Femminicidi, il ministro Nordio: «Gli uomini non accettano la parità di genere per il codice genetico»

Il Guardasigilli: «La mentalità dei maschi è difficile da rimuovere perché formata in millenni di sopraffazione». Polemiche anche sulle frasi di Roccella: «Nessuna correlazione fra l’educazione sessuale nelle scuole e la diminuzione della violenza sulle donne»

La redazione
Il ministro Carlo Nordio
Il ministro Carlo Nordio

«Nel codice genetico dell'uomo c'è una resistenza alla parità dei sessi». Il concetto espresso dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alla Conferenza internazionale contro il femminicidio, scatena una bufera contro il Guardasigilli e coinvolge anche l'altro membro del governo presente, la ministra per le pari opportunità Eugenia Roccella: «Non c'è una correlazione - ha detto quest’ultima nel suo intervento - fra l'educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne».

A scagliarsi contro i due rappresentanti del governo è in particolare l'opposizione, che definisce «aberranti e fuori dal tempo» le parole dei due ministri pronunciate nell'aula dei gruppi parlamentari alla Camera, a pochi giorni dal 25 novembre, la giornata contro la violenza sulle donne. Ed era proprio quello il tema che Nordio voleva affrontare nella sua riflessione. «C'è una sedimentazione nella mentalità dell'uomo, del maschio, che è difficile da rimuovere perché si è formata in millenni di sopraffazione, di superiorità e quindi anche se oggi l'uomo accetta e deve accettare questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna,  nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza », dice il Guardasigilli specificando che "è necessario intervenire con le leggi penali, con la repressione e con la prevenzione, ma soprattutto è necessario intervenire sull'educazione, cercare di rimuovere dalla mentalità del maschio questa sedimentazione millenaria di superiorità che si è tradotta e continua a tradursi in atti di violenza».

Subito dopo interviene Roccella e anche lei torna a rinfocolare le polemiche, che già avevano infiammato la Camera nei giorni scorsi con il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara che aveva accusato l'opposizione di strumentalizzare l'argomento. «Possiamo parlare di educazione sessuo-affettiva, ma lateralmente - sottolinea Roccella - Se vediamo i Paesi dove da molti anni è un fatto assodato, come per esempio la Svezia, notiamo che non c'è correlazione con la diminuzione di femminicidi. Non c'è una correlazione fra l'educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne».

Tra le prime a reagire la presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi, che parla di "parole imbarazzanti", visto che «il ministro della Giustizia parla della violenza contro le donne come di una 'tara' maschile, e la ministra per le Pari opportunità, sostiene che l'educazione non serva a contrastare i femminicidi». E lo stesso leader di Iv, Matteo Renzi, aggiunge: «Facciamo un comitato in difesa di Nordio, facciamolo tacere, per il bene che vogliamo alla sua storia personale».

Per le parlamentari del Movimento 5 Stelle nella Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio, «parlare di 'subconscio maschile' e di 'codice genetico' che resiste all'uguaglianza significa spostare l'attenzione dalle responsabilità umane, culturali e politiche a una sorta di destino inevitabile». Anche la senatrice Pd e vicepresidente della commissione bicamerale sul femminicidio, Cecilia D'Elia, attacca con una punta di ironia: «Certo, se il problema è mutare il dna degli uomini, diventa difficile» e poi prosegue: «Possibile che la ministra delle pari opportunità non sia interessata a sostenere percorsi educativi di superamento degli stereotipi, di educazione al consenso, di educazione sessuo-affettiva?». Elisabetta Piccolotti, di Avs, invece aggiunge: «Roccella fa dichiarazioni simili soltanto per coprire l'indegno accordo con gli oscurantisti della Lega».

Più tardi arriva anche la replica della ministra: «Aspettiamo che vengano comunicati i dati che dimostrino una efficacia dell'educazione sessuale nella riduzione dei femminicidi e delle violenze contro le donne, basata su evidenze e correlazioni».

Sull'argomento, scansando però le polemiche, è intervenuta anche la ministra per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, annunciando un testo unico sulla prevenzione e violenza di genere, per raccogliere, in un documento di immediata accessibilità, tutte le norme esistenti a tutela delle donne.

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