Nordest d’oro, da Heraklion ai club locali: l’Italia del basket riparte dai suoi vivai
Sette campioni d’Europa Under 20 sono cresciuti tra Veneto e Friuli. Il Nordest traina il rilancio del basket italiano, tra società virtuose come Cividale e Apu Udine e un sistema che scommette finalmente sui giovani. L’oro di Heraklion è solo l’inizio

Un oro costruito a Nordest. Il successo dell’ItalBasket agli Europei Under20 ha radici profonde tra Veneto e Friuli, patria di alcuni atleti e sede dei club in cui sono cresciuti sette dei dodici protagonisti di Heraklion.
Se ne è accorto anche il Ct Alessandro Rossi: «Si parla giustamente di Leonardo Marangon e dell’Mvp Francesco Ferrari ma questi ragazzi hanno compiuto una maturazione dal punto di vista umano – commenta il prossimo coach di Treviso – Anche un anno fa facevano parte del gruppo giovanile ma ora sono cambiati, sono maturati, hanno migliorato l’approccio personale alla competizione. Il loro è un giusto processo di crescita umana avvenuta in un campionato senior, con Cividale in A2, che ha accompagnato la maturazione tecnica».

Parliamo allora di Francesco Ferrari, miglior giocatore della manifestazione. «Un ragazzo che ha ancora ampi margini di miglioramento nelle due metà campo, che ha mostrato solidità ma può ulteriormente salire di livello. E con lui Marangon, lucido, preziosissimo, eccezionale per intensità. Commette ancora degli errori ma sono frutto di foga, di generosità come si è visto in finale contro la Lituania».
Con i baltici si sono registrati sprazzi del trevigiano Torresani. «David ha doti fisiche importanti, ha dimostrato di poter mettere in difficoltà chiunque in difesa. Sul lato opposto è partito timoroso, poi ha capito che dispone di un primo passo e di una velocità di gambe che possono risultare efficaci. Penso che per crescere debba solo credere di più in sé stesso, in ciò che sa fare». Chi ha faticato un po’ è stato il veneziano Iannuzzi.
«Io dico che è stato un eccellente collante, facendo parecchie cose pratiche per il gruppo. Il fatto di aver messo la squadra al primo posto parla a suo favore, ha sempre giocato per gli altri. Ogni tanto qualche errore condiziona il suo rendimento, è anche una questione di gioventù». Ha impressionato Atamah, il ragazzo di Bassano del Grappa.
«Solido, mentalmente prima che in campo. Concreto, positivo, un vulcano di energia: questo è stato Charles per noi. Non si è nascosto, in tutte e sette le partite giocate ha dato tutto. Con l’infortunio di Zanetti ha avuto maggiori responsabilità e non ha tradito». Europeo vinto nonostante quattro infortunati su dodici giocatori.

Una vera impresa. «I miei ragazzi sono stati speciali anche per questo, condividendo la fatica. Ma non voglio dimenticare chi si è dovuto fermare. Valesin ad esempio ha accusato un problema muscolare ma prima, contro il Belgio, ci ha consentito di vincere una partita cruciale per il nostro cammino. De Martin ha un grande talento, se riuscirà a lavorare bene e a restare concentrato avrà soddisfazioni. Airhienbuwa ha un potenziale enorme già in parte mostrato a Verona, non mi sorprende che Trento lo abbia preso. Prima che essere atleti sono tutti persone super, che stanno bene assieme, senza gelosie. A riprova, al termine erano tutti felici che il premio di Mvp fosse andato a Ferrari».
Quanto ha influito l’esperienza nei club? «Moltissimo. Prendiamo Assui: come Ferrari e Marangon ha beneficiato dello spazio concessogli a Varese, Elisèe poi è già fisicamente un giocatore da LBA. Giocare a un certo livello aiuta, si impara a diventare persone, a mantenere la concentrazione anche nelle sconfitte».
