Dona un rene al marito, i medici scoprono un tumore e salvano entrambi

Eseguito a Padova un trapianto da vivente con nefrectomia parziale robotica, è la prima volta in italia. Il miracolo d’amore di Silvia Poletti e Antonio Tomasoni

Silvia Bergamin
Antonio Tomasoni e Silvia Poletti
Antonio Tomasoni e Silvia Poletti

Di solito i miracoli accadono in silenzio, nascosti nei corridoi degli ospedali, tra il rumore lieve delle macchine e il passo attento dei medici. Ma alcuni meritano di essere raccontati, perché sono miracoli d’amore, di coraggio e di speranza.

Come quello di Silvia Poletti e Antonio Tomasoni, una coppia di Bergamo unita da 16 anni di matrimonio e da qualcosa di ancora più profondo: la volontà incrollabile di prendersi cura l’uno dell’altra, a qualsiasi costo.

Antonio ha 54 anni, è un uomo tranquillo, preciso, di quelli che dedicano la vita al proprio lavoro – fa il segretario scolastico – e alla propria famiglia. Ha già affrontato un trapianto di rene nel 1990, quando era poco più che un ragazzo. Era andata bene, ma si sa, i trapianti non sono per sempre.

Dopo oltre trent’anni, il suo corpo ha iniziato a dare segni di cedimento. I reni hanno ricominciato a stancarsi. La prospettiva della dialisi incombeva come una nuvola nera. E qui entra in scena Silvia, 53 anni, la moglie.

Una donna solare, determinata. Quando Antonio si ammala di nuovo, non ci pensa due volte: «Il mio rene è tuo», gli dice. Ma non è così semplice convincere chi si ama a mettere in gioco la propria salute.

Antonio, all’idea di esporre Silvia a qualsiasi rischio, si spaventa. Ma Silvia è irremovibile: «Non voglio vederti spegnere un po’ alla volta. Ti salvo io».

La coppia decide di rivolgersi all’Azienda Ospedale-Università di Padova, un centro d’eccellenza in Italia, uno dei pochi in grado di avviare l’iter di trapianto anche prima dell’inizio della dialisi. Una scelta che si rivelerà cruciale.

Durante i controlli, la prima notizia positiva: Silvia è compatibile con Antonio. Ma subito dopo arriva il colpo al cuore. I medici scoprono che nei suoi reni ci sono due calcoli e – peggio ancora – una piccola neoformazione. Un tumore. In un altro ospedale, forse, tutto si sarebbe fermato lì. Ma a Padova c’è un’équipe che non si arrende.

I professori Lucrezia Furian, alla guida della Chirurgia dei Trapianti di rene e pancreas, e Fabrizio Dal Moro, direttore dell’Urologia, decidono di tentare l’impossibile. Con il supporto della tecnologia più avanzata – un robot chirurgico di ultima generazione – riescono a rimuovere la massa tumorale, i calcoli e poi, con una precisione millimetrica, a prelevare solo la parte sana del rene.

È la prima volta in Italia che viene eseguito un trapianto da vivente con nefrectomia parziale robotica. Un intervento pionieristico, durato circa 140 minuti, che ha salvato due vite in una sola sala operatoria. Oggi, mesi dopo quell’operazione straordinaria, Silvia è completamente guarita.

Il tumore è solo un ricordo, e il suo rene continua a vivere, dentro il corpo dell’uomo che ama. Antonio sta bene, è tornato a lavorare, e nel suo sorriso c’è la consapevolezza profonda di essere stato salvato non solo dalla medicina, ma da un gesto d’amore puro e incrollabile.

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