Zara, giudice “distratta” assolta dai furti di abbigliamento

Singolare sentenza del Tribunale di Spalato

Andrea Marsanich
La sede del Tribunale amministrativo di Zara
La sede del Tribunale amministrativo di Zara

ZARA Assolta. Era sovrappensiero a causa dei problemi della sorella e per questo si è dimenticata di pagare alla cassa i capi d’abbigliamento presi in negozio. È questa, in estrema sintesi, la sentenza del Tribunale comunale di Spalato nei riguardi di Tina Grgas, 41 anni, giudice del Tribunale amministrativo di Zara, processata dopo che in due occasioni (il 17 agosto e il 6 settembre 2022) si era impossessata di vestiario nel negozio “C&A“ del megacentro commerciale Supernova di Zara.

La magistrata zaratina, stando a quanto rilevato dalle camere di videosorveglianza del negozio, avrebbe agito così: toglieva le etichette antitaccheggio dai vari articoli, li nascondeva in una borsa e pagava alla cassa soltanto un paio di articoli. Alla fine usciva dalla rivendita come se niente fosse.

Il 17 agosto la 41enne era riuscita a farla franca, prendendo un abito, un anello di bigiotteria e quattro camicette. Il 6 settembre era tornata alla “C&A“, mettendo in un borsone un vestito e due pantaloni per un valore complessivo di 267 euro. In questa occasione la magistrata era stata fermata fuori dal negozio da due vigilanti e denunciata per furto.

I due episodi avevano ovviamente fatto molto clamore. Il Consiglio statale della Magistratura aveva sospeso la giudice per tre mesi. Durante il processo, Grgas ha detto di essere rimasta stritolata dai media, criticando anche l’atteggiamento di un poliziotto che – all’atto dell’arresto – le aveva detto di vergognarsi per quanto aveva fatto. Ma «non avevo alcuna intenzione di rubare, è che ero distratta per la situazione in cui versava mia sorella - ha spiegato la giudice -. Sì, mi pento per essere uscita dal negozio senza pagare, ma non l’ho fatta apposta».

La corte del tribunale spalatino ha accettato le tesi della difesa, optando per la sentenza assolutoria. Il verdetto ha infiammato l’opinione pubblica. Secondo voci ufficiose, oltre all’allontanamento dall’incarico la magistrata dalmata rischiava sei mesi di detenzione, con la sospensione condizionale della pena di 12 mesi. Invece in primo grado i suoi colleghi spalatini hanno deciso che non era colpevole di quanto addebitatole. Resta ora da vedere se la Procura ricorrerà in appello.

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