L’augurio di Novellino a Marotta: «Vinci la Champions League con l’Inter»
Dopo il trionfo con il Barcellona, il presidente dei nerazzurri incassa l’elogio dell’allenatore, con lui alla Venezia e alla Sampdoria: «Il suo segreto? Saper ascoltare»

Nella notte, dopo l’incredibile vittoria per 4-3 sul Barcellona, Giuseppe Marotta ha sottolineato come il raggiungimento della finale di Champions League fosse merito di Simone Inzaghi. Il presidente dell’Inter ha lodato il suo allenatore, ma vale la pena sottolineare come il dirigente sia una sorta di re Mida del calcio.
Tanto che quella in programma il 31 maggio a Monaco sarà per lui la quarta finale in dieci anni della “vecchia” Coppa Campioni, dopo quelle giocate con Juventus (2015 e 2017) e Inter (2023). È arrivato il momento di vincere la sua prima Champions, dopo tre ko? «Manca soltanto questo trofeo nella sua carriera», afferma Walter Novellino, tecnico che ha lavorato con Marotta per nove anni tra Venezia e Sampdoria.

Mister, sorpreso dall’ennesimo grande risultato conquistato dal suo ex direttore?
«No, perché lui è un manager. Nel progetto si sentono tutti coinvolti, in particolare l’allenatore. La persona che individua per ricoprire questo ruolo, deve essere condivisa da tutti i suoi collaboratori. Anche con Simone Inzaghi è stato così. E lo difende a spada tratta».
Quale a suo avviso il maggior pregio di Marotta?
«Far sentire tutti importanti e condividere il lavoro con i suoi uomini di fiducia. Ricordo come a Ravenna, Venezia e Sampdoria collaborasse con un direttore sportivo come Salvatore Asmini (che conobbe Marotta nel Varese negli anni '80, ndr). Sceglieva assieme a lui i calciatori. La stessa cosa si è verificata poi alla Juventus con Fabio Paratici e all’Inter con Piero Ausilio. Beppe, nel suo progetto, sa coinvolgere tutti i componenti di un club. E poi ascolta».
Fu così anche con lei, quindi?
«Quando lavoravamo assieme, chiamava i suoi collaboratori e diceva: “Walter ci ha riferito questo, cosa possiamo fare per aiutarlo?”. Poi si rivolgeva a me, coinvolgendomi: “Io farei così, che cosa ne pensi?”. Per ottenere buoni risultati serve creare un bel clima di lavoro e Beppe, a riguardo, è bravo».

A Venezia avete centrato la salvezza in serie A nel 1999. Proprio Marotta, dopo il ko al Meazza con l’Inter per 6-2, ingaggiò dai nerazzurri Alvaro Recoba.
«Mi disse: “Walter, ingaggiamo questo giocatore, ti serve”. Alla squadra mancava la qualità che avrebbe poi garantito l’attaccante uruguaiano. Il suo arrivo a Venezia fu un regalo per tutti quelli che amano il calcio. Chi adora questo sport, apprezza giocatori come lui o come Yamal».
Da una città di porto all’altra: assieme passaste a Genova, sponda Sampdoria, per riportare in A i blucerchiati. Era il 2002.
«Cinque anni meravigliosi, in cui passammo dalla serie B alla doppia qualificazione in coppa Uefa, sfiorando anche la Champions League. Anche allora, come oggi all’Inter, Marotta puntava sui giocatori a parametro zero».
Tra questi Falcone, Delvecchio, Palombo, arrivati poi in nazionale nel 2006 assieme ad altri blucerchiati come Semioli e Terlizzi. Alla Sampdoria c’era anche Simone Inzaghi.
«Si era unito a noi dopo aver lasciato la Lazio, con Fabio Bazzani ad aver fatto allora il percorso inverso. Di Simone mi piace il carattere che riesce a trasmettere all’Inter. Poi, col Barcellona, si è vista anche la qualità dei singoli come Lautaro Martinez. Tutti, a ogni modo, hanno dato il loro contributo per vincere la partita».
Riuscirà Beppe Marotta a vincere la sua prima Champions League?
«Può essere arrivato il momento, gli manca solo questo trofeo nella sua carriera. Tutti facciamo il tifo affinché lo conquisti».
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