Cancro alla prostata, un solo farmaco per diagnosi e terapia: cos’è il radioligando, nuova frontiera di cura in Veneto
La Regione Veneto attiva in quattro ospedali pubblici una nuova terapia ad alta precisione per il carcinoma prostatico avanzato. I radioligandi combinano diagnostica e trattamento in un’unica procedura, colpendo solo le cellule tumorali e preservando i tessuti sani

Ci sono terapie che devono colpire con la forza. Altre, invece, si insinuano con precisione. Poi ce ne sono alcune che fanno entrambe le cose: vedono, riconoscono e “colpiscono”. È il caso della terapia con radioligandi, una delle frontiere più avanzate dell’Oncologia, ora disponibile anche in Veneto.
Non si limita a combattere il tumore alla prostata in fase avanzata: lo individua con esattezza, lo raggiunge dove si nasconde e lo colpisce, risparmiando il più possibile i tessuti sani.
Una terapia innovativa, precisa, capace di intervenire anche nei casi più difficili di carcinoma prostatico.
In Veneto, in quattro strutture pubbliche, arriva questa nuova frontiera oncologica, i radioligandi (RLT): radiazioni mirate direttamente sulle cellule tumorali, che riducono al minimo i danni ai tessuti sani.
Questa terapia, che rientra nel campo della medicina nucleare, si basa sulla capacità di individuare recettori specifici, espressi dalle cellule tumorali e di utilizzare questi recettori per veicolare le radiazioni terapeutiche.
Il Veneto ha individuato i centri specializzati in grado di erogare la terapia: l’Istituto Oncologico Veneto di Padova, l’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, l’Angelo di Mestre e il San Bortolo di Vicenza.
Il tumore alla prostata è la neoplasia più diffusa tra gli uomini nel Veneto, con oltre tremila nuove diagnosi ogni anno.
In Veneto viene trattato con successo– registrando una sopravvivenza a cinque anni superiore alla media nazionale – tuttavia le forme avanzate continuano a rappresentare una sfida clinica e organizzativa significativa.
I radioligandi rappresentano una opportunità terapeutiche per i pazienti affetti da carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mPRPC), positivi alla PET/TC-PSMA e già sottoposti a trattamenti precedenti.
Una tecnica innovativa, che unisce medicina nucleare e oncologia di precisione: il radioligando individua le cellule tumorali che esprimono specifici marcatori e agisce in modo selettivo solo su di esse.
Un approccio mirato e personalizzato, che può migliorare significativamente la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti.
«Il suo valore aggiunto è la precisione», spiega Matteo Salgarello, direttore della Medicina Nucleare dell’Irccs di Negrar.
«La terapia con radioligandi è una delle espressioni più avanzate della medicina di precisione, basata sulla teragnostica: si utilizza prima un radiofarmaco per individuare il bersaglio e poi uno analogo, con un isotopo terapeutico, per colpire le cellule malate. Quello che si vede con l’imaging si può poi trattare in modo mirato».
Per i pazienti un’ulteriore possibilità terapeutica, rispetto alla sola terapia di supporto: «È un’opportunità concreta per chi si trova in una fase avanzata della malattia. Il trattamento, oltre a essere efficace, è anche sicuro, grazie alla bassa tossicità della radioattività impiegata», aggiunge Salgarello.
Un passo in avanti nella sfida al cancro alla prostata, che dietro le sue spalle ha un grande sforzo organizzativo. La terapia con radioligandi richiede infatti infrastrutture adeguate e una rete omogenea e coordinata a livello regionale, capace di assicurare continuità di cura e integrazione tra le diverse figure professionali coinvolte. Ecco spiegato il motivo per cui sono stati scelti questi quattro centri veneti: qui team multidisciplinari si occupano della presa in carico e della valutazione dei pazienti, garantendo un percorso strutturato e personalizzato per l’accesso alla nuova terapia.
Riproduzione riservata © il Nord Est