Venezia low cost per giovani: consigli di un esperto per un turismo lento e autentico
Il giornalista Piero Pasini, autore per Lonely Planet, racconta come vivere Venezia senza spendere una fortuna con itinerari alternativi, alloggi in appartamento e esperienze autentiche lontano dal turismo di massa e dai prezzi esorbitanti

L’aperitivo sulle fondamenta, l’alba in piazza San Marco, la passeggiata a Sant’Elena, il tramonto alle Zattere. Nessun luogo è lontano a Venezia per un giovane che non vuole giocarsi lo stipendio. Basta avere l’umiltà di prepararsi, scegliere i luoghi e magari consultare una buona guida.
Piero Pasini, 45 anni, giornalista, veneziano di Ruga Giuffa, è autore per Lonely Planet e si occupa professionalmente di viaggi. Ammette che neanche lui ha ancora finito di conoscere la sua città. Con lui proviamo a esplorare un punto di vista differente rispetto allo storytelling tradizionale dei prezzi record di piazza San Marco e dell’overtourism.
Una premessa necessaria. «Il turismo - spiega Pasini- negli ultimi dieci anni è cambiato ovunque: perché oggi le persone sono meno interessate all’aspetto culturale del viaggio e più inclini a testimoniare di esserci stati, magari solo per un istante.
Una deriva accentuata dall’uso dei social. Il viaggio non come esperienza di conoscenza ma come esibizione da postare».
Ma esiste in questa città lo spazio per un turismo dei giovani, a prezzi contenuti e non cafone?
«Certamente sì, a condizione che ci si accosti a questa città con lo spirito del viaggiatore curioso e attento e non con quello del “voglio vedere tutto in poco tempo”. Questa città ha bisogno di un tempo dilatato, lentezza, curiosità. Va scelta come destinazione, non come tappa di passaggio».
Qualche esempio per giovani?
«E’ una città dove puoi fare tardi sorseggiando un aperitivo all’aperto, con le gambe a penzoloni sull’acqua. Dove non hai l’assillo del traffico né il frastuono dei rumori, è una grande isola pedonale. Una città dove se ti alzi presto puoi andare in piazza San Marco e godere di uno spettacolo unico al mondo».
L’itinerario del turista curioso?
«Certamente la passeggiata a Castello o Sant’Elena, dove meno si avverte il flusso turistico. Musei come il Fortuny e Storia naturale. L’esperienza della voga in laguna a Sant’Alvise, che ti offre la possibilità di gustare la città dall’acqua».
Meglio in albergo o in appartamento?
«Quoto l’appartamento, perché così il turista può fare il residente per qualche giorno e contribuire alle attività tradizionali della città. Fermarsi più notti, viverla come se si fosse un abitante, prendersi del tempo. Da questo punto di vista, è assolutamente una città per turisti giovani. L’albergo è per turisti mordi e fuggi».
L’aumento esponenziale delle residenze turistiche è però visto come un contributo allo spopolamento della città.
«Chiaro che questo fenomeno andrebbe regolamentato, magari mettendo un numero minimo di notti per chi vuole affittare un alloggio e lasciare ai turisti più affrettati la sistemazione alberghiera. Le recenti operazioni alberghiere del Tronchetto e di Ca’ Marcello a Mestre vanno nella direzione di aumentare i posti letto alberghieri».
Venezia è una delle città più instagrammate al mondo.
«Sì, e quindi è particolarmente esposta al cambiamento detto. Venezia soffre dei problemi di tutte le grandi città turistiche: l’overtourism, l’aumento dei prezzi, il mordi e fuggi. Ma la dinamica è identica a tutte le altre grandi destinazioni. I prezzi si sono alzati a Venezia, certamente, soprattutto dopo la pandemia. Ma si sono alzati ovunque: a Jesolo come a Pordenone».
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