Ue, Croazia, Bulgaria e Romania accelerano per il traguardo dell’ingresso in Schengen
I tre Paesi sperano di centrare a breve l’obiettivo della zona di libera circolazione: sarà dicembre il mese chiave

TRIESTE Viaggiare senza più mettere in preventivo lunghe code alle frontiere, senza controlli di documenti ai confini. Potrebbe essere questo il futuro prossimo per chi si sposterà da Roma, Vienna, Parigi, Berlino o Trieste fino in Croazia, ma forse anche più giù, sino in Romania e Bulgaria, tutte nazioni da anni parte dell’Unione europea e in corsa per l’adesione alla zona di libera circolazione a livello Ue, la cosiddetta area Schengen. Nazioni che – seppur con aspettative diverse – sperano di centrare nei mesi a venire un obiettivo che appare sempre più concreto. Lo è sicuramente per la Croazia, Paese sempre in pole position per l’ingresso nell’area di libera circolazione, malgrado qualche polemica.
È quanto ha confermato Paulo Rangel, eurodeputato e “rapporteur” al Parlamento europeo proprio sull’adesione di Zagabria a Schengen, che ha acceso una delle ultime, ma importantissime luci verdi prima dell’ufficialità.
Rangel, parlando alla Commissione dell’Eurocamera sulle libertà civili, la giustizia e gli affari interni, il cosiddetto Libe, ha stabilito, mettendolo nero su bianco in un rapporto ad hoc, che «al momento la Croazia ha dimostrato di essere preparata a tutte le esigenze» determinanti l’ingresso in Schengen. Leggi, non ci sono più ostacoli al gran passo, ha affermato Rangel: una posizione condivisa dai membri di tutti i maggiori gruppi politici all’Eurocamera, ha assicurato l’agenzia di stampa croata Hina. La strada ora appare segnata, a favore di Zagabria. Dopo il voto del Libe al rapporto Rangel, la palla passerà alla plenaria dell’Europarlamento, con un sì atteso già entro fine mese, mentre lo step finale e più significativo sarà il voto unanime dei Paesi membri di Schengen, al Consiglio europeo di Giustizia e Affari Interni, fissato entro l’anno. Non ci saranno sorprese, «la Croazia ha soddisfatto tutti i criteri ed è pronta a fornire ulteriori chiarimenti se qualcuno lo chiederà», ha confermato il premier croato Andrej Plenković, che ha garantito che Zagabria è pronta a entrare in Schengen «dal primo gennaio».
Chiarimenti, quelli richiamati da Plenković, che sono un riferimento alle ultime controversie sulla Croazia in Schengen. Le hanno riassunte gli eurodeputati Clare Daly e Sophia in ‘t Veld, che hanno ricordato la spinosa questione dei maltrattamenti e delle violenze ai quali la polizia croata sottoporrebbe migranti e profughi entrati irregolarmente in Croazia: violazioni che non sarebbero però sistematiche, ha assicurato Rangel. Non la pensano così attivisti e Ong, tra cui il Border Violence Monitoring Network, che questa settimana ha sostenuto al contrario che «respingimenti» illegali, ma anche «maltrattamenti e torture» sarebbero praticamente la norma, sul “limes” della Ue. La Croazia «non venga ammessa in Schengen», proprio a causa del mancato rispetto dei diritti dei migranti, aveva chiesto in estate anche Human Rights Watch. Ma è difficile che la questione profughi metta i bastoni tra le ruote, all’ultimo miglio, a Zagabria. Lo avvalorano, ad esempio, le posizioni della Cechia, presidente di turno della Ue, ma anche quelle di tutti i sette candidati alle presidenziali in Slovenia, che praticamente all’unanimità, sentiti dai media di Lubiana, hanno ribadito il loro sostegno all’ingresso croato nell’area di libero scambio.
La Croazia potrebbe non essere sola. «Auguro loro il meglio, se saremo tutti pronti apriremo tre bottiglie di champagne il primo gennaio», ha detto Plenković all’indirizzo di Romania e Bulgaria, da più di un decennio dimenticate nell’anticamera di Schengen. Le cose potrebbero cambiare anche con la guerra in Ucraina. «Siamo stati esemplari nell’aiutare l’Ucraina» e nell’export di grano verso la Ue, «ora è tempo che l’Ue si dimostri solidale con noi», ha detto il leader socialdemocratico Marcel Ciolacu, mentre il presidente Klaus Iohannis si è detto ottimista perché solo l’Olanda sarebbe ancora restia a dare luce verde, mentre Germania e Francia sono ora favorevoli all’ingresso. E lo è anche «la presidenza ceca, che è impegnata a far progredire» Bucarest e Sofia «come membri a pieno titolo di Schengen», ha confermato il ministro ceco degli Affari Ue, Mikulas Bek. E dicembre, mese-chiave per i verdetti, si avvicina
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