Manca un tassello, il passaggio da juniores a seniores. «Discorso lunghissimo, non ho la presunzione di parlare di regole ma le mie idee sono note. Purtroppo in quasi tutti i club d’Italia domina la cultura del risultato a scapito della crescita, finché non ammorbidiremo questo concetto si farà fatica a rischiare qualcosa. Si preferisce la scelta sicura e, così facendo, si sottovaluta l’importanza della transizione verso l’età adulta. Si perdono tanti buoni giocatori perché esasperando i giudizi si bollano in partenza i diciottenni come fenomeni o come scarsi». Quella avuta da Matteo Chillo: c’era anche lui con Della Valle e Tonut a Tallinn nel 2013. Ma in Serie A ci è arrivato molto dopo.
«Quando ero a Rieti si faticava a capire se Matteo fosse un 4 o un 5, un pregiudizio lo aveva definito come giocatore non da categoria superiore. Era un errore. Lo stesso vale per il mestrino Rossato con cui ho vinto un campionato a Scafati: non sarà Della Valle ma nemmeno un brocco e ha dimostrato di poter giocare in LBA con ottimi risultati».
(Federico Bettuzzi)
L’orgoglio di Francesco Nanni, assistente azzurro e tecnico di Trieste
È una medaglia d'oro che riporta l'Italia al vertice del basket europeo quella conquistata dalla nazionale Under 20 domenica a Heraklion, in Grecia, in una finale dominata contro la Lituania.

Nello staff tecnico che ha riportato gli azzurri sul gradino più alto del podio, dodici anni dopo Tallinn 2013, c'è anche Francesco Nanni, il tecnico della Pallacanestro Trieste che è stato prezioso assistente di coach Alessandro Rossi.
In questi europei gli azzurri non partivano con i favori del pronostico, quali sono stati i fattori che hanno permesso all'Italia di raggiungere il gradino più alto del podio?
«Coesione, unità di intenti e un pizzico di sana incoscienza. Ci siamo accorti, sin dai primi giorni del raduno a Domegge, che questo era un gruppo che stava bene assieme. Per noi dello staff tecnico l'obiettivo minimo era rientrare tra le prime otto (non accadeva dal 2018 ndr) i ragazzi hanno sempre puntato più in alto. Con quell'entusiasmo giovanile tipico della loro età: per fortuna hanno avuto ragione».
C'è stato un momento specifico del torneo che ha percepito come la "svolta"?
«Probabilmente la partita persa contro la Germania. Potevamo vincerla poi, una volta finiti sotto nel punteggio, abbiamo sciupato il possesso per portarla all'over time. E' arrivata una sconfitta (l'unica di questo europeo ndr) ma è stata una battuta d'arresto utile perchè ci ha costretto a pensare. Era mancata quell'intensità difensiva dalla quale non potevamo prescindere per pensare di essere competitivi. Lo abbiamo capito, siamo tornati in campo con il giusto atteggiamento e nel match successivo contro l'Ucraina, proprio ritrovando le nostre qualità, siamo partiti 27-5».
Ogni vittoria ha dietro un percorso fatto di sacrifici e sfide. Potrebbe raccontarci l'ostacolo più grande che la squadra ha dovuto affrontare durante il torneo?
«Sicuramente la partita giocata contro Israele. Ci siamo ritrovati sotto di 14 all'intervallo e siamo scivolati sotto anche di 19. Poi, sulle ali di quella ferma determinazione e convinzione di cui parlavo prima, i ragazzi sono riusciti a risalire, rimontare e vincere».
Qual è stata la prima emozione, o magari il pensiero più forte, che le è passato per la testa quando l'ultima sirena ha sancito la vittoria?
