Le pensioni del futuro, un cantiere aperto: ecco il piano del governo

Tfr come rendita per l’uscita a 64 anni, bonus per chi resta tra le ipotesi. L’esecutivo vuole rinviare al 2028 l'aumento dell'età per andare in quiescenza

Giorgio Barbieri

Puntualmente con l'avvicinarsi dell'autunno, e in vista della manovra finanziaria, torna a infiammarsi il dibattito sulle pensioni degli italiani.

A dare fuoco alle polveri è stato il leghista Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, che lunedì dal Meeting di Rimini ha annunciato le misure previdenziali al vaglio del governo tra cui quella che riguarda proprio l'età pensionabile.

A Palazzo Chigi stanno infatti studiando come evitare che nell'anno elettorale (il 2027, se la legislatura dovesse arrivare a scadenza naturale) scatti anche l'aumento della soglia per la pensione di vecchiaia, destinata ad alzarsi dai 67 anni attuali a 67 anni e tre mesi (mentre il minimo di contributi necessari resterebbe 20 anni).

Così, per congelare un'evenienza che costerebbe molto in termini di consenso, il governo sta pensando di come sterilizzare l'aumento fino a fine 2028, per il quale servirebbe una copertura stimata tra uno e 1,5 miliardi di euro all'anno.

La corsa agli annunci

Il cantiere pensioni dunque è aperto e diverse sono già le misure sul tavolo. «Stiamo valutando di proporre che il Tfr fermo all'Inps, delle imprese sopra i 50 dipendenti, possa essere una rendita, per dare un ristoro e avere pensioni un po' più forti», ha detto Durigon dal palco del Meeting di Comunione e Liberazione. Un annuncio che ha però subito fatto scattare le opposizioni ei sindacati, contrari a questa ipotesi.

Sembra poi probabile essere la conferma anche per il 2026 del “bonus Giorgetti” per chi, raggiunto i requisiti per andare in pensione prima dei 67 anni, decide invece di restare al lavoro (il bonus consiste nel versamento in busta paga del 9,19% dei contributi Inps a carico del lavoratore, esentasse).

Da giugno a oggi, secondo l'Inps, le adesioni sono però state poco più di settemila, un numero non altissimo ma che è destinato a crescere dato che la misura proseguirà con l'obiettivo di trattenere più lavoratori attivi.

I numeri

E nella giornata di ieri è stato pubblicato anche il Rendiconto sociale dell'Inps dal quale emergono che nel 2024 le uscite flessibili dal lavoro sono state 36.983, direttamente dimezzate rispetto alle 69.315 del 2023. Secondo gli analisti il ​​calo è legato al crollo di “Quota 103” dovuto prevalentemente al ricalcolo interamente contributivo con le pensioni liquidate con questa misura che sono passate da 23.249 a 1.154 ea quello di “Opzione donna” con il passaggio da 12.763 uscite nel 2023 a 4.794.

Le uscite con l’Ape sociale nel 2024 sono state 17.742 a fronte delle 19.529 del 2023 mentre i pensionamenti dei precoci nel periodo sono state 11.044 a fronte delle 11.918 del 2023. I lavoratori andati in pensione con la misura prevista per gli usuranti sono stati 2.249, in aumento rispetto ai 1.856 del 2023.

Nel 2021 le uscite flessibili nel complesso erano state 161.192, grazie soprattutto alle 112.982 pensioni con “Quota 100” nel terzo e ultimo anno previsto per la misura introdotta per un triennio dal governo gialloverde nel 2019 .

Nel 2024 sono state liquidate anche 13.174 pensioni con “Quota 103” senza ricalcolo con il metodo contributivo sulla base della normativa precedente (a persone che avevano raggiunto i requisiti prima dell'introduzione del ricalcolo).

Le reazioni

Alla proposta di Durigon è arrivato a stretto giro l’apprezzamento di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio.

«È da valutare in modo positivo la proposta del sottosegretario al Lavoro che propone di congelare il requisito dell’età per la pensione e la possibilità, su base volontaria, di usare il Tfr presso l’Inps come rendita per raggiungere la soglia minima di pensione», ha commentato Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati, «serve capire quali possono essere le ricadute in termini di copertura finanziaria e nei confronti eventualmente delle aziende che detengono temporaneamente il Tfr dei lavoratori. È mia intenzione ragionare ancora sull’emendamento, già presentato, su riapertura del semestre di “silenzio-assenso” per destinare automaticamente ma volontariamente il Tfr alla previdenza complementare».

Per Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione Lavoro, sulle pensioni si sta giocando «una partita tutta interna al governo. Con la Lega che ha iniziato la campagna elettorale per le elezioni regionali».

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