Ungheria, nuova svolta sovranista di Orban: stretta su fondi stranieri e Ong

BUDAPEST Il lupo perde il pelo, si sa, ma non il vizio. E quello preferito dal premier populista e sovranista ungherese Viktor Orban è di scagliarsi contro le Organizzazioni non governative (Ong) da lui sempre considerate la longa manus dei Paesi esteri che finanziano così l’opposizione al suo partito di governo Fidesz.
E, infatti, il governo ungherese ha presentato al Parlamento un disegno di legge sulla tutela della sovranità nazionale, con il quale intende criminalizzare il finanziamento delle campagne elettorali dall'estero e istituire un nuovo organismo di supervisione delle Organizzazioni non governative.
La legge segna l'ultimo attacco del governo nazionalista del primo ministro Viktor Orban ai rivali politici e ai critici in vista delle elezioni del Parlamento europeo e locale del prossimo anno. Mate Kocsis, capo del gruppo parlamentare del partito al potere Fidesz, ha scritto su Facebook che la proposta di legge «chiuderà le lacune nelle frodi elettorali».
Il governo ha giustificato la preparazione della legge affermando che la sovranità del Paese è «sempre più soggetta ad attacchi illegali» e che la campagna elettorale dell'opposizione prima delle elezioni parlamentari dello scorso anno è stata influenzata dai finanziamenti provenienti dall'estero. Il finanziamento dei partiti dall'estero è già vietato e l'opposizione avrebbe aggirato il divieto dirottando fondi attraverso le sue organizzazioni politiche e partner commerciali.
L’Ufficio per la Protezione della Sovranità, istituito dalla legge, indagherà sulle organizzazioni i cui finanziamenti esteri potrebbero influenzare l’esito delle elezioni. Proporrà inoltre modifiche ai regolamenti e punirà i trasgressori con la reclusione fino a tre anni. Il capo dell'ufficio sarà nominato dal presidente ungherese per un mandato di sei anni a partire dal 1° febbraio 2024, su proposta del primo ministro.
La settimana scorsa il governo ha anche lanciato una consultazione nazionale sulla «protezione della sovranità del Paese» dalle presunte politiche dell'Unione europea, in cui accusa Bruxelles e «varie organizzazioni» straniere (il ritornello è sempre lo stesso) di «distribuire miliardi di euro» all'opposizione ungherese. La campagna è supportata anche da manifesti che raffigurano la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e Alex Soros, figlio del miliardario americano George Soros, la "pecora nera" di Orban per il loro sostegno finanziario agli obiettivi liberali in tutto il mondo. «Non balliamo come loro fischiano», recitavano questi grandi cartelloni pubblicitari per le strade di Budapest.
Tuttavia, poco dopo le elezioni parlamentari dello scorso aprile, il governo ha pubblicato diversi rapporti di intelligence, secondo i quali la coalizione di opposizione avrebbe ricevuto otto milioni di euro da un'organizzazione non governativa con sede negli Stati Uniti per la sua campagna elettorale. I partiti di opposizione lo hanno negato con forza e hanno affermato di aver ricevuto i fondi dalla diaspora ungherese. In Parlamento, dove il partito Fidesz di Orban ha una maggioranza di due terzi, l'adozione della legge e l'emendamento costituzionale necessari per istituire il nuovo ufficio non sono in discussione.
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