In Veneto sono arrivati i primi rimborsi per le visite ritardate dalle Usl

A Treviso risarciti dall’azienda sanitaria i pazienti visitati in privato. Cinquanta utenti sono stati presi in carico a spese dell’azienda sanitaria, come prevede la nuova circolare regionale

Valentina Calzavara
Liste d'attesa troppo lunghe, in Veneto si risarciscono i pazienti che si sono dovuti rivolgere al privato
Liste d'attesa troppo lunghe, in Veneto si risarciscono i pazienti che si sono dovuti rivolgere al privato

Visite in ritardo, l’Ulss di Treviso ha ricevuto un migliaio di richieste di rimborso e ci sono i primi cinquanta pazienti che l’hanno ottenuto. Ed è la prima in Veneto ad applicare la circolare diramata dalla Regione in applicazione di una legge del 1998. 

Si tratta, per lo più, di utenti che avevano esigenza di sottoporsi a una prima visita di cardiologia, una prestazione di oculistica, pneumologia o dermatologia, oppure una risonanza magnetica di cranio, colonna vertebrale o arti inferiori. Sono stati visitati privatamente in regime di intramoenia e hanno presentato il conto all’Ulss 2.

L’azienda ospedaliera ha quindi pagato interamente il costo della prestazione, come prevede, appunto, una legge del 1998, applicata per la prima volta in Veneto dopo una circolare diramata dalla Regione a tutte le Ulss un anno fa, invitandole a osservare la norma. Per gli utenti si tratta di un risparmio di svariate migliaia di euro, considerando che una visita privata costa dai 50 ai 200 euro in media.

Le richieste

Da gennaio 2024 ad aprile 2025 l’Ulss di Treviso ha avuto 933 richieste di rimborso per visite in ritardo. Di queste 409 sono di utenti che non ne avevano diritto, 475 sono state gestite con turni aggiuntivi in ospedale e 49 sono state effettivamente rimborsate perché effettuate nel privato con l’intramoenia.

«Questi 49 casi rientravano nei parametri previsti dalla normativa, si sono rivolte al Cup e quindi abbiamo coperto noi la spesa per le loro visite. Parliamo di pazienti che hanno eseguito la prestazione attraverso l’intramoenia, con medici che li hanno visitati in libera professione a spese della nostra azienda ospedaliera, per un ammontare di qualche migliaio di euro» afferma il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi.

La rivoluzione

L’intramoenia è una modalità che permette all’utente di prenotarsi pagando di più, ma senza dover attendere le liste di attesa del sistema sanitario nazionale. In questo caso, è stata l’Ulss 2 a saldare il conto dei 49 pazienti che hanno bypassato la lista d’attesa del pubblico e chiesto tramite il Cup che l’Ulss rifondesse la spesa affrontata rivolgendosi al privato.

Dei 933 utenti che hanno chiesto il rimborso all’azienda sanitaria trevigiana, 475 pazienti sono stati invece gestiti dall’Ulss in regime istituzionale tramite overbooking.

«Ciò significa che abbiamo trovato loro un posto per la visita nei nostri ambulatori chiedendo ai nostri medici uno sforzo maggiore con orario lavorativo extra nelle ore serali e facendo dei turni aggiuntivi di sabato» aggiunge il dg. La legge del 1998 prevede che a livello nazionale siano le aziende sanitarie a pagare di tasca propria la visita che non sono riuscite a erogare nei tempi prestabiliti dall’impegnativa. Nel 2024 la Regione ha rispolverato quindi la circolare del 1998, mettendo le mani avanti e allertando tutte le Ulss venete ad adempiere.

Cosa prevede la legge

La Legge 124/1998, che riguarda la partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie, prevede che i pazienti possano chiedere il rimborso delle spese sostenute nelle strutture private quando non è possibile ottenere la prestazione entro i tempi stabiliti dal Servizio Sanitario Nazionale. Questo vale per prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), ma non necessariamente per tutte le prestazioni sanitarie.

Come funziona il rimborso

Le Regioni e le Usl devono stabilire i tempi massimi di attesa per ogni prestazione.

Se il Servizio sanitario nazionale non riesce a garantire la visita entro questi tempi, il paziente può rivolgersi al privato e può successivamente chiedere il rimborso delle spese sostenute, presentando la documentazione (fattura o ricevuta, impegnativa medica) all'azienda sanitaria di appartenenza.

Possono chiedere i rimborso tutti i pazienti che hanno effettuato visite o esami privati in sostituzione di una prestazione Lea non erogata dal servizio pubblico entro i tempi stabiliti.

Non è, invece, previsto il rimborso per prestazioni prenotate autonomamente dall'utente o già effettuate in libera professione.

 

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