«Gioia incredibile e la soddisfazione di aver regalato qualcosa di importante al mio paese. Rappresentare l'Italia è un motivo di orgoglio, qui poi abbiamo dato un senso a tutto il lavoro che questo gruppo ha fatto centrando un risultato che rimarrà nella storia. Ne parlavo prima di questi Europei con Michele Ruzzier che, nel 2013 assieme a Stefano Tonut, questo torneo lo aveva vinto. Ancora oggi, pur avendo avuto una carriera importante, quel risultato lo considera come uno dei momenti più belli della sua carriera. Lo stesso vale per me».
Assieme a Nazareno Lombardi di Verona è stato l'assistente di coach Rossi in questa avventura europea. Qual è stato il suo contributo specifico nella preparazione tattica o nella gestione delle dinamiche di gruppo durante il torneo?
«Ci siamo trovati a lavorare in un ambiente super organizzato, con una cura del dettaglio incredibile. Aspetto fondamentale in un'avventura nella quale i tempi per preparare le partite erano molto limitati. Io mi sono concentrato nella presentazione delle dinamiche offensive e difensive delle avversarie, Lombardi curava più l'aspetto individuale. E' stato un lavoro intenso e frenetico, nel quale la maturità dimostrata dai nostri giocatori è stata fondamentale».
Archiviato l'impegno con l'Italia under 20 è pronto a rituffarsi nella stagione di Trieste?
«Pronto, carico e desideroso di ricominciare per mettere in pratica le cose che ho imparato qui in nazionale».
(Lorenzo Gatto)
I giocatori friulani
Un paio d’ali gialle spicca sullo sfondo azzurro del trionfo dell’Italbasket U20, campione d’Europa dopo dodici anni dall’ultima volta. Tra i protagonisti assoluti della squadra di Alessandro Rossi ci sono infatti anche Leonardo Marangon e Francesco Ferrari, Mvp della competizione, i due gioiellini di casa Gesteco Cividale.
Alla loro gioia si è unita quella di un club e di una città intera, come ha raccontato il presidente Davide Micalich orgoglioso del traguardo raggiunto dai suoi ragazzi. «Alla viglia avevo sentito Leonardo e Francesco, facendo loro le raccomandazioni del caso a modo mio, quindi è meglio che le tenga per me (ride, ndr). Mi hanno risposto “Sarà fatto Pres”.
Per me è una soddisfazione incredibile perché sono come figli miei e la loro gioia è nostra. È come se tutta Cividale fosse Campione d’Europa, questo traguardo è il coronamento della nostra filosofia».
Una finale giocata da leader, con personalità, qualcosa che non si può insegnare ma si impara con l’esperienza. «Avere un ruolo importante in squadra serve a questo – spiega Micalich –. Bisogna trovare il modo di fare giocare i ragazzi in Serie A2, poi si vede che hanno un’altra serenità, un’altra faccia tosta.
Il lavoro del Pilla e del suo staff nell’ambiente di Cividale è stato decisivo e non è un caso che Marangon e Ferrari abbiano scelto di rimanere, sanno che è l’habitat perfetto per spiccare il volo. Abbiamo strutturato la squadra del prossimo anno scegliendoli come punti fermi e costruendoci attorno un roster solido; dai loro miglioramenti dipenderà il nostro ulteriore salto di qualità».
La Nazionale vincendo ha dimostrato che ci sono profili interessanti anche nelle categorie minori. «La penso così anche io e in riunione di Lega mi sono esposto in questo senso – sottolinea il presidente della Gesteco –. Si parlava di aggiungere un altro straniero, un profilo comunitario, e io mi sono schierato contro: dobbiamo innanzitutto dare un senso ai settori giovanili e puntare sui nostri ragazzi. Non so se la soluzione sia imporre la presenza di un under sempre in campo, ma dobbiamo responsabilizzare i ragazzi; hanno una cultura del lavoro molto migliore rispetto al passato, vanno solo trovate le chiavi giuste per farli crescere. Abbiamo un ruolo sociale, non va dimenticato. E se si parla di spettacolo, sarà più attrattivo per la gente vedere Francesco Ferrari, Mvp dell’Europeo cresciuto con noi, rispetto a un comunitario sconosciuto? Il futuro è nei settori giovanili».
