Abbronzatura estrema, la sfida dell’estate sui social. Ma l’oncologa avverte: «Si rischiano tumori»
La dottoressa veneta Vanna Chiarion Sileni: «Genitori e ragazzi devono tenere bene a mente che il momento più importante per prevenire il melanoma va dalla nascita fino ai 25 anni di età. Attenzione ai nei sia nuovi che preesistenti e usate creme con un fattore di protezione di almeno 50»

Sui social sta spopolando la tendenza della cosiddetta abbronzatura selvaggia, un’esposizione prolungata, estrema e spesso senza protezioni con il solo obiettivo di sfoggiare sui propri profili tintarelle “acchiappa like”.
L'hashtag #sunburnttanlines ha totalizzato oltre 200 milioni di views, una tendenza preoccupante e pericolosa che si è diffusa in tutto il mondo partendo da Tik Tok.
Secondo l’OMS oltre il 90% dei tumori cutanei è attribuibile all’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti.
In Italia dell’Associazione italiana registri tumori confermano un trend in crescita: nel 2023 sono stati registrati circa 24.000 nuovi casi di melanoma, con un incremento del 20% negli ultimi dieci anni.

L’oncologa mette in guardia
«Innanzitutto dobbiamo tenere in considerazione che i tumori cutanei sono legati ai raggi ultravioletti e, in misura minore, ai raggi Uva presenti durante tutto l’arco dell’anno, anche quando è nuvoloso, quindi non bisogna mai abbassare la guardia», spiega la dottoressa padovana Vanna Chiarion Sileni, oncologa di Synlab specializzata nelle neoplasie della cute.
E aggiunge: «D’estate l’uso della protezione solare, soprattutto in chi ha un tipo di pelle a rischio, deve essere continuativo e soprattutto deve esserlo nell’età infantile. I genitori e i ragazzi devono tenere bene a mente che il momento più importante per prevenire il melanoma va dalla nascita fino ai 25 anni di età».
La gara per una abbronzatura estrema che espone a scottature importanti dunque è rischiosissima.
«In tutte le persone c’è un rischio melanoma, che ovviamente cambia in rapporto alla quantità di melanina che ognuno ha», sottolinea Chiarion Sileni, «Per chi ha una pelle a rischio e nei bambini è fondamentale utilizzare, più volte al giorno, creme con un fattore di protezione di almeno 50, tenendo presente che la schermatura arriva al 98% e non è totale».

Attenzione ai nei, nuovi e vecchi
Ci sono dei campanelli d’allarme da tenere in considerazione.
«Il melanoma può sorgere da un nevo preesistente, e questo succede in circa il 25% dei casi oppure, oppure può sorgere ex novo. Un neo nuovo, che scopriamo dopo i 30 anni, va controllato. Allo stesso modo, come detto, va esaminato un neo esistente che cambia, ovvero che si ingrandisce, che modifica il proprio colore diventando disomogeneo, con parti più chiare e altre più scure, i bordi irregolari e sfrangiati. Tale cambiamento avviene in un arco di tempo che può variare dai sei mesi a un anno».
Sole e melanomi
Gli studi internazionali confermano la stretta correlazione tra l’esposizione ai raggi solari e l’insorgere dei melanomi,
«L’Australia, fino agli anni 80», conclude la dottoressa Chiarion Sileni, «era la nazione con la maggiore incidenza al mondo di melanomi tra la popolazione. A partire dagli anni 2000, dopo venti anni di campagne di sensibilizzazione sull’uso della protezione, sull’attenzione all’esposizione prolungata al sole e la messa a terra di politiche come la creazione di aree ombreggiate nei parchi e nelle scuole, l’incidenza è calata in maniera sensibile».
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