Donne e imprenditrici: storie di vita, di successi e piani B

Le storie di Daniela Zanellato, Open Serramenti, Fabbiana Lorenzetto, titolare di sette centri estetici, Stefania Turrin, direttrice finanziaria di Grafica veneta, e di Sanja Adzijevic, ex titolare di un ristorante, ora dipendente soddisfatta

Lorenza Raffaello

Quattro donne, quattro storie. Da dipendenti a imprenditrici, con un viaggio – a volte – di andata e ritorno. Vi raccontiamo le loro scelte, le difficoltà, i successi. Ecco le storie di Daniela Zanellato, Open Serramenti, Fabbiana Lorenzetto, titolare di sette centri estetici, Stefania Turrin, direttrice finanziaria di Grafica veneta, e di Sanja Adzijevic, ex titolare di un ristorante, ora dipendente soddisfatta.


Daniela Zanellato dirige la Open Serramenti, che fattura 2,6 milioni

Quando ho detto che diventavo imprenditrice i miei hanno detto no

Era una dipendente di quelle brillanti, capace di trovare un’opportunità anche nelle criticità che il lavoro le metteva davanti. Per questo un suo collega le ha proposto di fondare con lui una società.

Era il 1994. Lei è Daniela Zanellato e oggi è alla guida di Open Serramenti di Istrana, un’azienda 2, 6 milioni di fatturato.

«Quando ho detto a casa che avrei aperto un’azienda mia i genitori mi hanno fatto ostruzionismo, mi portavano l’esempio delle mie cugine dedite alla famiglia», racconta divertita Daniela.

«C’è stata una famiglia, ci sono stati due figli, una suocera, una casa, un marito, c’è stato tutto in questa vita. C’è stata anche un’azienda abbastanza impegnativa che ho condotto anche da sola per un lungo periodo».

Nel 2003 il collega e socio di Daniela muore e quindi la donna si trova sola alla guida di un’azienda operativa in un settore prettamente maschile.

Oggi ha un nuovo socio e lei continua a seguire la parte commerciale, amministrativa e direzionale.

Negli anni non ha mai abbandonato il timone anche durante la gravidanza e quando i suoi bambini erano piccoli.

«Ho lavorato spesso di notte. Al mattino mi alzavo alle 5, alle 5 e un quarto ero in azienda.

Alle 7 e mezza andavo a casa, svegliavo i ragazzi, li portavo a scuola e poi tornavo al lavoro. Poi andavo a prenderli, facevo una merenda e poi tornavo qui. In realtà ci vuole una buona dose di organizzazione e di motivazione. Non è una passeggiata.

Ma lo rifarei mille volte, perché anche le soddisfazioni sono tante. Il fatto di farcela in un ambiente maschile e di essere valutata positivamente da tutti gli stakeholders che mi stanno intorno, è questa la mia vittoria, ma anche avere il rispetto dei dipendenti e della mia famiglia. Insieme sono una squadra fantastica». 


Fabbiana Lorenzetto è la leader in provincia dell’epilazione al laser

Si rischia di venire sottovalutate, il segreto è essere credibili

Fabbiana Lorenzetto, titolare di 7 centri estetici
Fabbiana Lorenzetto, titolare di 7 centri estetici

Sette centri e 25 dipendenti, tutte donne. Sono lavoratrici giovanissime appena diplomate, ma anche mamme e nonne. «La mia scommessa da imprenditrice è partita 27 anni fa».

Fabbiana Lorenzetto è la “regina del laser”, per diventarlo ha investito tanto e non solo in termini economici.

«La criticità che ho riscontrato maggiormente è che l’estetica viene fatta dal mondo intero, che sia a casa, a livello legale o non legale, si trova un estetista ovunque. La soluzione è stata trovare esattamente una frangia del mio settore in cui non c’era questa grande innovazione, quindi l’utilizzo del laser, quando ancora non era conosciuto».

Lorenzetto parla anche di un’altra criticità legata al fatto di essere a capo di un’impresa: «L’imprenditoria non è un ambiente femminile, mettersi a confronto con l’uomo non è facile, perché in ogni caso si rischia di venire un po’ sottovalutate, quindi all’inizio bisogna andare con i piedi di piombo, soppesare ogni azione, ma poi quando ti conoscono si riesce a lavorare e lo si fa bene. All’inizio non è stato ovviamente facile».

