La prima prova di italiano ai tempi dell’Ai: tre motivi per cui scrivere rimane indispensabile
Oggi è una pratica uscita dalla vita dei nostri ragazzi. Porta riflessione e ragionamento, costituisce uno spazio di libertà creativa

Ha senso, nell’era di Chat Gpt, la prima prova di Italiano? Da scrittore e insegnante sono convinto che scrivere sia necessario. La scrittura per un adolescente oggi è esotica. Questa pratica sopravvive nelle aule e nei compiti per casa. Sono rari gli studenti che sanno scrivere in corsivo. Domina lo stampatello minuscolo. Durante una prova scritta è interessante osservare come i ragazzi tengono la penna in pugno… non sono abituati. C’è chi la afferra come un machete, chi ci si aggrappa, chi la tiene in punta come un bisturi… La pratica della scrittura è uscita dalla vita dei nostri ragazzi.
Durante le versioni di latino o di greco gli studenti utilizzano dizionari su cui tante generazioni hanno sudato: Rocci, Calonghi, Castiglioni… nella traduzione il dizionario spesso utilizza termini un po’ datati. Sempre più spesso di fronte, che ne so, al termine fatum: vaticinio, oracolo, profezia, gli studenti domandano “Cos’è il vaticinio?” L’italiano stesso è una lingua classica.
Certo, è sbagliato tenere lontani gli studenti dai linguaggi che oggi costituiscono i mezzi privilegiati di comunicazione, espressione, lavoro. Ma azzerare la scrittura sarebbe un errore altrettanto grave, per più ragioni.
1) Dobbiamo tutelare gli spazi non funzionali nella vita dei giovani. La società, e spesso la scuola stessa, tendono a impostare il percorso di crescita di uno studente verso la “funzione”, “l’obiettivo”, inteso in termini di realizzazione socioeconomica. Ma la vita non è solo questo. È anche espressione, immaginazione, creazione. Per scrivere una relazione tecnica o un CV basta affidarsi all’intelligenza artificiale. Ma non siamo solo questo. Più che mai oggi dobbiamo garantire spazi di creazione linguistica libera.
2) La scrittura porta riflessione, ragionamento. Quando ho iniziato a scrivere questo articolo non avevo chiaro cosa avrei detto. Il pensiero si è illuminato nella scrittura. L’edificazione di un periodo, di un paragrafo, di un capitolo, implica funzioni logiche, deduttive, euristiche. Non scrivere, o, peggio, affidare la nostra creatività ad altri strumenti, implica atrofia linguistica, impotenza lessicale, difficoltà di ragionamento.
I nostri adolescenti conoscono poco linguaggio perché non hanno occasioni di usarlo attivamente con la scrittura, nella quale vado a pescare le parole più adatte per formare un pensiero.
3) Da più parti del mondo emergono guerre, violenza, forze antidemocratiche. Una comunità che non scrive accoglierà con maggiore facilità un dittatore, e accetterà volentieri chi la blandirà dicendo “Non preoccuparti, pensiamo a tutto noi”.
Credo, infine, che nel “tema di maturità” ci sia un grande assente, ossia la narrazione. Come possiamo fare appassionare gli studenti alla scrittura, se i generi con cui dobbiamo farli familiarizzare sono oggettivamente noiosi? Scrittura documentata, analisi del testo… Per carità, importanti, infatti non dico di eliminarli. Ma di affiancarli al racconto. Non credo che possiamo indignarci per un’Italia che non legge letteratura, se non educhiamo gli italiani a crearla.
La narrazione si può apprendere, migliorare con la ripetizione. Così guadagneremo più adepti alla causa della scrittura.
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