Morirono nel campo di prigionia di Stalag, le spoglie dei soldati triveneti ora tornano a casa

Rientrano dalla Polonia i resti di 29 caduti nella Seconda Guerra, sono 8 i triveneti. Rifiutarono l’arruolamento nell’esercito tedesco. Il cimitero di Łambinowice ha restituito le salme e l’identità di 60 internati dopo l’otto settembre

Sebastiano Giorgi
Un momento della cerimonia. Foto Diana Wietrzykowska-Pizon
Un momento della cerimonia. Foto Diana Wietrzykowska-Pizon

Il cimitero di Łambinowice nella remota campagna polacca del voivodato di Opole restituisce le salme e l’identità di 60 soldati italiani internati dopo l’8 settembre 1943 nel campo di prigionia tedesco “Stalag 344 Lamsdorf”. Al termine della Seconda Guerra Mondiale i territori tedeschi di Breslavia e Oppeln (oggi Wrocław e Opole) passarono alla Polonia insieme al villaggio di Lamsdorf, oggi Łambinowice.

Paese tristemente noto per aver ospitato campi di prigionia tedeschi nel 1870, guerra franco-tedesca, nella Prima Guerra Mondiale e poi dal 1939 fino al termine della Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui fu uno dei campi di prigionia più grandi d’Europa arrivando a 300 mila internati tra cui ci fu per un periodo San Massimiliano Kolbe, prima che fosse deportato ad Auschwitz.

L'arrivo delle salme. Foto Diana Wietrzykowska-Pizon
L'arrivo delle salme. Foto Diana Wietrzykowska-Pizon

«Sessanta soldati italiani che, richiamando le parole del Presidente della Repubblica, difesero l’onore della Patria rifiutando l’arruolamento nell’esercito tedesco o in quello di Salò. Di fronte a voi familiari, non ho pudore a confessare che raccogliere queste spoglie ed avviarle dopo 80 anni a degna sepoltura è stato uno dei momenti più toccanti della mia vita», queste le parole dell’ambasciatore d’Italia in Polonia Luca Franchetti Pardo pronunciate giovedì scorso durante la messa in suffragio di 31 di quei 60 soldati che ora saranno tumulati nel Cimitero Militare Italiano nel quartiere di Bielany a Varsavia andando ad aggiungersi ad altre 2. 300 salme di militari italiani caduti durante l’ultimo conflitto mondiale.

Una cerimonia toccante, davanti alle urne dei 31 soldati coperte dalla bandiera tricolore, celebrata nella Cattedrale dell’Esercito Polacco a Varsavia dal Nunzio apostolico in Polonia monsignor Antonio Guido Filippazzi alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Luciano Antonio Portolano, del suo omologo polacco generale Wiesław Kukuła e il capo dell’Ufficio per la Tutela della Cultura e della Memoria della Difesa (Utcmd) il generale Andrea Rispoli e la console onoraria italiana a Breslavia, Monika Kwiatosz.

Le 32 salme dei caduti triveneti. Foto Diana Wietrzykowska-Pizon
Le 32 salme dei caduti triveneti. Foto Diana Wietrzykowska-Pizon

I resti degli altri 29 soldati (7 veneti e 1 friulano) arriveranno invece in Italia tra pochi giorni, 18 a Padova, accolti dai discendenti delle loro famiglie del nord, e 11 a Roma da dove, dopo una cerimonia probabilmente alle Fosse Ardeatine, raggiungeranno poi le città di provenienza nel centro e sud Italia.

La storia del ritrovamento di questi soldati risale al 1996 quando la direttrice del “Centralnego Muzeum Jeńców Wojennych w Łambinowicach – Opole” Violetta Rezler – Wasielewska cercando negli archivi informazioni sulle sepolture dei soldati polacchi dell’Armia Krajowa si imbatte in un documento datato 1959 in cui si parla di 60 soldati italiani morti nel campo di prigionia “Stalag 344 Lamsdorf”.

La cerimonia. Foto Diana Wietrzykowska-Pizon
La cerimonia. Foto Diana Wietrzykowska-Pizon

«Mentre le sepolture dei prigionieri morti durante la Prima Guerra Mondiale sono state fatte con criterio e sono ancora ben conservate quelle della Seconda Guerra Mondiale sono fatte in modo approssimativo e non sappiamo neppure quante siano in un cimitero che è di oltre quattro ettari. Una foto aerea ci aveva però incuriosito. Lì abbiamo trovato sessanta croci indicanti altrettante sepolture», spiega Violetta Rezler – Wasielewska.

I nomi sulle croci erano illeggibili ma fortuna ha voluto che nell’ambito del progetto interdisciplinare “Scienza per la società, società per la scienza nel Luogo della Memoria Nazionale di Łambinowice”,gli studiosi polacchi abbiano prima riesumato due salme, individuandone i nomi attraverso la piastrina identificativa (Giovanni Paravidino e Luigi Norcia), e poi con un paziente lavoro iniziato nel 2022 e terminato nel settembre del 2024 anche i resti degli altri 58 soldati traslati poi tutti provvisoriamente nel Cimitero Militare Italiano di Bielany di Varsavia.

Esperite le procedure della normativa polacca, su richiesta dei familiari, d’intesa con Utcmd e sotto la direzione di Miriam Peluffo della Cancelleria Consolare, le spoglie di 29 caduti saranno rimpatriate in Italia e 31 tumulate presso il Cimitero di Bielany.

«Dalla terra italiana a quella polacca», recita il ritornello dell’Inno polacco scritto nel 1797 a Reggio Emilia dalle legioni polacche di Dąbrowski che sognavano di raggiungere e liberare la Polonia allora spartita tra Russia, Prussia e Austria. Oggi i resti di 60 soldati italiani, 80 anni dopo la loro scomparsa, tornano a casa seguendo il percorso inverso “dalla terra polacca a quella italiana”. 

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