aperti.

Altri tecnici italiani

Ma la colonia di allenatori italiani in Croazia vanta anche un tecnico romano.

È Federico Coppitelli, classe 1984, nessuna traccia della sua carriera di calciatore, nel curriculum esperienze da allenatore con le formazioni Primavera di Frosinone, Torino e Lecce. Dal 12 giugno scorso l’ingaggio biennale con l’Osijek, club emblema dell’agricola Slavonia, attualmente al sesto posto nell’Hnl, che con Coppitelli ha disputato anche quattro match validi per i preliminari di Conference League uscendo ai calci di rigore contro gli azeri dello Zire.

Federico Coppitelli (Osijek)
Federico Coppitelli (Osijek)

E sino al dicembre scorso c’era un pezzo di Stivale anche al Nogometni klub Istra 1961. La squadra istriana di Pola aveva scelto di affidarsi a Paolo Tramezzani – in precedenza già all’Hajduk Spalato (2021) – già difensore di Inter e Piacenza, poi sostituito a dicembre dallo spagnolo-uruguaiano Gonzalo Garcia, ex giocatore della serie B iberica.

Il caso Rijeka-Fiume

Mentre Hajduk e Spalato bisticciano tra loro per risalire la classifica, al comando della Hrvatska nogometna liga c’è il Rijeka – nel 2022 affidato per tre mesi a Serse Cosmi – allenato oggi dal montenegrino Radomir Dalovic, ex attaccante giramondo (Cina, Thailandia, Iran tre le mete più esotiche).

Quel Rijeka che affonda le sue radici nella italica Fiumana. E non è un caso che pochi giorni fa sulla nuova tuta sociale del club siano stati apposti la scritta Fiume e lo storico vessillo tricolore fiumano con al centro l’aquila bicipite leopoldina, bandiera che origina nel 1870, quando la città era parte dell’Impero austroungarico.

Un bilinguismo apprezzato anche dalla calda tifoseria del Rijeka. Perché, a volte, dove non arriva la politica, arriva lo sport. —

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