La sanità digitale viaggia a velocità diverse in Italia: Veneto e Fvg tra le regioni più virtuose

In Veneto il 93% dei documenti previsti dal decreto ministeriale è disponibile nel Fse, inclusa la cartella clinica. Tutti i dati e le differenze

La redazione
Il ministro della Salute Orazio Schillaci (Ansa)
Il ministro della Salute Orazio Schillaci (Ansa)

La trasformazione digitale della sanità italiana viaggia a velocità diverse e l’ultimo rapporto Gimbe lo conferma: tra Veneto e Friuli Venezia Giulia emergono differenze significative nell’utilizzo e nella completezza del Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse). Il Veneto si distingue come una delle regioni più virtuose, con il 93% dei documenti previsti dal decreto ministeriale disponibili nel Fse, inclusa la cartella clinica, assente in tutte le altre regioni.

In Friuli Venezia Giulia, invece, al 31 dicembre 2024, l’86% dei cittadini ha espresso il consenso alla consultazione del proprio Fse, sopra la media nazionale del 42%, ma lontano dal 92% dell’Emilia-Romagna. D’altro canto l’utilizzo attivo del Fse è limitato: pochi cittadini friul-giuliani (uno su cinque) accedono al proprio fascicolo, frenati da scarsa informazione e competenze digitali ridotte.

Cos’è il Fascicolo Sanitario Elettronico

Attualmente i Fse regionali offrono fino a 45 servizi digitali, che permettono ai cittadini di svolgere varie attività fondamentali: dal pagamento di ticket e prestazioni alla prenotazione di visite ed esami, dalla scelta del medico di medicina generale alla consultazione delle liste d’attesa. Il divario tra regioni, come detto, è profondo. Solo la Toscana (56%) e il Lazio (51%) superano la soglia del 50% dei servizi attivati, all’estremo opposto, in Calabria la disponibilità si ferma al 7%.

Documenti disponibili

Il Decreto del Ministero della Salute del 7 settembre 2023 ha definito i contenuti del FSE 2.0, ma ad oggi soltanto 4 documenti su 16 monitorati sul portale pubblico – lettera di dimissione ospedaliera, referti di laboratorio e di radiologia e verbale di pronto soccorso – risultano effettivamente disponibili in tutte le Regioni

«Un cittadino siciliano e uno veneto – commenta Cartabellotta – non hanno le stesse possibilità di accesso alla propria documentazione clinica. E questo non è accettabile in un Servizio Sanitario Nazionale che si definisce universale». La disomogeneità regionale è marcata. Alcuni documenti fondamentali – come il profilo sanitario sintetico, le prescrizioni specialistiche e farmaceutiche, il referto specialistico ambulatoriale – sono disponibili in oltre l’80% delle Regioni.

Il certificato vaccinale e il documento di erogazione delle prestazioni specialistiche sono presenti in 15 Regioni e Province Autonome (71%), mentre il documento di erogazione dei farmaci e la scheda della singola vaccinazione compaiono nei FSE di 14 Regioni (67%). Il referto di anatomia patologica e il taccuino personale dell’assistito sono accessibili in 13 Regioni (62%).

Soltanto 6 Regioni rendono disponibile la lettera di invito per screening, vaccinazioni e altri percorsi di prevenzione, mentre la cartella clinica è resa disponibile nel FSE solo dal Veneto. Complessivamente, a livello nazionale il FSE mette a disposizione degli utenti il 68% dei documenti monitorati sul portale del FSE 2.0 e previsti dal decreto. Nessuna Regione alimenta il FSE con tutte le tipologie documentali previste dal decreto ministeriale: si va dal 93% del Piemonte e del Veneto al 40% di Abruzzo e Calabria

Il consenso alla consultazione

Al 31 marzo 2025 (per il Friuli Venezia Giulia i dati sono aggiornati al 31 dicembre 2024), a livello nazionale solo il 42% dei cittadini ha espresso il consenso alla consultazione dei propri dati sanitari da parte dei medici. Ma il divario tra le regioni è enorme: si passa dall’1% in Abruzzo, Calabria e Campania al 92% in Emilia-Romagna. Il Veneto è al terzo posto in Italia (88%), il Friuli Venezia Giulia è al quarto (86%).

Utilizzo del Fse

Tra gennaio e marzo 2025, appena il 21% dei cittadini ha consultato almeno una volta il proprio Fse, considerando esclusivamente chi ha avuto almeno un documento caricato. Anche in questo caso le disparità regionali sono marcate: si va dall’1% delle Marche al 65% dell’Emilia-Romagna. Se si considera la percentuale di cittadini che hanno usato il Fse nei 90 giorni precedenti alla data di consultazione, il Veneto arriva al 25% (poco sopra la media italiana, 21%), il Fvg si ferma al 20%.

Utilizzo dei medici e pediatri

Tra gennaio e marzo 2025 (ottobre-dicembre 2024 per il Friuli Venezia Giulia), il 95% dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta ha effettuato almeno un accesso al Fse. Nove regioni raggiungono il 100% di utilizzo: Basilicata, Emilia-Romagna, Marche, Molise, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna e Umbria. Anche nelle restanti regioni il tasso di utilizzo si mantiene elevato: Liguria (99%), Lazio e Veneto (98%), Lombardia (96%).

Si collocano leggermente sotto la media nazionale Abruzzo e Friuli Venezia Giulia (94%), Calabria (93%), Sicilia (91%), Campania e Provincia Autonoma di Bolzano (88%), Toscana (80%) e Valle d’Aosta (47%).

Al 31 marzo 2025 (31 dicembre 2024 per il Friuli Venezia Giulia), il 72% dei medici specialisti delle aziende sanitarie risulta abilitato alla consultazione del Fse. Anche in questo caso, le differenze tra regioni restano marcate. Dodici Regioni e Province Autonome hanno raggiunto il 100% di abilitazioni: Lombardia, Marche, Molise, Province Autonome di Bolzano e Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Sotto la media nazionale si collocano Campania (61%), Lazio (60%), Abruzzo (37%), Sicilia (36%) e Calabria (26%). Fanalino di coda la Liguria, con appena il 16% di medici specialisti abilitati alla consultazione del Fse.

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