L’eredità di Zaia: 15 anni di successi con le spine di sanità e autonomia

Nel bilancio della presidenza Olimpiadi e Pedemontana sono le principali conquiste, ma c’è anche qualche incompiuta

Renzo MazzaroRenzo Mazzaro
I festeggiamenti dopo la assegnazione delle Olimpiadi a Milano-Cortina
I festeggiamenti dopo la assegnazione delle Olimpiadi a Milano-Cortina

Diavolo d’un Luca Zaia, ha sette vite come i gatti. Il giorno del suo funerale è quello della resurrezione, non ha aspettato neanche il terzo giorno. Cala il sipario e lui punta in piedi per non uscire di scena. E i veneti gli credono, anche se si è retrocesso a consigliere. Ma a Palazzo Ferro Fini possiamo scommettere che lo vedranno col binocolo: non ci andava da presidente, figurarsi ora da consigliere. A fare cosa, numero? Ha altro per la testa, state sicuri.

In ogni caso il suo mandato finisce, anzi termina «una amministrazione trionfale» come l’ha chiamata il 9 novembre scorso nella tredicesima intervista rilasciata quest’anno al Corriere della Sera (una paginata ogni 23 giorni di media, neanche la Meloni ha avuto un trattamento simile).

Zaia: io, ancora gradito ai miei concittadini dopo 15 anni al governo

Nel Veneto in questi 15 anni è successo di tutto: lo scandalo Mose, il disastro delle banche Popolari, il Covid. Dalla globalizzazione siamo passati ai dazi. Ere geologiche trascorse in un baleno. Il quindicennio di Zaia meriterebbe un bilancio approfondito, possibilmente non a firma dell’oste che ha servito il vino. Cosa resterà? Azzardiamo qualche risposta.

Olimpiadi

Nel programma della terza legislatura Luca Zaia aveva inserito i campionati mondiali di sci a Cortina, le Olimpiadi invernali e le colline del prosecco nominate patrimonio dell’umanità dall’Unesco, come fattori di crescita per tutto il Veneto. Obiettivi senz’altro raggiunti. Il traino per l’economia regionale ci sarà: l’Università di Ca’ Foscari stimava una crescita di 839 milioni del Pil, 13.800 nuovi posti di lavoro, 226 milioni di maggior gettito fiscale.

Ma i 5 miliardi di investimento delle Olimpiadi arrivano dai contribuenti, 2 miliardi sono assorbiti dall’organizzazione dei giochi e i posti di lavoro sono almeno in parte “usa e getta”. Tutto questo al netto delle devastazioni ambientali provocate da lavori ex novo: colate di cemento in un ambiente protetto, è l’accusa. «Polemiche strumentali», le ha liquidate Zaia.

Sanità

Gli ospedali veneti, vanto di tutti i presidenti per le eccellenze riconosciute, si reggono grazie all’abnegazione del personale visto che mancano 1.300 medici e 5.000 tra infermieri e tecnici. Fatto che consente all’amministrazione di risparmiare 410 milioni l’anno. In compenso cresce la quota affidata ai privati, arrivata ad assorbire il 16,6% del bilancio della sanità nel quindicennio di Zaia, con + 7,62% di posti letto assegnati. La vera emergenza sono i pronto soccorso, dove il 55% degli accessi è costituito da codici bianchi che pagano il ticket, contro per esempio il 12% in Emila Romagna e l’8% in Lombardia. Una tassa supplementare per i veneti che non trovano risposte nella medicina di base.

Liste d’attesa

«Potrei citare tanti risultati ottenuti in questi 15 anni», ha detto nei giorni scorsi il presidente, «mi limito alle liste d’attesa: oggi riguardano 6.000 persone, dopo il Covid erano 500.000». Un risultato certamente importante. Ma sottovaluta il fatto che i veneti pagano anche 756 euro all’anno pro capite per rivolgersi a specialisti privati (+100 euro sulla media nazionale) evidentemente per accorciare le attese.

Senza dimenticare le oltre 10.000 persone in lista d’attesa nelle case di riposo, dove i 32.982 posti disponibili sono quasi tutti occupati da lungodegenti perché la Regione nel 2019 ha chiuso i reparti ospedalieri che li ospitavano. Dovevano essere sostituiti da 70 ospedali di comunità, ne sono stati aperti finora 35: la metà. Con la differenza che gli ospedali sono gratis, nelle case di riposo si paga la retta: il 17% degli ospiti è a carico delle famiglie per 120 milioni l’anno.

Autonomia

Non occorre dire che era l’obiettivo del quindicennio. Zaia ha portato i veneti al referendum nel 2017 anche per dare una spallata al governo Gentiloni, ma non è andata meglio quando è arrivato Salvini. Il governo amico, nonostante i consigli dei tanti avvocati che si ritrova, si è fatto impallinare la legge dalla Corte Costituzionale. Dopo 15 anni siamo fermi. E allora? Palla alta di nuovo, ecco arrivare in extremis il ministro Calderoli a firmare una preintesa elettorale bis dopo quella del 2018 e Zaia a definirla «una firma storica». Quanta malinconia fa venire questa eterna carota messa sotto il naso del cavallo per farlo trottare.

Infrastrutture

La superstrada Pedemontana, ereditata da Giancarlo Galan, è una delle poche infrastrutture importanti portate a termine. Ma a che prezzo: la Regione ha condiviso il rischio che avrebbe dovuto pesare interamente sul vincitore del project, con il risultato che quest’anno c’è un buco di 54 milioni da coprire perché i pedaggi non sono sufficienti. Il lascito debitorio minaccia di crescere e senza una revisione del danno andrà avanti fino al 2063.

Atteggiamento contrario sull’alta velocità ferroviaria: la Regione ha fatto solo da ufficiale di collegamento lasciando che i Comuni si arrangiassero con le Ferrovie. Il metrò regionale è fermo all’epoca dell’assessore Renato Chisso. Il biglietto unico regionale chi l’ha mai visto. In compenso Zaia è andato quest’anno a Monaco di Baviera per lanciare l’Hyper Transfer, un treno da 1000 km/h che collegherà Venezia a Milano. Chissà quando.

Diritti civili

In più occasioni Luca Zaia ha dimostrato coraggio prendendo posizioni diverse dal suo partito su immigrazione, omosessualità e in particolare sul fine vita, cogliendo il mutato orientamento dell’opinione pubblica. Dopo la legge 219 sul testamento biologico e la sentenza della Corte Costituzionale che autorizza il suicidio assistito, si era reso disponibile all’approvazione di una legge regionale che disciplinasse tempi e modalità. Ma il centrodestra non l’ha seguito, la legge è naufragata in aula e il suo slancio si è fermato là. Avrebbe potuto intervenire con una delibera, come hanno fatto altre Regioni. Ha preferito aspettare una disciplina nazionale da un governo che non ne ha alcuna intenzione.

Orgoglio veneto

«Considero il risultato più importante del mio lavoro aver ridato l’orgoglio al Veneto», si accomiata Zaia. Come facciamo a misurarlo? Se prendiamo il 76,7% di consenso ottenuto nel 2020, record mai raggiunto da nessuno a dimostrazione della sua capacità di ergersi a portavoce dei veneti accomunandoli in un comune sentire, era un tesoro da spendere a mani basse in Italia, cominciando dal suo partito. Lì si misurava l’orgoglio. Invece lui finora se l’è tenuto in tasca. Cosa farà ora dei nuovi voti? Ha un capitale importantissimo, se vorrà farlo valere sulla scena nazionale.

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