Sperimentazione sulla fibromialgia: la causa si cela nella flora intestinale
La fibromialgia è molto difficile da trattare: la svolta possibile grazie ai risultati di una sperimentazione clinica

Dolore cronico diffuso, ipersensibilità a stimoli meccanici come la pressione in particolari aree del corpo, senso di spossatezza, insieme ad ansia, disturbi del sonno, problemi di memoria, difficoltà di concentrazione e, molto spesso (più del 40% dei casi), anche depressione. Sono questi i sintomi della fibromialgia, una condizione spesso sfumata e di difficile diagnosi, ma fortemente invalidante e con un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre. E a soffrirne sono veramente in tanti: secondo alcune stime il 2-4% della popolazione globale, più di 10 milioni di persone soltanto negli Stati Uniti, dove i calcoli sono più accurati.
La causa della fibromialgia rimane misteriosa. Il dolore compare senza nessuna storia di traumi, malattie o altra patologie. L’International Association for the Study of Pain ha recentemente classificato il dolore come “dolore nociplastico”, una nuova categoria per descrivere il dolore che è la conseguenza di un’alterata percezione degli stimoli.
In parole semplici, è come se i recettori che normalmente segnalano il dolore iniziassero a funzionare con una soglia di attivazione troppo bassa, rimanendo quindi cronicamente attivi. Visto che il dolore non si accompagna a un danno tissutale vero e proprio, la diagnosi è difficile e la malattia viene spesso ignorata, sottovalutata o minimizzata, anche per l’andamento ciclico nel tempo e apparentemente non correlato con eventi o situazioni specifiche.
Nonostante il pressante bisogno di terapie, la fibromialgia è molto difficile da trattare. Viene provato un po’ di tutto, dall’uso di psicofarmaci alla meditazione. Ora, forse, c’è una svolta, grazie ai risultati di una sperimentazione clinica pubblicata questa settimana su Neuron – una delle riviste di punta nell’ambito delle neuroscienze – che ha mostrato come il cambiamento della flora intestinale possa essere cruciale per curare la malattia. Il nuovo studio nasce da un’osservazione fatta nel 2019 da un team dell’Israel Institute of Technology di Haifa, in Israele.
I ricercatori avevano scoperto che la flora intestinale di un gruppo donne con la fibromialgia era marcatamente diversa da quella delle donne senza la malattia. Sulla base di questa osservazione, avevano trapiantato una piccola quantità di materiale fecale dai due gruppi di donne all’interno di un ceppo di topi cresciuto in assenza di flora intestinale propria. Dopo che la colonizzazione dell’intestino da parte dei batteri era avvenuta, i ricercatori avevano osservato che i topi che portavano i microbi delle donne con la fibromialgia mostravano segni di alterata sensibilità al dolore in risposta alla pressione, al caldo e al freddo rispetto ai topi il cui intestino era stato colonizzato con la flora intestinale delle donne normali.
I ricercatori avevano poi trattato i topi che portavano la flora associata alla fibromialgia con antibiotici, prima di trapiantarli con la flora intestinale umana normale: nel corso del tempo, i nuovi batteri della flora normale avevano avuto la meglio su quelli della flora associata alla fibromialgia, e i segni dell’ipersensibilità al dolore erano scomparsi.
Sulla base di questi risultati, il team ha ora condotto una sperimentazione clinica su 14 donne con fibromialgia grave resistente a qualsiasi terapia, includendo anche pazienti che erano costrette alla totale immobilità a causa del dolore. Tutte le partecipanti hanno ricevuto un trattamento antibiotico e poi, nell’arco di 10 settimane, hanno regolarmente ingerito delle capsule contenenti batteri prelevati dall’intestino di donne normali. L’articolo pubblicato ora su Neuron rivela che ben 12 delle 14 donne trattate hanno riportato miglioramenti importanti in sintomi come dolore, ansia e disturbi del sonno. Una delle donne trattate, che era costretta a rimanere a letto o in sedia a rotelle, può ora passeggiare libera da dolore.
Quale può essere il meccanismo attraverso il quale la flora intestinale è coinvolta nella malattia? Potrebbe essere attraverso il sistema immunitario, che sarebbe stimolato ad attaccare i terminali nervosi coinvolti nella trasmissione del segnale del dolore. In maniera alternativa, i microbi intestinali dei pazienti con la fibromialgia potrebbero metabolizzare dei composti chimici prodotti nel fegato e secreti nella bile, generando molecole che regolano la sensibilità al dolore a livello di tutto il corpo.
I risultati di questa sperimentazione clinica vanno presi con cautela: il numero di pazienti è relativamente piccolo e lo studio manca di un gruppo di controllo trattato con un placebo – tutte le partecipanti sapevano che stavano ricevendo un trattamento che era stato sviluppato per migliorare la loro condizione. Ma non di meno i risultati sono eccitanti, in quanto le pazienti con fibromialgia refrattaria a ogni trattamento non rispondono per definizione a nessun’altra terapia, mentre in questo caso stanno quasi tutte meglio. Se i dati fossero confermati, la scoperta sarebbe epocale per i pazienti con questa malattia, aprendo la strada alla comprensione dei meccanismi che sottendono alla malattia e allo sviluppo di una terapia di semplice applicazione
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