Fabbiana Lorenzetto pur lavorando con grandissimo impegno non ha rinunciato alla famiglia: «Ho cercato di organizzarmi con gli orari e ora che sono cresciuti i miei figli sono entrati in società e gli sto insegnando tutto. L’importante è mantenere la coerenza, essere molto sinceri e garantire il miglior servizio alle clienti: in tanti anni l’estetica ha venduto un po’ di fumo, bisogna essere coerenti, questo è il trattamento e questo è l’efficacia». Poi tona a parlare del suo ruolo: «Per un’imprenditrice il segreto è scegliere un settore che si sta innovando, che si sta aprendo, che si sta sviluppando e puntare solo su quello che si sa fare, con trasparenza e rispetto».


Stefania Turrin è direttrice finanziaria di Grafiche Venete Spa

Mai subito discriminazioni e ho avuto l’appoggio dei nonni

Stefania Turrin, direttrice finanziaria di Grafica veneta
Stefania Turrin, direttrice finanziaria di Grafica veneta

«Non sempre le donne sono vittime di boicottaggio nel lavoro, tante scelgono un impegno minore per avere più spazio da riservare alla famiglia. Si tratta di una scelta autonoma». Stefania Turrin è la direttrice finanziaria di Grafiche Venete Spa, azienda di Trebaseleghe che nel 2024 ha superato i 250 milioni di ricavi. Nata a Feltre, laurea in Economia e commercio a Ca’ Foscari a Venezia e poi una carriera in azienda sempre nel settore finanziario, Stonefly, Lotto e poi infine Cfo nella società padovana.

«Mi ritengo molto fortunata, personalmente non ho mai subito discriminazioni. Nelle mie esperienze lavorative mi sono state offerte opportunità di carriera e crescita professionale in linea con le mie aspirazioni e la mia professionalità, senza che mi sia mai sentita vittima di differenziazioni rispetto a colleghi uomini».

«Ho scoperto di essere incinta due settimana dopo che mi avevano proposto il posto di direttore generale in Lotto, ho avuto dei superiori illuminati, sono andata in maternità e quando sono tornata ho trovato il mio posto».

Turrin ammette di essere stata fortunata anche perché ha potuto contare sul prezioso aiuto dei nonni: «Devo ringraziare non solo i miei datori di lavoro, ma anche la mia famiglia, che mi ha sempre incoraggiata a perseverare e aiutato a gestire tutti gli impegni. Il merito è sempre della squadra».

Sulle differenze tra uomo e donna in azienda, Turrin chiude: «Non mi piace parlare di quote rosa, sembra che ci si stia riferendo a specie rare da proteggere. Sono convinta che sul lavoro donne e uomini siano uguali».


Sanja Adzijevic era titolare di un ristorante, ha chiuso nel 2023

Troppe nuove normative, ora faccio la dipendente e sono felice

Sanja Adzijevic, ex titolare di un ristorante
Sanja Adzijevic, ex titolare di un ristorante

«In dieci anni non ho visto mia figlia crescere. Il poco tempo che trascorrevo con lei avevo in testa il lavoro. Per questi motivi ho scelto di chiudere l’attività e fare la dipendente». Sanja Adzijevic ha gestito per 12 anni un ristorante di pesce a Treviso.

«Partiamo dal presupposto che avere un’attività in proprio è bellissimo da tanti punti di vista, ma è faticosissima da tanti altri, soprattutto quando sei una donna e se hai anche una famiglia, hai anche molto altro da gestire. Comincia ad essere gravoso, anche quando sei a casa stai sempre lavorando».

Sanja descrive quella che era la sua giornata: «Mi alzavo la mattina alle sette, preparavo la colazione alla mia bambina, la portavo a scuola e poi cominciava tutto quanto il giro: prima spesa poi uffici, poi il turno di pranzo, poi sistemi, un’ora di pausa il pomeriggio e poi al locale per il turno serale. E il giorno dopo ricominciava tutto daccapo».

Sanja racconta che il motivo per cui ha cambiato vita non è stato la mole di lavoro, quanto più le normative sempre più stringenti, che hanno reso il lavoro ancora più difficoltoso.

E poi la famiglia, la voglia di dedicarsi alla sua bambina: «Al giorno d’oggi i figli hanno bisogno di essere seguiti molto di più, ma non perché non siano indipendenti, ma perché veramente la società ti chiede un’attenzione molto diversa, anche nel crescerli. Non volevo lavorare per pagare la baby-sitter con cui sarebbe cresciuta mia figlia».

Oggi Sanja è una dipendente serena: «Amo il mio lavoro e lo svolgo con la stessa cura e passione che mettevo nella mia attività.

La differenza è che quando torno a casa posso permettermi il lusso di pensare alla mia famiglia senza l’ansia e lo stress che comporta un’attività in proprio». 

 

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