Don Ciotti: «Leone XIV è un dono di Bergoglio»

Il fondatore di Libera analizza l’elezione del nuovo pontefice e commenta i suoi primi passi e il suo appello per la pace

Emily Menguzzato
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Foto di Massimo Silvano
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Foto di Massimo Silvano

​​​«Papa Leone XIV è un dono voluto da Papa Francesco». Sono le parole di don Luigi Ciotti, fondatore e presidente dell’associazione “Libera nomi e numeri contro le mafie”, rilasciate a margine dell’evento di promozione della legalità che si è tenuto lunedì mattina al Teatro Rossetti di Trieste.

Il sacerdote, da trent’anni in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso, ha incontrato più di duemila studenti delle scuole secondarie della città che hanno assistito allo spettacolo di danza e teatro “Mafia: il mondo parallelo” .

Don Ciotti: "Da Papa Leone XIV attenzione sul lavoro e la dignità delle persone"

Don Ciotti, quale significato ha l’elezione di Papa Leone XIV?

«È un grande regalo che ci ha fatto Papa Francesco, perché l’ha fatto cardinale pochi mesi fa, altrimenti non sarebbe diventato Papa. Lo ha scovato in Perù, dove per 38 anni è stato missionario agostiniano, poi è stato vescovo per sette o otto anni, poi è stato chiamato a Roma per prendere in mano la Congragazione dei vescovi, una congregazione molto attenta e molto delicata.E poi, in questo conclave è diventato Papa».

È il primo Papa agostiniano. Di che figura si tratta?

«Papa Leone XIV ha una grande preparazione: è laureato in matematica, in filosofia, in teologia, in diritto canonico. Sa le lingue, ma soprattutto è stato capace di immergersi veramente nelle viscere della vita, delle fragilità e delle speranze delle persone con un occhio particolare verso gli ultimi, i più poveri, i più fragili. Questo pontificato, ovvero la scelta di questo cardinale, è veramente un dono».

Come commenta la scelta di chiamarsi Leone?

«Anche questo è un segno importante. Quello di Leone XIII è stato un papato di cambiamento, dopo Pio IX. Di fronte a movimenti di lotta popolare per i diritti, in quel periodo storico di fine Ottocento, Leone XIII ha fatto la prima enciclica di dottrina sociale e politica per il bene comune, proprio sul tema del lavoro. Questo Papa arriva in questo momento di grande trasformazione della società, anche rispetto all’intelligenza artificiale ma non solo, dove è grande il bisogno di dignità nel lavoro, quello che porta alle persone la condizione di libertà. Quell’enciclica, la Rerum Novarum, era quindi la prima sul mondo del lavoro. Ma infine, non dimentichiamo che il primo grande collaboratore di San Francesco fu Frate Leone: la scelta del nome ha questi significati, ma anche questa profondità e questo spirito».

Durante il suo primo Regina Caeli, il Papa ha lanciato un appello per la pace nei territori feriti dalle guerre.

«Leone XIV ha detto poche parole, ma di grande forza. “Una pace disarmata e disarmante” , che mi ricorda quello che diceva un grande santo del nostro Paese, don Tonino Bello, ovvero che “dobbiamo essere tutti malati di pace” e da questa patologia, auguriamocelo tutti, non dobbiamo mai guarire. Anche nei nostri linguaggi, nei nostri comportamenti, dobbiamo parlare di più di pace, che comincia nelle nostre relazioni, nei nostri rapporti. Anche incontrare i nostri ragazzi nel nome della pace. Perché la guerra non è solo quella dei grandi conflitti: sono 170 anni che in Italia parliamo di mafia, nonostante i grandi passi in avanti fatti. Abbiamo bisogno di pace, anche perché le mafie ci impoveriscono tutti». —

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