Poi continua: «Il nostro obiettivo è valorizzare i talenti del territorio e, un giorno, avere un cividalese in Serie A con noi, poi ovviamente i talenti da fuori come Ferrari e Marangon sono i benvenuti. Quest’anno oltre a U17 e U19, impegnata anche in Serie C, avremo un U15 eccellenza e continueremo a lavorare a stretto contatto con le società della regione con l’obiettivo di far sbocciare ciò che il Friuli dà».
(Gabriele Foschiatti)
Un salto nel futuro
Riusciranno i trionfatori di Heraklion a ripetere le gesta dei loro predecessori? Iannuzzi (Reyer), Essui (Varese), Torresani (Treviso), De Martin (Cremona) e Trucchetti (Sassari) hanno già calpestato i parquet della Serie A, il veronese Airhienburka è appena passato da Verona a Trento, Ferrari e Marangon saranno ancora protagonisti in Serie A con Cividale, Atamah e Osasuyi sono in due dei settori giovanili più accreditati in Italia, come Bassano e Borgomanero, Valesin giocherà con l’Assigeco Piacenza in Serie B Nazionale, Zanetti a Treviglio.
L’Italia a livello di campionato europeo maschile giovanile non ha gioito spesso: se per l’under 20 è il terzo titolo continentale (dopo 1992 e 2013), l’under 18 è ferma al trionfo del 1990 e l’under 16 del 1991.
Dopo l’ebbrezza vissuta sull’isola di Creta, riusciranno i neo campioni d’Europa a ripetere il percorso degli altri uomini d’oro? Dove sono i giocatori che nel 2013 vinsero il titolo continentale a Tallin con Pino Sacripanti in panchina? L’uomo dei trofei è Stefano Tonut, due scudetti (2017 e 2019), una Coppa Italia (2020) e una Fiba Europe Cup (2018) la Reyer Venezia, due scudetti (2023 e 2024) e una Supercoppa Italia (2024) con l’Olimpia Milano, punto di forza della Nazionale di Gianmarco Pozzecco. Abass (1 Eurocup, 2 scudetti, 1 Coppa Italia e 6 Supercoppe Italiane in bacheca) è sparito invece dai radar azzurri, come Amedeo Della Valle (1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 1 EuroChallenge, 1 campionato e la coppa nazionale in Montenegro con il Buducnost).
In Serie A giocano lo stesso Della Valle (Brescia), Matteo Chillo (Treviso) e Michele Ruzzier (Trieste), Awudu Abass è andato lo scorso anno a Dubai, in Serie A/2 ci sono Aristide Landi (Roseto), Eric Lombardi (Bergamo) e Diego Monadi (Verona), in categorie inferiori sono Cefarelli (Bocconi Miano, B interregionale) e Fallucca (Luiss Roma, B Nazionale), Imbrò e Laganà sono in attesa di trovare squadra. Il primo titolo europeo under 20 venne conquistato dall’Italia nel 1992, guarda caso sempre in Grecia ad Atene, battendo in finale (65-63) i padroni di casa della Grecia.
Un gruppo con giocatori che si sono poi imposti anche in Serie A come Abbio e De Pol, Frosini (neo direttore sportivo della Reyer Venezia) e Paolo Moretti (papà di Davide e coach di Torino), Bonsignori e Busca, Calbini e Dalla Mora, Ferroni e Monzecchi, Portaluppi e Semprini. Più o meno lo stesso gruppo che due anni prima aveva vinto l’Europeo under 18 a Groningen, in Olanda, potendo contare in quel caso anche su Gregor Fucka, mentre Ruggeri, Meleo e Buratti vennero sostituiti da Busca, Monzecchi e Moretti.
(Michele Contessa)
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