Le cure fai da te con l’Intelligenza Artificiale, ecco come cambia il rapporto medico – paziente

Il medico Luca Maschietto spiega il nuovo ruolo di mediazione dei “dottori di famiglia”

Elisa Coloni
Luca Maschietto, medico di medicina generale a Trieste
Luca Maschietto, medico di medicina generale a Trieste

C’era una volta Google, oggi c’è l’Intelligenza artificiale. Tradotto: fino a poco tempo fa ci si presentava in ambulatorio con molti dubbi e qualche ipotesi di soluzione ai propri problemi di salute da sottoporre al medico, mentre oggi si arriva direttamente con la terapia fai da te in tasca e l’obiettivo di ottenere una prescrizione rapida.

I tempi cambiano e il rapporto con salute e medici di famiglia pure. I camici bianchi lo sanno bene, essendo ogni giorno alle prese con nuove modalità di comunicazione e di reperimento delle informazioni da parte dei pazienti.

«Tutti rimpiangiamo il medico di una volta, ma nessuno di noi vive più nel mondo di una volta», commenta sorridendo il medico di medicina generale Luca Maschietto.

«Le cose stanno mutando rapidamente – spiega – e i pazienti non si fermano più a Google, ma spesso ci sottopongono veri e propri percorsi terapeutici frutto di domande rivolte a ChatGpt. Terapie che io stesso, come medico, potrei suggerire, che sono il risultato di una conoscenza, seppure artificiale, e che una persona non esperta difficilmente riuscirebbe a formulare con le tradizionali ricerche online. Ciò non significa, evidentemente, che basta interpellare un chatbot per sapere come curarsi, perché spesso i rimedi suggeriti dall’Intelligenza artificiale sono, sì, corretti, ma magari sproporzionati rispetto alle necessità della persona in quello specifico momento delle vita, oppure incompatibili con altre patologie, oppure, ancora, non erogate dal nostro sistema sanitario».

Ed è qui che prende forma, secondo Maschietto, il nuovo ruolo del medico di famiglia. «Il medico di una volta si limitava a prescrivere una cura, mentre oggi il professionista deve mettere in conto un’inevitabile mediazione con i pazienti, un confronto con persone che spesso, anche attraverso l’AI, si presentano con delle soluzioni possibili. Sta al medico spiegare perché quella soluzione sia o non sia corretta: sono interazioni complesse, modalità di interfacciarsi con i pazienti fino a poco tempo fa impensabili, ma che diventeranno la normalità». Un esempio? La fibromialgia. «Una patologia complessa e sempre più diffusa, ma difficile da fronteggiare. Più le malattie sono complesse, o rare, più le persone cercano risposte in modo autonomo, chiedendo poi riscontro al proprio medico».

Secondo Maschietto non tutti i medici reagiscono allo stesso modo davanti ai nuovi scenari. «Personalmente credo che i pazienti abbiano il diritto all’informazione; non ci trovo nulla di irrituale o mortificante per le professioni sanitarie. Anzi, credo che ostinarsi a non voler accettare che le modalità di interlocuzione con le persone cambiano sia sbagliato: è proprio questo che apre margini di conflittualità con chi si ha davanti. Però invito i pazienti a coltivare sempre il confronto diretto con il medico, perché nulla può sostituire il rapporto personale e lo scambio in presenza».

Siamo quindi davanti al tramonto del rapporto tra medico di famiglia e paziente, come lo abbiamo conosciuto per decenni? «Non è un tramonto – commenta ancora Luca Maschietto – ma siamo davanti a un profondo cambiamento. Io voglio essere ottimista e pensare che ci siano le condizioni per dar vita a nuove forme di alleanza tra medico e paziente. Un paziente sicuramente più consapevole. Anche perché – conclude – l’Intelligenza artificiale, se usata correttamente, può rappresentare uno strumento di approfondimento utile per esperti e non». —

 

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