Chi è Riccardo Szumski, l’outsider anti-sistema delle elezioni in Veneto

II medico (radiato) alla guida del movimento “Resistere” ha raccolto attorno a sé l’esercito degli sfiduciati: come è arrivato dalle proteste No Green Pass a esprimere consiglieri

La redazione

In una sfida dall’esito già scritto in partenza, Riccardo Szumski ha saputo ritagliarsi un ruolo di rilievo nel voto che ha visto la netta affermazione del centrodestra di Alberto Stefani. Controcorrente e punto di riferimento della galassia anti-sistema, il suo movimento “Resistere Veneto” ha rubato consensi a entrambe le coalizioni maggiori, coagulando un sostegno trasversale che, seppur minoritario, ha fatto la differenza.

Una vita da irregolare

Settantatré anni, oltre quaranta di professione medica, quasi un ventennio trascorso a fare il sindaco a Santa Lucia di Piave, nel Trevigiano. Szumski, nato a Bernal in Argentina, di padre polacco, ha raccolto attorno a sé l’esercito degli sfiduciati e degli anti-sistema, in un misto di orgoglio, rabbia e rivoluzione che ricorda gli esordi del Movimento Cinque Stelle.

Professione No vax. Medico, sindaco e arringatore di folle: la storia di Riccardo Szumski
La redazione

Nel cuore del profondo nord leghista, lui con la Lega ha incrociato le spade sin da subito. Delfino di uno storico sindaco del Partito Socialdemocratico, Szumski è sempre stato un irregolare. Mai democristiano quando la Dc era tutto, mai leghista, transitato dal Psdi a Forza Italia quando coordinatore provinciale di partito era Francesco Benazzi.

Riccardo Szumski negli anni da sindaco di Santa Lucia di Piave
Riccardo Szumski negli anni da sindaco di Santa Lucia di Piave

Ha così esercitato il suo tetragono anticonformismo nel “feudo” di Santa Lucia di Piave, in più mandati dal 1994 al 2002 e poi dal 2012 al 2022. La sua attività politica è stata sempre accompagnata dalla professione di medico: finché le due strade non si sono incontrate.

La svolta della pandemia

È infatti negli anni di pandemia che Szumski sale alla ribalta. Le cronache di quel periodo sono piene delle sue iniziative: la piazza arringata senza mascherine né distanziamenti; la guerra con l’Usl; il gazebo piantato all’esterno del municipio, dove poter ricevere i cittadini dribblando l’obbligo di Green Pass.

Radiato dall’ordine dei medici, il provvedimento è stato sospeso in attesa del pronunciamento sul suo ricorso. «Ritengo il Green Pass un ricatto ignobile, anticostituzionale all’ennesima potenza. Sì, proprio un ricatto rispetto alla libertà di lavorare, una cosa assurda», aveva raccontato in un’intervista ai nostri quotidiani.

Le parole d’ordine

Il programma di Szumski era incentrato su sicurezza, sanità e autonomia regionale: «Vogliamo un Veneto che torni a decidere per se stesso, senza burocrazia e senza sprechi». Tra le proposte, l’istituzione della guardia civile veneta, un corpo di volontari per la sicurezza urbana, e un piano per potenziare la sanità pubblica. Al centro, le «libertà individuali che negli scorsi anni sono state compresse».

E, dulcis in fundo, una moneta complementare veneta per favorire la circolazione economica interna. Nella convinzione che «solo i veneti sanno davvero di cosa ha bisogno il Veneto».

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