Pozzo: «Pmp pronta a raddoppiare nei prossimi tre anni con la svolta elettronica»

Il fondatore e presidente dell'azienda di Coseabo racconta le innovazioni che proiettano il gruppo friulano verso nuovi traguardi

Maura Delle Case

 

Anni di ricerca e sviluppo per mettere a punto trasmissioni intelligenti, dotate di un cervello digitale in grado di immagazzinare informazioni in tempo reale, così da poter individuare senza perdite di tempo eventuali guasti così come prevedere ogni tipo di necessità manutentiva. Pmp Pro Mec, l’azienda di Coseano, in provincia di Udine, che nel settore delle trasmissioni è tra i leader del mercato mondiale, si prepara a rivoluzionare il settore.

«Nel passato producevamo solo trasmissioni meccaniche, poi abbiamo aggiunto quelle idrostatiche ed elettriche, ora facciamo un nuovo passo avanti – annuncia il fondatore dell’azienda nonché presidente, Luigino Pozzo –: abbiamo aperto una divisione elettronica e inserito una memoria all’interno dei nostri prodotti. Ci è voluto del tempo per far apprezzare la novità ai clienti, ora però il mercato è ricettivo, pronto ad abbracciare questa nuova tecnologia, che è entrata in produzione nella seconda metà di quest’anno».

Pmp Pro Mec, società di riferimento del gruppo Pmp Industries, si sta preparando a gestirne gli effetti. L’attesa è infatti quella di un incremento della produzione, supportato dal raddoppio delle superfici produttive a Coseano e dall’aumento della forza lavoro di 60 unità già l’anno prossimo, che si rifletterà a cascata sui ricavi.

Il gruppo ha chiuso il bilancio consolidato a 140 milioni di euro di cui più della metà, quasi 82 milioni, generati da Pmp Pro Mec: «L’obiettivo che ci siamo posti è di arrivare a 300 milioni entro il 2028» fa sapere ancora il presidente che prevede un’accelerazione già dal 2026, dopo un 2024 in rallentamento e un 2025 di sostanziale stabilità.

Il gruppo vanta otto società produttive, divise tra Europa e Asia, più due commerciali, una negli Stati Uniti e una in Brasile, 1.100 dipendenti di cui 390 al lavoro in Friuli e ha chiuso il 2024 con un valore totale della produzione in leggera riduzione rispetto ai 145 dell’anno precedente, un Ebitda di 22,5 milioni contro i 21,9 del 2023, un risultato ante imposte di 6,7 milioni rispetto ai precedenti 8 e un utile di 4,5 milioni a fronte dei 5,4 dell’anno prima.

Per l’anno in corso la previsione è un’ulteriore leggera contrazione prima della volata prevista per il prossimo. «Paghiamo ancora l’alterazione geopolitica generale – spiega Pozzo il cui gruppo dipende al 90% dalle esportazioni, con l’Europa in testa, seguita da Asia e Stati Uniti –. Abbiamo dovuto fare i conti con l’azzeramento del mercato russo che per noi valeva il 10% del fatturato e che oggi non esiste più. E stiamo soffrendo per ovvi motivi la situazione americana, un mercato che sarà per noi estremamente importante in un’ottica di crescita e sviluppo. Anche la Cina paga un momento non facile: la politica cinese di riassetto del sistema è ancora in atto, ma come si dice siamo “confident”. Abbiamo molte commesse in arrivo dai più importanti player dei nostri settori di riferimento».

A partire da quello delle autobetoniere: il 65% del mercato mondiale è nelle mani del gruppo friulano, che fornisce pompe, motori e trasmissioni. Seguono quelli dei carrelli elevatori e dei camion, passando per gru, bulldozer, scavatori, asfaltatrici e ancora per i trattorini degli aeroporti solo per citare alcuni dei mezzi che utilizzano le tecnologie di Pmp Industries e che beneficeranno delle novità tecnologiche messe a punto dalla società di Coseano.

Competitor, in Europa, il gruppo friulano di fatto non ne ha più, se non in Germania, ma di piccola taglia. I veri concorrenti stanno in Cina, dove però Pmp Industries è presente ormai da tempo. Il primo stabilimento produttivo nel grande Paese asiatico risale al 2008 e rappresenta il primo passo di una strategia di presidio diretto dei mercati che si è rivelata determinante per il gruppo friulano durante il Covid, quando sono andate in crisi le catene di approvvigionamento globale, tanto quanto oggi alla luce dell’incertezza dettata dalla ribollente situazione geopolitica.

«Abbiamo diviso il mondo in due grandi aree: quella asiatica, con 4 stabilimenti, è totalmente autosufficiente, quella occidentale lo è quasi, perché il manifatturiero europeo dipende ancora moltissimo dal Far East, Cina in particolare», evidenzia Pozzo che ha proseguito in questi ultimi anni, nonostante la congiuntura tutt’altro che favorevole, a investire per rafforzare il modello.

Un passo avanti nel segno dell’autosufficienza dell’area europea Pmp lo ha compiuto nei mesi scorsi con un nuovo investimento in Bosnia: un’operazione da 40 milioni di euro che porterà, entro l’anno, all’inaugurazione di una fonderia da 40 mila tonnellate di ghisa. Ennesimo tassello nel segno della verticalizzazione produttiva, posizionato a poca distanza dal Friuli, nell’ottica di rafforzare il sito di Coseano.

Sito che continua a essere il cuore pulsante del gruppo e si appresta a vivere una nuova stagione di crescita. Entro la fine dell’anno si concluderanno infatti i lavori di ampliamento attualmente in corso. Investimenti che, uniti a quelli sulle nuove linee produttive, valgono ulteriori 35 milioni di euro e che porteranno a più che raddoppiare le superfici della fabbrica. «Dagli attuali 35 mila passeremo a 80 mila» annuncia Pozzo che conta, inghippi permettendo, sul fine lavori al 31 dicembre di quest’anno, «così da esser pronti per la crescita attesa nel prossimo».

«Un tempo, per le nuove tecnologie i grandi player andavano tutti in Germania o in Giappone – conclude –. La mia più grande soddisfazione? Oggi vengono da noi».

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